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Da Magalli a Fatti vostri Daniele Sameraro, terzo premio al concorso La Giara

4 min di lettura

Daniele, giovane scrittore pugliese, sarà a Lamezia Terme, probabilmente in Luglio, per la presentazione del suo romanzo che sta riscuotendo l’attenzione dei mass media nazionali.In copertina verde una fotografia d’epoca. Daniele con i fratelli e il suo papà.

Daniele “ copia senza baffi e qualche centimetro di dolore in meno”

Comincia così il racconto di uno, la storia di uno, la storia  di tanti.

Una osservazione attenta e fiduciosa che niente possa sfuggire se noi controlliamo la situazione, ed anche dopo che questa sia andata via, sfuggendo, rimane tutto quel tempo dilatato che vuol stamparsi sul  foglio scritto del ricordo.

Così Daniele, scrivendo, riprende materialità del dettaglio, dei dettagli che hanno fatto del padre un crudele ricordo senza voce, universalizzando lo sconcerto di stare vicini, vicinissimi ai nostri cari  e non poter aiutarli.

Pagine di alta poesia raggiunge proprio in questo suo voler dar vita a quegli occhi “che guardavano attraverso una cortina di pianto”, gli occhi di suo padre che io ho subito sentito nel canto” Non mi svegliate, ve ne prego, ma lasciate che io dorma questo sogno” il sogno di star bene con sé stesso, di farsi compagnia senza aver paura dello sconosciuto che abita insieme a lui.

La malattia del vivere, la malattia che toglie entusiasmo, e che fa sentire in colpa coloro che ne siano colpiti, qui attraversa un luogo ancora arcaico e contadino, con abitudini regolate dalle stagioni, con un movimento dettato dall’uva da pigiare e dalle mandorle da abbacchiare.

“Il sangue sull’indice ormai coagulato e secco” Il sangue dei riti di una comunità che trae sicurezza dai riti stessi.  Una storia di adolescenza che diventa età adulta mangiando le unghie, le pellicine ai lati, tirando via la pelle fino al sangue.
La prima frase che avevo sottolineato erano le dita in bocca ed il sangue.  La fase orale.
Mi sono detta da subito che tutto sarebbe stato raccontato mordendo i fatti come la pelle veniva strappata con i lembi sanguinanti e nudi. Con i polpastrelli doloranti.  Così è stato.

La danza sull’uva insieme al padre sorridente, che Daniele racconta e  che io ricordo, provenendo da un mondo ancora legato alla terra, “la certezza che ti dà l’equilibrio per danzare sull’uva senza aver paura di scivolare e di cadere”  ha il  ritmo del gesto, e non dimenticheremo queste pagine, come lui non dimenticherà il sorriso  “ nemmeno con lo scorrere di quel fiume di detriti che chiamiamo tempo”

Ambientato nella “terra di dove finisce la terra”: Tra comuni di Martina Franca e Ceglie, Ostuni, Messapica e Cisternino, il racconto ha “iridi di un verde cervone, che diventano mare. “Il tumulto interiore appare in controluce” ed i personaggi svolgono con precisione  i ruoli immutabili che hanno all’interno di una famiglia, nonostante lo scorrere di avvenimenti… che sembrano irreali tanto ora sembrano lontani, seppur vicini.

“ Quando la parola è flebile, non resta che il gesto” scriveva un uomo al presidente della repubblica prima di uccidersi ed io avevo proprio rimosso quel terribile momento in cui bastava un avviso di garanzia per essere distrutto, in cui, invece, altri, facevano di quegli avvisi la loro carriera politica in trionfo. Come al solito c’è  chi viene travolto dagli avvenimenti, magari proprio gli onesti, le persone perbene, e chi invece li sfrutta a proprio vantaggio nell’eterna beffa del male che sembra debba vincere sempre.

Daniele sceglie, per sottrarsi allo stallo, l’inchiostro, i tasti e batte sui tasti una lotta continua.

Scrittore vuol dire questo:” Io, la mia penna, l’avrei intinta nel sangue di dita maciullate, lasciando i miei fogli sparsi qua e là… Un disegno in mente non l’ho mai avuto e continuo a lasciare le cose a metà. A tracciare concetti che non prevedono punti di arrivo, se non il farsi strada” Spazio, lo chiamo io.  Lo spazio per respirare.

“ Non è adesso che devi avere paura”

“ Non è adesso “ perché il peggio deve arrivare…tirandomi via l’ennesimo strato di pelle, scrivi tu.

Io scrissi “ Scollo tutto” in un mio pezzo che butterò come ho buttato tutto, rimanendo sola con l’orgoglio della stima di scrittori veri, nella traccia che ognuno di noi vuol preservare dall’indifferenza intorno.

Nella condivisione che unisce lettori e scrittori, nella pagina che parla e che ognuno di noi fa sua,  la verità del messaggio letterario prende la forma della voce, oltre il silenzio. La voce di tuo padre, la voce di tutti noi, senza voce, che vogliamo la libertà.

“Non è adesso” poetica del figlio sarà
Con questo racconto Daniele Semeraro vince il terzo posto del Premio Letterario ” La Giara”
suoi precedenti racconti: Scrivere polvere e Nel Segno di Caballero.
Una lunga strada di racconti davanti a lui.

Ippolita Luzzo

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