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Costanzo e la sua lezione di comunicazione (e di vita)

3 min di lettura
Maurizio Costanzo

Se c’è una cosa che avrebbe sicuramente irritato Maurizio Costanzo, è quell’operazione collettiva sintetizzabile nell’espressione latina “De mortuis nil nisi bonum dicendum est”

Perché se c’è una caratteristica di un certo mondo dell’informazione e della comunicazione che il padre del talk show italiano non tollerava, era il moralismo “patinato”, lo snobismo verso il nuovo, il conformismo come moneta per farsi apprezzare da certi ambienti e certi poteri.

Cresciuto in una fase storica complessa, come quella tra la fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000, io ho amato la comunicazione grazie a Maurizio Costanzo. E, il giorno successivo alla sua dipartita, sento il dovere morale di metterlo per iscritto. E, proprio per rendergli omaggio come (penso) lui avrebbe voluto, volutamente tocco un punto scomodo della sua lunghissima e poliedrica carriera giornalistica e artistica: quando, con l’avvento del primo grande reality della tv italiana, Costanzo decise di aprire le porte della “sua” Buona Domenica ai protagonisti del “Grande Fratello” e a tutto quel mondo che ne sarebbe seguito, certamente non tutto edificante ed eticamente accettabile.

Proprio in quella fase, Costanzo ha dato alla società italiana una grande lezione, di comunicazione e di approccio alla vita, che solo oggi, a distanza di oltre vent’anni e con la rivoluzione copernicana innescata dai social, possiamo cogliere nella sua forza innovativa e nella sua capacità di anticipare i tempi.  Partiamo dallo stesso format di “Buona Domenica”. Sei ore di diretta in cui c’era di tutto: dalla musica agli sketch di comicità non sempre raffinata, dalle imitazioni alle storie drammatiche, dal quiz all’approfondimento. Il varietà! Quale influencer di oggi sarebbe capace di gestire un varietà televisivo della durata di 6 ore di diretta, dove non ci sono solo “io”e la mia webcam ma tanti altri e tutti diversi tra di loro? E un professionista della comunicazione non snobba e non arriccia il naso: ci sta dentro, analizza, discerne. Come nella vita, del resto.

Il padrone di casa del salotto del Parioli avrebbe potuto lasciarsi trasportare da un certo sentiment collettivo che giudicava ripugnante – stiamo parlando dei primi anni 2000 – l’essere spiati e ripresi in diretta h24, anche nei momenti più intimi. Costanzo abbraccia la sfida e ricordo come una grande lezione la sua risposta a una domanda sulla Tv “spazzatura”: “è lo specchio della società”. In nome di questa stessa libertà, di fronte a una evidente e non più controllabile degenerazione innescata dal sistema dei reality, Costanzo lascerà quel mondo a metà degli anni ‘2000 per tornare al giornalismo e all’approfondimento, anche dietro le quinte.

Quando si ascoltano discorsi preconfezionati, infarciti di luoghi comuni, sui social e la rottura del confine tra privato e pubblico dei nostri giorni, ripenso a quella fase storica del mondo della comunicazione e alle parole di Maurizio Costanzo. Ci sono dei mostri, in prima pagina, sullo schermo televisivo, sui display di Pc e cellulari, o sono dentro di noi? La risposta spetta ciascuno di noi. Ora..Sipario.

Salvatore D’Elia

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