Culturannoiando si puo’
2 min di letturaCulturannoiando si può
Cultura uguale noia
Molto bene molto bene.
Se è questo il manifesto dei nuovi futuristi del millennio appena iniziato
Se non passarono invano Balla e Marinetti
Se stiamo con Breton e i suoi collage, se abbiamo letto Barthes e i suoi frammenti
Come possiamo ora annoiarci all’alba del nuovo che avanza?
Una fatica pazzesca.
Eppure ce la mettono tutta, tutto il sapere, l’impegno, gli studi e a volte finanze, tempo e danaro, gli organizzatori, le associazioni, il comune, per darci il frutto del loro lavoro.
Una cultura deve essere fatta, così dicono nel manifesto, da tanti invitati che relazioneranno, dal politico o vescovo benedicente, dal critico premiato e onnisciente, da un pubblico plaudente e connivente.
Molto bene molto bene.
Spettacoli musicali, teatrali, artistici si susseguono, presentazioni su presentazioni dell’ennesimo libro, uguale preciso a quello di ieri, giornalisti solerti poi su carta stampata riportano il garbo, il calore e l’accoglienza degli spettatori in sala.
Molto bene molto bene se non fosse che, appena il teatro, la sala, il cortile sfolla, già si odono rumori di fondo sulla noia profonda di essere stati puniti ancora una volta.
Molto bene. L’ingenuità di credere che cultura sia leggerezza e colore, brevità e rapimento, stupore e sorriso, l’ingenuità è un peccato.
Scontiamolo dunque con tre Gloria al Padre, cinque Pater Noster, e sorbiamoci il luogo cultura del genio dei tempi.
Senza obiettare. Noi, spettatori, siamo nessuno. Noi siamo soltanto delle sedie occupate che servono tanto alla scenografia.
Ci sostituiranno nel tempo con manichini, con droni telecomandati.
Veramente lo hanno già fatto… culturalmente.
Ippolita Luzzo