Cosenza, flashmob intorno alla statua di Giacomo Mancini
6 min di lettura“Il sindaco Caruso revochi lo sfratto“
Straordinaria partecipazione popolare al flashmob intorno la statua di Giacomo Mancini, organizzato dalla Fondazione dedicata al leader socialista, per protestare contro lo sfratto della statua che lo raffigura da davanti al municipio di Cosenza.
Il flashmob dal titolo “La storia non si sfratta” è stato aperto dall’intervento di Pietro Mancini, presidente della Fondazione. A seguire quello di Domenico Sepe, scultore e autore dell’opera. Poi e stato il turno di Giacomo Mancini, vice presidente della Fondazione e poi di Roberto Castagna, leader sindacale socialista, Franco Corbelli, leader di Diritti Civili, Salvatore Giorno, coordinatore della segreteria del Pd della Provincia di Cosenza, Walter Nocito, vice segretario regionale di Sinistra Italiana, Roberto Bartolomeo, vice segretario Lega, Romeo Naccarato, già presidente circoscrizione, Salvatore Magaro’, sindaco di Castiglione Cosentino.
Quello che segue è il testo dell’intervento di Giacomo Mancini:
Ringrazio tutti per essere qui. Schierati a difesa del Leone socialista. Il sindaco più amato. Uno tra i simboli positivi di Cosenza.
Il Leone ha ricevuto lo sfratto. Atto violento, vile, vergognoso, offensivo.
Ho finito gli aggettivi per descrivere la nausea che provo.
Sfratto dal luogo che occupa da quanto è tornato in mezzo a noi raffigurato in questa statua.
Non un luogo come gli altri. Il luogo più identificativo.
Davanti al municipio dal quale negli ultimi dieci anni della sua vita ha guidato da sindaco la nostra città.
Il maestro Sepe lo ha immaginato scendere una volta di più dalla stanza da sindaco e ricevere l’abbraccio ricambiato di tutti noi.
E dal 25 aprile del 2022, giorno della inaugurazione, festa della Liberazione e della Resistenza dal nazifascismo di cui fu tra i protagonisti, di abbracci con il Leone ce ne sono stati tanti.
All’inaugurazione tra noi c’era anche una persona che se ne è andata due giorni fa: Franco Piperno. Gli mando un pensiero. Con il Leone erano legati, tanto che in vita gli chiese di ricordarlo il giorno del funerale laico qui in piazza. E anche per questo che reputo grave il trattamento che è stato riservato alla sua compagna di vita. Indegno.
Dal giorno della posa questo luogo, questo scorcio, questa statua sono diventati iconici.
In tanti si fermano qui. Scambiano un ragionamento. Rivolgono un pensiero. Si scattano un selfie che pubblicano e che va in giro per la rete. Si sentono protetti. Il Leone anche da morto da una mano a Cosenza. Attraverso la sua statua si parla della nostra citta. E chi viene a Cosenza passa anche qui perché c’è la statua a lui dedicata.
E’ una presenza bella e rassicurante. Che in questi due anni e mezzo è diventata un simbolo. All’amore profondo per la persona si è sommato l’apprezzamento per la statua. Da parte di tanti. Tranne che di uno: l’attuale sindaco della città.
Che via pec con una lettera firmata il 2 gennaio ha notificato lo sfratto.
Un abuso contro ogni norma. E soprattutto una offesa alla storia socialista e alla storia di Cosenza.
Una decisione che ha provocato una frattura profonda tra il sentimento del popolo e chi la ha adottata.
Non c’è una sola motivazione valida che possa giustificare lo sfratto.
Non lo è la necessita di collocare altre opere. In un corso esteso per un chilometro e mezzo– tanto è lungo Corso Giuseppe Mazzini – hai voglia a esporre opere.
Non lo è una presunta convenzione con la famiglia Bilotti. Che del resto proprio qualche giorno fa ha attaccato ad alzo zero Caruso. Anche loro si aggiungano ai cosentini insoddisfatti. Ma nessuna osservazione ha fatto sulla statua. Ovviamente.
Non lo è la strampalata idea (sarebbe ridicola se non fosse violenta) di collegare le statue ai propri toponimi. La statua di Bernardino Telesio, il cosentino più illustre, il padre del pensiero moderno, solo per fare uno tra i tanti esempi, non è collocata su corso Bernardino Telesio, ma a piazza XV Marzo proprio affianco della lapide che ricorda e onora le vittime della insurrezione del 1844.
Ma allora perché? Perché un gigante, anche se scomparso da venti anni, anche se raffigurato in statua, fa ombra e mette paura ad un nano.
Siamo dinanzi ad uno sfratto immotivato. La cui unica vera ragione è fare un dispetto a chi vuole bene al leone. E a chi onora la sua memoria e il suo ricordo. E quindi a tutta la città.
Lo sfratto ha provocato una ferita profonda per la nostra comunità. E merita una risposta netta e forte da parte di ognuno di noi.
Non è questo il primo dispetto. La prima carognata. La prima offesa. Figuratevi che Caruso ha negato alla Fondazione la copia dei filmati di Giacomo Mancini durante il suo periodo da sindaco conservati al comune.
E qui aggiungo una amara considerazione su come il confronto politico amministrativo viene vissuto da chi amministra la citta.
In questi mesi insieme ad altri compagni ed amici del Pd, di fronte ai ritardi ed all’inconsistenza amministrativa e politica di chi governa Cosenza, abbiamo sviluppato una critica puntuale e di merito, e non certamente personale contro singoli, tutta protesa a migliorare la qualità della vita nella nostra città.
La reazione a queste nostre sollecitazioni è stata di insofferenza, censura, protervia e di arroganza. Temo che questi precedenti siano alla base della rimozione della statua.
E se così fosse, se alla base della scelta della rimozione ci fosse un’azione di ritorsione nei miei confronti, sarebbe davvero politicamente inaccettabile
Rimuovere il sindaco più amato di Cosenza per far dispetto a chi ne porta il nome è un’azione infame e qualifica chi la commette per quello che è.
Occorre reagire. Tutti insieme.
A chi minaccia «gli impacchetto la statua e gliela restituisco”» noi rispondiamo No! Il Leone non si sposta.
Nemmeno di un millimetro.
Lo difenderemo con ogni mezzo.
E se è vero che al termine di questa nostra flashmob Caruso manderà a rimuovere la statua, troverà noi tutti, me per primo a difenderla. Anche attraverso atti simbolici.
Ne faremo un caso nazionale.
Da una parte l’arroganza del potere. Dall’altra un popolo interno che ama la sua storia e difende i suoi simboli.
Questa è una battaglia a difesa di un simbolo.
E insieme un punto di partenza pe edificare una città nuova. Una comunità migliore.
Con amministratori che lavorino in sintonia con i cittadini.
Senza arroganza. Con umiltà.
Che ascoltino le persone. Ad iniziare da quelle più in difficoltà.
Che siano sintonizzati sulle priorità dei cittadini, che ascoltino le loro difficoltà, che siano vicini ai loro bisogni, che sappiano premiare i loro meriti.
In una parola sola che amino Cosenza e i cosentini. Come ha fatto Giacomo Mancini.
Ma con tutti i problemi che ha Cosenza, è mai possibile che la priorità di questo sindaco è sfrattare lo statua di Giacomo Mancini dal suo posto naturale positivo?
La risposta è No.
A chi in buona fede dice: è bene che la Fondazione e il sindaco trovino un accordo. Noi rispondiamo che l’accordo già c’è. E’ suggellato dagli atti amministrativi che indicano questo spazio davanti al municipio come il luogo più idoneo ad ospitare la statua.
E quindi il sindaco stracci la pec di sfratto, chieda scusa ai cosentini. E si occupi di amministrare la città.
Fino ad allora continueremo la nostra battaglia.
E vi dico grazie per il sostegno impetuoso che ci state dando. Lo abbiamo ricevuto da ogni quartiere di Cosenza e da ogni luogo della Calabria e da tante parti del Paese. E da ogni parte politica.
Noi ringraziamo tutti. Di cuore.
Voglio citare sono una dichiarazione di vicinanza particolarmente significativa: l’avvocato Ornella Nucci, presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Cosenza.
Lottiamo insieme per il Leone. Difendiamo questo simbolo. Difendiamo la nostra città, la nostra storia. Impegniamoci e per il futuro.
Insieme