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Covid: Caritas, aumentano i ‘nuovi poveri’, sono il 45%

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Coronavirus caritas

In maggioranza donne, famiglie con minori, italiani

Nel periodo maggio-settembre 2020, confrontato con gli stessi mesi del 2019, l’incidenza dei “nuovi poveri” per effetto dell’emergenza Covid passa dal 31% al 45%: “quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta”. Lo afferma la stessa Caritas nel Rapporto Povertà. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa.

Nei tre mesi più difficili dell’emergenza Covid, da aprile a giugno di quest’anno, la Caritas ha assistito 450mila persone; una su tre era la prima volta che si rivolgeva all’ente di beneficienza.

Tra le file degli assistiti sono arrivati anche i piccoli commercianti e i lavoratori autonomi: oltre 2mila di loro sono stati aiutati da Caritas.

Di Maio, senza reddito sarebbe stata rivoluzione sociale – “Se durante questa pandemia non avessimo avuto il reddito di cittadinanza ci saremmo ritrovati davanti a una rivolta sociale, perché la fame crea rabbia. E l’aiuto alle persone in difficoltà è un gesto di pace”. Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in un post su Facebook in occasione della giornata internazionale per la lotta alla povertà. “Durante queste settimane, girando per l’Italia, ho avuto modo di ascoltare molte storie di vita reale. Di chi ha davvero sofferto. In molti ci hanno ringraziato per aver introdotto il reddito di cittadinanza così come il reddito di emergenza durante il lockdown”, ha sottolineato Di Maio.

Cgia, rischiamo di bruciare 160 mld di ricchezza – A causa degli effetti negativi del Covid rischiamo di ‘bruciare’ 160 miliardi di Pil: lo sostiene la Cgia di Mestre, secondo la quale nella più rosea previsione il Pil italiano di quest’anno dovrebbe scendere, rispetto al 2019, del 10% circa. Per dare l’idea della dimensione della contrazione, è come se il Veneto fosse stato in lockdown per tutto l’anno. “La gravità della situazione emerge in maniera ancor più evidente se paragoniamo l’attuale situazione economica con quanto accaduto nel 2009, annus horribilis dell’economia italiana del dopoguerra – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi degli Artigiani di Mestre, Paolo Zabeo – .Allora, il Pil scese del 5,5% e il tasso di disoccupazione, nel giro di 2 anni, passò dal 6 al 12%. Quest’anno, invece, se le cose andranno bene, il Pil diminuirà del 10%”.

Sangalli, necessario evitare un nuovo lockdown – “Questa nuova emergenza sanitaria, con coprifuochi e chiusure anticipate dei pubblici esercizi, aumenta l’incertezza e mette a rischio decine di migliaia di imprese”. A lanciare l’ allarme è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. “Sono prioritarie misure efficaci anti Covid e con una economia già in ginocchio va assolutamente evitato un secondo lockdown – spiega sangalli in una nota – Il Governo deve sostenere con maggiori e più veloci indennizzi le imprese in difficoltà, altrimenti a fine anno rischieremo gravi, gravissime conseguenze per l’occupazione”.

Confcommercio: futuro nero per turismo e ristorazione – Per ristorazione, tempo libero e turismo si profilano giorni bui per la recrudescenza dei contagi da Covid-19. E’ quanto emerge dal rapporto sulla congiuntura elaborato da Confcommercio in cui si prevede che il “quarto trimestre si apre all’insegna di una rinnovata e profonda incertezza alimentata dalla dinamica dei contagi” con il risultato che i settori della “convivialità” e del turismo “non verranno coinvolti dalla ripresa del Pil”. Per il mese di ottobre Confcommercio stima un incremento dello 0,9% congiunturale dep prodotto che si traduce in una decrescita su base annua del 5,1%.

Lavoro in fumo per 219.000 di autonomi in un anno – Tra il II trimestre 2019 e quello di quest’anno, su 841.000 posti di lavoro perduti, 219.000 son stati quelli degli autonomi, comparto “passato da 5,4 a 5,1 milioni di occupati (-4,1%)”. Per il 79% dei professionisti, nei mesi bui dell’emergenza Covid (aprile e maggio), le entrate sono scese, ma per il 35,8% il calo è stato “superiore al 50%”. Lo scrivono i consulenti del lavoro.

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