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Covid: come e dove si processano i tamponi e cosa fare in caso di positività

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Emergenza Covid: una maggiore informazione sull’iter che il distretto di Prevenzione segue quando si effettuano dei tamponi.

Riceviamo e pubblichiamo dal Distretto di Prevenzione : “Ci arrivano numerose richieste d’informazione da tante persone che hanno bisogno di sapere come comportarsi difronte alla scelta di fare un tampone e davanti ad un risultato positivo. In merito a ciò come Dipartimento di Prevenzione, forniamo alcune semplici delucidazioni che riteniamo utili per i cittadini.

In base alla circolare del 12 ottobre scorso, che è ancora valida, l’Azienda sanitaria di Catanzaro effettua i tamponi nelle tre sedi distrettuali Catanzaro, Lamezia e Soverato e poi li consegna al laboratorio di Microbiologia dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro che processa i tamponi ed inserisce l’esito dei risultati in una piattaforma dedicata.

Comunque, i casi positivi vengono comunicati prontamente per le vie brevi alle Aziende sanitarie. Ribadiamo che il nostro lavoro segue un iter specifico in base a quanto afferma la circolare che stabilisce l’isolamento quando ci sono casi d infezione e per la durata del periodo di contagiosità, e si effettua in ambiente e condizioni tali da prevenire la trasmissione dell’infezione.

La quarantena, invece, si riferisce alla restrizione per persone sane per un tempo indicato come periodo d’incubazione del virus, ciò con l’obiettivo di controllare l’eventuale comparsa di sintomi per identificare nuovi casi. Inoltre, nella circolare si parla anche di casi positivi asintomatici che sono coloro i quali risultano positivi alla ricerca del Covid-19, gli stessi dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività e dopo un nuovo test molecolare dal quale risultino negativi, possono rientrare in comunità.

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Quando invece si parla si casi positivi sintomatici questi possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi (non considerando anosmia e ageusia/disgeusia che possono avere prolungata persistenza nel tempo) accompagnato da un test molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test negativo).  Esistono però delle situazioni più complicate e quindi si parla di casi positivi a lungo termine.

Le persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive al test molecolare, in caso di assenza di sintomatologia da almeno una settimana, (fatta eccezione per ageusia/disgeusia e anosmia che possono perdurare per diverso tempo dopo la guarigione) potranno interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi.

Questo criterio potrà essere modulato dalle autorità sanitarie d’intesa con esperti clinici e microbiologi/virologi, tenendo conto dello stato immunitario delle persone interessate (nei pazienti immunodepressi il periodo di contagiosità può essere prolungato). Molte domande sono inerenti anche ai contatti stretti asintomatici ( 48 ore precedenti) di casi con infezione confermati e identificati dalle autorità sanitarie, devono osservare: un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso; oppure ( in relazione all’andamento epidemiologico della malattia) un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno. In quest’ultimo caso la circolare raccomanda di effettuare il test molecolare a fine quarantena a tutte le persone che vivono o entrano in contatto regolarmente con soggetti fragili e/o a rischio di complicanze.

La circolare prevedere accessi al test differenziati per i bambini, però non prevedere quarantena né l’esecuzione di test diagnostici nei contatti stretti di contatti stretti di caso (ovvero non vi sia stato nessun contatto diretto con il caso confermato), a meno che il contatto stretto del caso non risulti successivamente positivo ad eventuali test diagnostici o nel caso in cui, in base al giudizio delle autorità sanitarie, si renda opportuno uno screening di comunità. Queste informazioni si ritengono necessaria per poter restare sempre in contatto con i cittadini e perché conoscano le procedure”.

 

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