Si al crocifisso in aula in tutte le scuole del capoluogo calabrese
3 min di letturaNon è favorevole alla presenza del crocifisso nelle aule il Ministro dell’Istruzione grillino Fioramonti, al loro posto “una mappa geografica del mondo, un richiamo alla Costituzione e agli obiettivi dello sviluppo sostenibile”
Com’era prevedibile, le sue dichiarazioni hanno scatenato le reazioni indignate dell’opposizione e, ovviamente, della Chiesa. Ma non solo.
E’ arrivata anche la risposta dal capoluogo calabrese.
“La commissione della Pubblica Istruzione, presieduta da Manuela Costanzo, ha voluto lanciare un forte messaggio finalizzato al rispetto delle tradizioni”.
La stessa commissione ha deciso di autotassarsi per consegnare a tutte le classi delle scuole elementari e medie inferiori della città che ne fossero ancora sprovviste, un crocifisso.
Il dibattito si ripropone periodicamente e continua a dividere.
Il crocifisso non è soltanto il simbolo più espressivo e diffuso del Cattolicesimo, ma è segno di identità culturale e nazionale a cui viene attribuita una funzione simbolica altamente educativa, per i valori civili che evoca.
Ma è legittimo? Lo Stato italiano non è forse una Repubblica democratica laica e aconfessionale? Tuona qualcuno.
La laicità italiana non è indifferenza verso la religione, ma “eguale tutela del sentimento religioso, indipendentemente dalla confessione che lo esprime”.
E’ dunque discriminante la sua affissione per i fedeli di altri culti, soprattutto in una sede non religiosa destinata all’eduzione dei giovani, come la scuola? Non limita forse il principio di libertà di coscienza di coloro che non si riconoscono in questo simbolo?
La questione è stata ampliamente affrontata, i tribunali civili non sono però competenti a giudicare in materia. A livello normativo l’ultimo intervento è la direttiva n.2667 del 2002 del Miur, secondo la quale “deve essere assicurata da parte dei dirigenti la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche”, decisione che non violerebbe le norme della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
“Un crocefisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose”, ha precisato la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con una sentenza del 18 marzo 2011.
E se c’è chi ritiene che sia un inammissibile privilegio per la regione cattolica in un paese che non prevede religioni di Stato, c’è soprattutto chi si batte “per difendere e tutelare la nostra cultura e le nostre tradizioni, chiedendo di averlo in tutte le classi delle scuole di competenza comunale, così come in tutti gli edifici pubblici”, come dichiarato da Giuseppe Pisano, capogruppo di Officine Del Sud.
Le polemiche non si placano, come accade per altri temi di ordine etico, dovremmo solo ricordare di esercitare più sensibilità e prudenza, con lo scopo di preservare un clima sereno laddove si garantiscono istruzione e formazione.
Maria Francesca Gentile