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Costruire speranza 2: quando la giustizia e legalità si realizzano con le ‘opere-segno’

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Costruire speranza 2: illustrati i traguardi raggiunti dal progetto che mette in rete le 12 diocesi calabresi. Realizzate le ‘opere segno’ nei vari territori per l’affermazione delle buone pratiche di giustizia e legalità.

LAMEZIA. “Legalità, giustizia e carità per noi cristiani sono imprescindibili tra loro. Come dice don Tonino Bello ‘sono le trame di un unico paramento liturgico e di servizio’. Per saper coniugare legalità e giustizia ci deve essere il principio ispiratore che è la carità. Educazione e ricerca della legalità sono radicate all’interno della Chiesa e delle Caritas come lo deve essere la passione per i poveri e così come anche il bene comune deve essere radicato nei territori. Nelle mafie e nell’illegalità c’è una sfida teologica per la Chiesa; la legalità si vive con la solidarietà e la via della speranza è il servizio che diventa profezia”.

Sono alcune considerazioni di don Francesco Soddu, direttore Caritas italiana, intervenuto ieri al convegno sul tema “L’agire pastorale delle Chiese di Calabria: buone pratiche di giustizia e di legalità” durante il quale sono stati illustrati gli obiettivi raggiunti dal progetto “Costruire speranza 2” condotto in piena sinergia dalle Caritas delle 12 diocesi calabresi. Don Soddu, nel suo intervento, più volte ha preso spunto dalla nota pastorale della commissione ecclesiale Giustizia e PaceEducare alla legalità. Per una cultura della legalità nel nostro Paese” del 4 ottobre 1991. Relativamente al progetto “Costruire speranza 2”, il direttore nazionale della Caritas ha dichiarato: “Ho conosciuto i ‘primi vagiti di questo progetto e l’ho difeso subito a spada tratta perché mira a progetti concreti, alla creazione di segni capaci di dinamicità, di provocare interrogativi, di stimolare partecipazione. Per cambiare la società – ha aggiunto ancora don Soddu – bisogna essere costruttori di speranza. Bisogna produrre cambiamento nella consapevolezza che le culture sono innovative e attente ai nuovi fenomeni. In questa prospettiva è Dio stesso che incoraggia a cambiare e invita alla missione”.

Per don Soddu l’utilizzo dei beni confiscati alle mafie “può diventare un segno tangibile di carità. Segni che devono essere ‘evidenti e parlanti’ così come sottolineato sia da Benedetto XVI che da papa Francesco”.

Ad aprire i lavori del convegno è stato mons. Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra, che ha affermato: “Il progetto Costruire speranza condotto in sinergia col Progetto Policoro e con la Caritas italiana e regionale, ci consente di porre l’attenzione sulla ricostruzione della speranza, della giustizia e della legalità che si sta verificando in alcuni ambiti regionali. Come comunità, cristiana e civile – ha rimarcato il presidente della Cec – siamo chiamati a costruire, sporcandoci per primi le mani, un mondo più giusto in cui regni giustizia, pace e bene comune”. Mons. Bertolone ha poi ripreso l’invito di Papa Francesco che esorta tutti a ‘non lasciarci rubare la speranza’. “È un invito – ha asserito il presidente dei vescovi calabresi – che rivolgo soprattutto ai giovani ideatori e promotori di questo convegno. Il vostro entusiasmo è il segno concreto che la Calabria è capace di risollevarsi. Nessuna paura, niente musi lunghi, ma fiducia e speranza come era costume del Beato Pino Puglisi”.

Ai lavori ha partecipato anche mons. Luigi Cantafora, vescovo emerito di Lamezia e già coordinatore del progetto in quanto delegato Caritas della Cec. “Costruire speranza – ha tenuto a sottolineare mons. Cantafora – ha avuto una crescita positiva grazie ad un gruppo di lavoro coeso e sinergico. Oggi raccogliamo i frutti di un cammino che ci ha visti protagonisti insieme. Stiamo costruendo speranza attraverso le ‘opere – segno’; senza lo zelo e la passione la speranza non nasce e non si fortifica”.

Don Nino Pangallo (Delegato Caritas Calabria) parlando del progetto “Costruire speranza 2” che è riuscito a creare una grande rete di collaborazioni e sinergie, ha ribadito: “L’incontro con i poveri è sempre una provocazione ma è anche educazione; ci sono meccanismi che creano povertà e tra questi c’è la ‘ndrangheta: la Chiesa non ha, non può avere alcun rapporto con le organizzazioni criminali. Noi siamo invitati ogni giorno a dare voce a chi non ne ha, a far crescere e moltiplicare i segni positivi della nostra Calabria”. Don Pangallo ha poi evidenziato: “La speranza è una virtù teologica che viene dal Signore: operando carità formiamo le coscienze”.

Il progetto “Costruire speranza 2” si avvale di una cabina di regia composta dagli operatori Maria Angela Ambrogio, Enzo Bova e Isabella Saraceni. Quest’ultima ha illustrato nel dettaglio i ‘numeri’ del percorso progettuale.

Costruire speranza 2”, dal 2017 ad oggi, ha coinvolto ben 16.588 persone provenienti da ambiti e settori diversi: parrocchie, enti pubblici e privati, associazioni di diverso genere, scuole ed altro ancora. Durante l’iter progettuale sono stati effettuati 1068 incontri sui territori. In questi due anni sono state realizzate 12 ‘opere segno’ costituite da 5 cooperative, 2 associazioni, 4 servizi di potenziamento diocesano e la riqualificazione di un terreno a favore di un gruppo di minori. È stata avviata anche la campagna di crowfounding grazie alla quale sono stati raccolti 7139,70 euro a cui si aggiungono i 10mila euro di donazione della Gazzetta del Sud. “Costruire speranza – ha detto Isabella Saraceni – ci ha permesso di mettere in campo un progetto comune che vive una continua rimodulazione. L’iter progettuale è un sistema aperto, in continuo divenire. La nostra sfida – ha puntualizzato la componente della cabina di regia – è quella di crescere e di mantenere una comunità in cammino”.

Ai convegnisti convenuti da tutta la regione e anche da Puglia, Basilicata e Sicilia, ha portato il suo saluto anche mons. Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, il quale ha auspicato che il progetto continui “perché la nostra Chiesa calabrese ha bisogno di speranza”.

Presente al dibattito anche don Ernesto Piraino, in rappresentanza del coordinamento regionale del Progetto Policoro che ha dato vita ad una vera e propria operazione sinergica con Costruire speranza.

La seconda sessione di lavori ha registrato l’intervento del professor Luigino Filice dell’Unical che ha dissertato sul tema “L’agire educativo di un’identità precisa”. A seguire l’articolata relazione del professor Francesco Del Pizzo (Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale) che ha tracciato il ‘quadro socio-pastorale’ in cui ha agito ed è cresciuto il progetto Costruire speranza. A concludere il dibattito il giornalista Toni Mira, caporedattore di Avvenire, che ha presentato il suo libro “Dalle mafie ai cittadini. La vita nuova dei beni confiscati alla criminalità: l’importante ruolo della Chiesa”.

Il commissario prefettizio Francesco Alecci ha porto ai convegnisti il saluto dell’amministrazione comunale lametina.

Il convegno sul progetto “Costruire speranza 2” continua anche oggi; i lavori iniziano alle 9 al Grand Hotel Lamezia a Sant’Eufemia Lamezia.

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