D’Amico: randagismo, la piaga ignorata dal sud
3 min di letturaSono profondamente addolorata e rammaricata nel leggere la notizia della terribile morte della Giovane ventenne di Satriano
Comunicato Stampa
Per la sottoscritta – che da anni si batte su ogni fronte per far comprendere quanto il fenomeno del randagismo non sia un vezzo da esaltate volontarie animaliste, ma un problema che va affrontato seriamente – la tragedia di ieri è un profondo fallimento per tutti.
E cosi che riemerge violentemente una delle principali problematiche che ancora troppe amministrazioni locali e regionali del sud Italia tendono a trascurare celandosi dietro giustificazioni con intenti meramente dilatori.
Una problematica, quella del randagismo, che dovrebbe impegnare e spingere le autorità interessate ad adottare concrete misure risolutive.
Occorre una presa di coscienza da parte degli enti preposti (Regioni, Amministrazioni Locali, Asp, Polizie Locali, forze dell’ordine.) che devono assolutamente, e senza indugio, pensare e trattare l’argomento come un problema che non può più essere procrastinato o nascosto come la polvere sotto il tappeto – a tutela della cittadinanza, che non può permettere che una giovane di 20 anni venga sbranata da un branco di randagi abbandonato a se stesso, ma anche della
Dignità di questi animali, che non Finiró mai di ripetere sono figli di una cattiva gestione degli animali di proprietà e del lassismo delle autorità competenti – vedi il problema dei cani dei pastori.
Pertanto invito tutti – Amministrazioni e Cittadini- a prendere coscienza che il Randagismo non è frutto dell’immaginario, ma costituisce uno dei più diffusi problemi del sud Italia.
Sono anni oramai che si cerca di sensibilizzare gli enti locali affinché pongano un’attenzione che sia concreta sul tema onde evitare tragedie annunciate come quella di Satriano.
Infatti sono molto più gravi le conseguenze che le semplici misure che potrebbero essere adottate per giungere a soluzioni concrete e durature.
Un fenomeno questo tutto meridionale, purtroppo, perché lì dove si sono attuate politiche virtuose il problema si è quasi completamente risolto.
Si badi bene che le soluzioni non sono la costruzione di ennesimi, inutili, mal gestiti e costosi canili in cui rinchiudere i cani, ma serie campagne di sterilizzazioni, sensibilizzazione culturale e monitoraggio del territorio.
Dirò una cosa forte ma è quello che penso, credo sinceramente che la morte di questa giovane, pesa sulle coscienze di chi, negli uffici preposti quando si affronta il tema randagismo, risponde troppo spesso che: “c’è sempre qualcosa di più importante da affrontare”.
Ecco direi che ora non si può più aspettare oltre.