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Corruzione al Ministero, inchiesta partita da Catanzaro

3 min di lettura
Danilo Iervolino

A Napoli filone indagine di Gratteri. Regali e finta assunzione

Nasce da una costola dell’inchiesta “Maestrale-Carthago” che lo scorso maggio ha portato a un’ottantina di arresti in tutta Italia, l’indagine partenopea, durata oltre due anni, su diversi episodi di corruzione al Ministero del Lavoro nei quali sarebbero coinvolti, tra gli altri, l’imprenditore Danilo Iervolino, ex proprietario dell’università telematica Pegaso e presidente della Salernitana, il segretario generale del sindacato Cisal Francesco Cavallaro, il segretario generale del ministero del Lavoro Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea, all’epoca dei fatti vice capo di Gabinetto del ministro del Lavoro.

Un’inchiesta, la “Maestrale-Carthago”, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri che da qualche settimana ha assunto la guida dell’ufficio inquirente partenopeo.

Tutto nasce da una serie di intercettazioni che vedono protagonisti, in particolare, il segretario generale del sindacato Cisal Francesco Cavallaro, ulteriormente sviluppate e riscontrate dalla Procura di Napoli, sulla base degli elementi raccolti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf partenopea.

Secondo l’ipotesi accusatoria formulata dagli inquirenti napoletani (il sostituto procuratore Henry John Woodcock e il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno) il sindacalista calabrese avrebbe chiesto e ottenuto tramite Iervolino l’assunzione alla Pegaso del figlio della Ferrari (che però non avrebbe mai lavorato all’Università) in cambio del parere favorevole del ministero del Lavoro sulla scissione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal, conservando però vantaggi economici e patrimoniali.

Per questo via libera del ministero, in precedenza negato, Cavallaro avrebbe, sempre secondo la Procura di Napoli, concesso alla funzionaria e al marito una vacanza in un resort di Tropea, in Calabria, il noleggio di una barca e di un’auto, una borsa Luis Vitton del valore di 780 euro, cravatte griffate, e anche la vendita di un’Audi Q3 a prezzo fortemente ridotto a un altro figlio della funzionaria.

In relazione all’assunzione del figlio della funzionaria, la nuova proprietà dell’Università Pegaso, insediatasi a inizio 2022, si è resa conto che il professore non aveva svolto alcun tipo di attività didattica. Per questo motivo ha deciso per un recesso unilaterale del contratto con annessa richiesta di restituzione dei compensi.

Il figlio della Ferrari è stato assunto dalla Pegaso – secondo quanto emerso dalle indagini, su intercessione di Iervolino – il primo aprile 2019 e licenziato nel giugno 2022, dopo le acquisizioni della polizia giudiziaria (nei suoi confronti è stato anche disposto ed eseguito un sequestro di 68mila euro).

Lo scorso marzo il gip di Napoli, chiamato a vagliare le richieste dei provvedimenti avanzate dalla procura nei confronti degli indagati, ha ravvisato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e ritenuto inequivocabili le responsabilità degli indagati, ma ha stabilito che non ci fossero le esigenze per disporre misure cautelari.

Gli inquirenti hanno quindi presentato un appello al Riesame che ha confermato Napoli per la competenza delle indagini, ma ha classificato come inutilizzabili le intercettazioni di Cavallaro, captate dalla Dda di Catanzaro. L’avviso di conclusione indagini preliminari risale allo scorso giugno: gli indagati hanno rinunciato alla facoltà di essere interrogati.

E’ intervenuta quindi la richiesta di rinvio a giudizio che verrà sottoposta al vaglio del Gup di Napoli il prossimo 24 novembre.

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