Cuzzocrea: creare osservatorio regionale sul diritto del lavoro dei disabili
2 min di lettura“Solo con il lavoro vero e riconosciuto, con l’autonomia e con opportunità di crescita professionale, si può garantire diritti e pari opportunità davvero a tutti”
Comunicato stampa
Sento il dovere morale di assumere un impegno nei confronti dei soggetti con disabilità e di avanzare una proposta concreta, aldilà delle frasi di circostanza che si sentono spesso su questo argomento.
Nella nostra regione e, forse, in tutto il Paese, manca un’azione di monitoraggio della legge 68/1999 sulle “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” che regola in linea teorica l’accesso al lavoro delle categorie più svantaggiate. Questa legge prevede che le aziende con un numero di dipendenti compreso tra 15 e 30 assumano almeno un disabile; l’obbligo sale a due quote riservate nelle aziende che impiegano tra 36 e 50 dipendenti; infine il 7% dei dipendenti totali deve essere riservato ai disabili se l’azienda è di dimensioni più grandi cioè oltre 50 impiegati.
La mia proposta è di istituire un Osservatorio permanente presso la Regione Calabria, del quale facciano parte consulenti del lavoro, sociologi, giuristi e operatori del Terzo settore. Il compito di questo organismo dovrebbero essere di monitoraggio ma non solo. In particolare potrebbe reperire, raccogliere e analizzare dati sull’occupazione delle categorie protette; ideare e realizzare indagini e ricerche sociali; organizzare momenti di dibattito scientifico sui temi del lavoro, dell’occupabilità e della disabilità; proporre ed attuare il controllo sui corsi di formazione.
Inserirei inoltre un elemento premiale nella valutazione in tutti i bandi regionali delle aziende che rispettano la legge sulle norme per il diritto al lavoro dei disabili.
Si tratta di una idea, non tanto innovativa quanto concreta, che renderebbe la Calabria più attenta alle reali esigenze dei disabili, si offrirebbe a diverse figure la possibilità di lavorare con una importante realizzazione personale, e migliorerebbe la sensibilità della collettività nei confronti del mondo dei diversamente abili.
Solo con il lavoro vero e riconosciuto, con l’autonomia e con opportunità di crescita professionale, si può garantire diritti e pari opportunità davvero a tutti.