Covid, dal 16 maggio stop obbligo mascherina in aereo
3 min di letturaMa ‘indossarla resta tra le difese migliori’, forte raccomandazione per fragili e in caso di tosse o starnuti
Niente più obbligo di mascherina in aereo da lunedì 16 maggio, secondo quanto prevede un aggiornamento delle misure di sicurezza per i viaggi, pubblicato dall’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea (Easa) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
Il dispositivo di protezione non sarà più obbligatorio nemmeno negli aeroporti, spiegano Easa ed Ecdc, precisando tuttavia che “la mascherina resta una delle difese migliori contro la trasmissione di Covid-19”, e che usarla è fortemente raccomandato per chi tossisce o starnutisce, nonché per tutte le persone fragili.
La revisione del protocollo congiunto Easa-Ecdc tiene conto degli ultimi sviluppi della pandemia, in particolare dei livelli di vaccinazione anti-Covid e dell’immunità acquisita naturalmente, e della conseguente revoca delle restrizioni in un numero crescente di Paesi europei. Oltre alle nuove disposizioni relative alle mascherine, è previsto anche un allentamento delle misure più rigorose relative alle operazioni aeree.
Anche dopo il 16 maggio, comunque, le regole sulla mascherina dipenderanno per alcuni aspetti dalla compagnia aerea con la quale si viaggia. In particolare, “i voli da o verso una destinazione in cui è ancora richiesto l’uso della mascherina sui mezzi di trasporto pubblico – puntualizzano Easa ed Ecdc in una nota – dovrebbero continuare a incoraggiare l’impiego del dispositivo, secondo le raccomandazioni”.
Quanto ai passeggeri vulnerabili, “dovrebbero continuare a indossare una mascherina indipendentemente dalle regole, idealmente di tipo Ffp2/N95/Kn95, che offre un livello di protezione superiore rispetto a una mascherina chirurgica standard”.
“I passeggeri – evidenziano ancora Easa ed Ecdc – sono incoraggiati a osservare le misure di distanziamento nelle aree interne, anche in aeroporto, ove possibile”. A riguardo, però, agli operatori aeroportuali viene suggerito “un approccio pragmatico: ad esempio, dovrebbero evitare di imporre regole di distanziamento se queste molto probabilmente produrranno un ‘collo di bottiglia’ in un’altra zona” ossia in uno degli step successivi del movimento dei passeggeri, “soprattutto se requisiti” di distanza “non sono richiesti a livello nazionale o regionale in altri contesti simili”.
Sebbene molti Stati non richiedano più ai passeggeri il Modulo per la localizzazione in formato digitale (il dPlf, Digital Passenger Locator Form), “le compagnie aeree dovrebbero mantenere i loro sistemi di raccolta dati in standby – prescrive l’aggiornamento Easa-Ecdc – in modo da poter mettere queste informazioni a disposizione delle autorità sanitarie pubbliche se necessario, ad esempio nel caso” emerga per Sars-CoV-2 “una nuova variante preoccupante (Voc) identificata come potenzialmente più pericoloso. Nuove Voc, infatti, vengono spesso individuate – si ricorda – con vari livelli di capacità di fuga immunitaria e di gravità dei sintomi”.
“Il personale aeroportuale, i membri dell’equipaggio e i passeggeri – concludono Easa ed Ecdc – devono essere vigili e seguire le raccomandazioni e i requisiti delle autorità nazionali dello Stato o della regione in cui si trovano”.