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Cosenza: Dopo ordinanza del sindaco, Keyakù annuncia querela per abuso d’ufficio

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Riceviamo e pubblichiamo la replica dell’azienda Keyakù dopo l’ordinanza del sindaco di Cosenza di rimuovere i cartelloni pubblicitari apparsi in città nei giorni scorsi.

“Ci dispiace dover prendere atto che, in data odierna, le minacce del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, hanno trovato riscontro nella rimozione anticipata dei manifesti pubblicitari legittimamente affissi negli spazi comunali di Cosenza.
Premettendo che in tali manifesti non era presente alcuna raffigurazione oscena e tanto-meno osceno può intendersi, nel pieno rispetto della normativa vigente, quello che potrebbe essere inteso come un doppio senso, lasciato alla libera interpretazione del lettore (la malizia è negli occhi di chi legge), abbiamo dato mandato al nostro ufficio legale al fine di depositare querela presso la Procura della Repubblica di Cosenza nei confronti del Sindaco, per il gravissimo abuso commesso.”

“I cartelloni illegittimamente rimossi – continuano – saranno ripristinati a nostra cura nella giornata odierna, del resto lo stesso Occhiuto agisce sapendo di commettere un illecito; inequivocabili sono in tal senso le sue parole: «Non ci interessano eventuali conseguenze legali per la rimozione anticipata di questi cartelloni», in cui egli stesso non paventa generiche azioni legali, ma dimostra piena consapevolezza di quelle che saranno le “conseguenze legali” della sua azione.

In merito a questioni di natura morale, siamo obbligati a dover osservare come ancora una volta la politica, in preda ad una deriva puramente populista, si preoccupi di rimuovere i manifesti pubblicitari piuttosto che di osservare i disagi della cittadinanza, in primo delle donne e dei disabili, che subiscono continuamente soprusi con la colpevolezza di un’amministrazione sempre più cieca ai diritti dei più deboli, ma che per accaparrarsi qualche consenso si erge arbitrariamente a censore della libera comunicazione.
Ricordiamo al Sindaco che sarebbe più nobile dar voce alla disperazione dei cittadini, piuttosto che a reclami di natura meramente demagogica, e nel farlo riportiamo le parole di una donna, Rosita Terranova, una cittadina, una donna, una mamma di Cosenza che sicuramente assurge a simbolo di tante inadempienze commesse da un’amministrazione attenta esclusivamente al clamore mediatico:

«L’essere mamma di un bimbo gravemente disabile mi ha insegnato che agire in tempo è tutto. Mi rendo conto che la mia vita e quella di mio figlio dipendono esclusivamente dalla politica ovvero, dalle scelte dei politici. Ad oggi devo purtroppo constatare che, per loro, garantire una buona qualità di vita ai disabili e a chi si prende cura di essi non è una priorità. La società cosentina esercita una violenza più grande di tutte: costringere una persona a vivere una ‘normalità’ che per natura non gli può appartenere. A partire dai marciapiedi, anche quelli rifatti, sono alti; per cui alzare una carrozzina per andarci sopra è faticoso, se poi deve alzarla la persona stessa che è sulla carrozzina è impossibile. Alcuni marciapiedi hanno la rampa non in prossimità delle strisce quindi non puoi avere neanche il lusso di attraversare da una parte all’altra, per accedere ad un altro marciapiede devi fare il giro. Gli autobus non sono previsti di pedana, così come anche i parcheggi, su viale Giacomo Mancini ad oggi non ci sono parcheggi per disabili. I vari amministratori del Comune di Cosenza si ostentano a dire che in tutti gli uffici pubblici della città non ci sono barriere architettoniche, non è così».

“Sono tanti i messaggi di supporto – continuano nel comunicato – che ci arrivano in questo momento da tutta Italia, cittadini che manifestano indignazione per come la politica sia attenta ad un cartellone pubblicitario, che in molti ha suscitato solo giusta ironia, piuttosto che alle reali problematiche sociali.
Sono proprio le aziende che, come la K store Uno SRL, con costanza quotidiana, danno il primo e più importante supporto al lavoro delle donne, avendo una prevalenza decisamente femminile tra le sue collaboratrici e dipendenti.
Ci chiediamo, infine, perché non tocchi la stessa sorte a centinaia di manifesti che quotidianamente vengono affissi nella nostra città e che, ritraendo in maniera esplicita il corpo femminile, danno linfa vitale alla mercificazione della donna…
Rifletta il sindaco Occhiuto, sui suoi reali doveri morali ed istituzionali.”- concludono.

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