Covid. Calabria zona rossa anche per le “maialate”?
2 min di letturaDopo una prima fase di lockdown affrontata egregiamente, la Calabria si ritrova da ottobre a gestire quotidianamente un alto numero di contagi
Le ragioni sono molteplici: la mancata chiusura delle discoteche la scorsa estate, i viaggi all’estero, il rientro a scuola senza misure di sicurezza adeguate e tanto altro ancora. Quello che però, secondo alcuni medici sta continuando a tenere alto il numero delle infezioni da Coronavirus, insieme ai veglioni clandestini, è l’antica tradizione calabrese di riunirsi per uccidere il maiale.
Sono numerosi i focolai registrati in regione dovuti agli assembramenti per questa secolare usanza.
Nonostante i numerosi appelli da parte dei sindaci, la gente continua a riunirsi clandestinamente non ponendo così un freno a questo incremento.
Le regole da rispettare sono state sottolineate molte volte, negli ultimi mesi, ma vale la pena ricordarle una volta ancora:
- mantenere le distanze interpersonali
- lavare spesso e con cura le mani
- indossare bene la mascherina
Dunque, se proprio non si può fare a meno di evitare l’uccisione del maiale con tutto il rituale che ne consegue, si faccia attenzione e si osservino le regole visto che l’evento in questione non si riduce in poche ore ma va avanti per diversi giorni e coinvolge numerose persone, di diversi ceppi familiari. Usare le dovute accortezze ed osservare le misure di sicurezza anti-Covid vorrà dire salvaguardare la propria salute e quella di tante altre persone. Non è retorica e nemmeno un luogo comune, semplicemente una regola basilare da tenere presente per non favorire la nascita e la diffusione di focolai pandemici.