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Covid, nel nuovo Dpcm smart working e divieto di sostare fuori da bar e locali

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Fase 2: ecco cosa non si potrà ancora fare dopo il 3 giugno

Rafforzare lo smart working, chiusure localizzate “chirurgiche e tempestive”, possibile stretta su trasporti e orari dei locali, stop agli eventi di massa e, in caso fosse necessario, ripristino del divieto di spostamento tra le Regioni

Con i casi Covid che superano quota cinquemila in un giorno, il governo lavora ad una serie di misure che dovrebbero confluire nel nuovo Dpcm per frenare la crescita dei contagi.

L’obiettivo primario del premier Giuseppe Conte e dell’esecutivo è sempre lo stesso, evitare un lockdown nazionale e ‘proteggere’ quei settori considerati prioritari: oltre ai servizi essenziali, la scuola e le attività produttive. La ricerca del punto di equilibrio tra la necessità di limitare il contagio – e quindi tutelare il diritto alla salute – e quella di avere il minor impatto sulla vita delle persone non è però semplice.

“Ed è chiaro – ammette una fonte di governo – che un impatto ci sarà”. Il dettaglio delle misure ancora non c’è ma si sta ragionando su un pacchetto di interventi. A partire da chiusure localizzate “dove necessario”, conferma il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa. Zone rosse locali, in sostanza, dove scatteranno dei lockdown più grandi o più piccoli a seconda dell’ampiezza dei cluster, con l’obiettivo di circoscrivere il virus. Se dopo 14 giorni la situazione sarà migliorata, verranno rimossi i divieti, altrimenti verranno prolungati ed estesi, in caso di peggioramento, alle zone circostanti. E’ quello che potrebbe accadere in diverse aree e comuni della Campania molto presto, se la situazione dovesse rimanere quella attuale. “Prenderemo tutte le decisioni necessarie – dice il presidente Vincenzo De Luca – l’obiettivo è avere equilibrio tra nuovi positivi e guariti. Ma se abbiamo mille contagi e duecento guariti è lockdown”.

Un’altra misura la annuncia il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e sarebbe un ritorno al passato: il divieto di spostamento tra le regioni. “In questo momento non può essere escluso nulla, ma non escludere interventi non significa chiudere ma essere pronti ad ogni intervento”.

Nei prossimi giorni Boccia convocherà nuovamente la cabina di regia con le Regioni proprio per fare il punto della situazione e valutare con i governatori le possibili mosse. E’ ovvio che, lo dice anche il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, in una situazione come quella attuale non c’è spazio per uno scontro istituzionale tra Roma e i territori. “Governo e Regioni devono necessariamente lavorare insieme, non vedo altra strada”.

In queste ore nel governo si fanno poi strada altre ipotesi sempre nell’ottica di evitare chiusure di interi settori e interrompere le attività lavorative ma allo stesso tempo ridurre le possibilità di contagio. La prima è quella di rafforzare lo smart working facendo in modo che tutti coloro che possono lavorare da remoto evitino di raggiungere uffici e posti di lavoro. “Dobbiamo fare ogni cosa – ripetono fonti di governo – non solo per limitare il contatto tra le persone ma anche la circolazione”. E in quest’ottica potrebbero essere prese in considerazione anche delle limitazioni ai trasporti pubblici locali. Ancora Bonaccini: “se il contagio aumenterà e troveremo situazioni più preoccupanti, si dovrà essere pronti a eventuali maggiori restrizioni”.

Nel Dpcm potrebbe anche esserci uno stop agli eventi di massa. Lo ha chiesto il Cts e lo ha ribadito la cabina di monitoraggio del ministero della Salute nel bollettino settimanale.

“E’ essenziale evitare eventi ed iniziative a rischio aggregazione in luoghi pubblici e privati”. Significa limitazioni per spettacoli all’aperto, manifestazioni sportivi, fiere, appuntamenti che prevedono migliaia di persone ma anche feste e cerimonie private. Su una possibile riduzione degli orari dei locali si sta ancora ragionando così come su una rimodulazione delle prescrizioni per le attività sportive, a partire dagli sport di contatto. L’unica certezza è quella che ripete il ministro Boccia. Serve “massimo rigore”.

E dunque, “se sarà necessario stringeremo ancora di più i bulloni, fermandoci alle cose necessarie: scuola, lavoro, ospedali”.

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