Cosenza, bancarotta fraudolenta: denunciati gli amministratori di una società edile
2 min di letturaAvviata la procedura di fallimento al fine di sottrarsi al pagamento dei debiti contratti
Le Fiamme Gialle calabresi del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza, nell’ambito delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Cosenza sotto la direzione del Procuratore Dr Spagnuolo, hanno denunciato gli amministratori di una società cosentina operante nel settore edile per il delitto di bancarotta fraudolenta e sequestrato beni aziendali ceduti ad altra società.
La società edile, formalmente gestita da un amministrare fittizio (c.d “testa di legno”), dopo aver assunto debiti tributari per circa 2.000.000 di euro ed altri debiti per circa 3.000.000 di euro, al fine di sottrarsi al pagamento dei debiti, ha ceduto i propri beni aziendali ad altra società controllata dallo stesso amministratore ed è stata avviata a fallimento.
In particolare, prima della dichiarazione del fallimento, la società, al fine di sottrarsi al pagamento dei debiti, ha venduto terreni e automezzi nonché la titolarità di attestazioni di qualificazione necessarie per la partecipazione alle gare pubbliche, vera “ricchezza patrimoniale” disponibile dal soggetto avviato a fallimento.
I creditori sono stati quindi privati di ogni utile garanzia di pagamento, risultando la società, al termine dell’operazione, una vera e propria “scatola vuota”, non più in grado di saldare i debiti.
Il risultato finale è stato quello di “svuotare” la società indebitata, privandola dei beni aziendali per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Una volta “svuotata”, la società ha continuato parzialmente l’attività e si è resa sconosciuta al Fisco, non presentando più le dichiarazioni fiscali.
A conclusione delle indagini, è stato individuato il vero amministratore della società (cd. amministratore di fatto), denunciato per bancarotta fraudolenta in concorso con l’amministratore fittizio (la “testa di legno”).
Entrambi rischiano ora la pena della reclusione fino ad un massimo di 10 anni.
Ricostruite le fittizie cessioni di beni, sono stati richiesti ed ottenuti provvedimenti di sequestro cautelare i beni aziendali ceduti, che saranno posti a garanzie dei debiti non pagati dalla società fallita.