Costantino Fittante su proposta di Galati
4 min di lettura“La proposta dell’on. Galati di fusione con Lamezia di tutti i Comuni dell’area lametina, sa molto di demagogia pre-elettorale e serve solo per distogliere l’attenzione dalla situazione drammatica in cui si versa la Città per il terzo scioglimento per mafia del Consiglio.
Comunicato Stampa
Una distrazione che sarebbe grave, perché la situazione richiede un impegno prioritario e forte per rimuovere il male che affligge la Città: la presenza pervasiva della ‘ndrangheta con la sua capacità di condizionare la vita sociale, economica e politica.
L’urgenza, cioè, della costruzione degli anticorpi per evitare il ripetersi di infiltrazioni della delinquenza organizzata nelle Istituzioni locali e per liberare la Città dalla presenza e dall’azione negativa delle cosche.
Il Consigliere Regionale dott. Scalzo, in merito alla proposta dell’on. Galati, mostra condivisione e per esaltarne la bontà afferma cose storicamente non vere.
La fusione offrirebbe grandi e nuove opportunità sulla scia di quelle prodotte dall’unificazione dei tre Comuni in Lamezia.
E cita lo snodo dei trasporti e i poli agricoli e industriale.
Il Consigliere Scalzo ignora che sono interventi progettate, finanziate, appaltate e in gran parte realizzate prima del 1968 data di nascita di Lamezia.
Infatti, le infrastrutture per la mobilità e le attività produttive (nodo ferroviario, autostrada, trasversale dei Due Mari, Aeroporto, Nucleo Industriale, Diga Angitola e rete irrigua, Aziende Agricole moderne, ecc.) sono il frutto dell’utilizzazione di leggi esistenti negli anni ’60 (Cassa per il Mezzogiorno, Legge Speciale Calabria, Programma Agricolo Nazionale) e dell’intensa e fattiva collaborazione Istituzionale dei tre Comuni di Sant’Eufemia, Sambiase, Nicastro con quelli del circondario lametino e assieme con il Comune e la Provincia di Catanzaro.
Una collaborazione che prescindeva dal colore politico di chi amministrava questi Enti.
La costituzione dei Consorzi per il Nucleo Industriale (originariamente così definito) e per l’Aeroporto, sono stati decisioni importanti assunte nel rispetto delle reciproche autonomie, senza cioè la pretesa di fusioni con il conseguente annullamento delle specificità e identità di ciascuno.
Anche le nuove e moderne Aziende Agricole le strutture di trasformazione (Cantine e Oleifici Sociali), opera di imprenditori privati, dell’Esac e di cooperative di produttori, sono antecedenti all’unificazione di Lamezia.
Dopo la fusione, calata dall’alto con atto d’imperio del Parlamento, è prevalsa l’ordinaria amministrazione, intervallata da crisi, cambi di maggioranze, di Sindaci e di Giunte, periodi lunghi di commissariamenti del Comune. Poco o niente di nuovo. Anzi regressione: il fallimento delle Cantine e Oleifici Sociali, l’abbandono delle strutture dell’Esac, il ridimensionamento di storiche aziende agricole.
Una triste realtà a dimostrazione che non basta essere grandi, se non si ha una strategia, un progetto, se cioè la grandezza si è formata per addizione di popolazione e di territorio e lo strumento ”grande Comune, non si è stabilito a monte a quale strategia ancorarlo.
Con l’unificazione si è interrotta la costruttiva collaborazione con Catanzaro e si è fatta strada la cultura della contrapposizione, opportunisticamente alimentata da settori ben individuabili della società lametina.
Lamezia, dopo la mancata assegnazione della sede universitaria, non ha saputo realizzare il principale suo obiettivo: darsi un progetto di valorizzazione del proprio territorio e di un’area più vasta, quindi la costruzione di un rapporto innovativo con Catanzaro e con i Comuni che gravitano sull’asse Tirreno – Jonio. Solo timidi e parziali tentativi con le Amministrazioni Lo Moro e Speranza, non più di questo.
Un progetto fondato sull’esaltazione delle tante risorse materiali e umane esistenti e sullo sfruttamento delle possibili opportunità offerte da decisioni esterne, con una proiezione calabrese e mediterranea.
Questo costituisce ancora oggi il compito principale e l’obiettivo da perseguire. Altro che nuove velleitarie e inutili fusioni.
Sulla proposta dell’on. Galati, mi sento di condividere le opportune e puntuali osservazioni espresse da Gianmarco Cimino dei giovani PD.
L’esperienza insegna che, a proposito della fusione di più Comuni, il dato quantitativo (popolazione – territorio) e gli incentivi finanziari temporanei, non possono rappresentare la base per determinare la scelta.
Il dato fondamentale deve essere piuttosto l’elaborazione di un piano condiviso di sviluppo delle infrastrutture, dei servizio al territorio e alle persone, di recupero e ristrutturazione dei centri storici e delle zone urbanizzate, di sviluppo delle attività produttive, di utilizzazione delle terre agricole e delle risorse naturali, ecc..
L’ipotesi, cioè, di un processo di crescita e di elevazione della qualità ambientale, urbana e della vita.
In Calabria l’esistenza di oltre 400 Comuni, la gran parte piccoli e collocati in collina e montagna, pone l’esigenza di aggregazioni e fusioni.
Ma i processi aggregativi devono avere a monte, come pre-condizioni, scelte e progetti di sviluppo capaci di prefigurare mutamenti positivi delle realtà. Altrimenti si riducono a pure semplificazioni anima e senza prospettiva.
Si cominci con le Unione dei Comuni (ci sono esperienze positive in Calabria) o dalle Circoscrizioni previste dal Testo Unico degli Enti Locali, come sedi di elaborazione di strategie, di progetti e di gestione di servizi e resti sullo sfondo la fusione come atto conclusivo di un percorso comune.
On. Costantino Fittante