Difesa del pianeta: IX giornata internazionale contro le grandi opere inutili
3 min di letturaSabato 8 dicembre, alle 10 del mattino, Raspa (Rete autonoma Sibaritide Pollino per l’autotutela) insieme a movimenti e comitati ambientalisti, a organizzazioni politiche e singoli cittadini, organizza in Piazza della Repubblica a Trebisacce un presidio di adesione alla IX Giornata Internazionale contro le Grandi opere inutili e imposte e per la difesa del pianeta.
Tutti uniti contro un modello di produzione e sviluppo che si ostina a fondarsi sulla predazione coloniale dei territori e delle risorse naturalistiche, paesaggistiche, culturali e umane attraverso la riproposta costante di inutili grandi opere e di una politica energetica estrattivista basata sull’utilizzo massiccio di idrocarburi.
Quanti credevano che con il “governo del cambiamento”, formato da M5S e Lega, tutto questo potesse avere una fine, sono stati smentiti clamorosamente. Se una fine immediata era verosimilmente irrealizzabile, i più speravano almeno in una virata decisiva verso la riconversione energetica basata su fonti rinnovabili e un’analisi seria sull’opportunità di bloccare alcune inutili grandi opere e di ripensare il sistema dei trasporti in Italia. Anche il nostro amato Alto Ionio Cosentino condivide il triste destino di altri territori italiani e, allo stato attuale, esso si trova sotto attacco da diversi fronti.
Da una parte, la conferma dell’orribile e costosissimo tracciato del III Megalotto della S.S. 106 (38 km per 1,5 miliardi di euro) che distruggerà contesti naturalistici e paesaggistici protetti e circa 500 ettari di produzioni agricole; dall’altra, lo stato di abbandono di strade di comunicazione interne e interpoderali e una rete di trasporto ferroviario al momento inefficiente e fortemente depotenziata.
Da un lato, la concessione di ricerca e estrazione idrocarburi in terra denominata “Tempa La Petrosa” che interesserà i comuni di Oriolo, Rocca Imperiale, Montegiordano, Canna e Nocara; dall’altro, la presenza di altre concessioni di ricerca e estrazione idrocarburi nel Mar Ionio.
Da una parte, la conversione da carbone a biomassa della centrale Enel di Rossano (un bel colpo se si pensa che questa centrale è posta fra la Sila Greca e il Pollino) riportata nell’invariata Strategia Energetica Nazionale 2017; dall’altra, la perdurante attività di un’altra centrale Enel a biomassa operante nella Valle del Mercure nel pieno Parco Nazionale del Pollino.
Da un lato, l’incredibile iniziativa di un’azienda privata che, nel cuore della Piana di Sibari, vorrebbe costruire un impianto per il trattamento dei rifiuti: 400.000 tonnellate di fanghi di ogni tipo e di scarti di macelleria provenienti dalla Campania, dalla Puglia e dalla Basilicata, oltre che dalla Calabria; dall’altro, il sito di stoccaggio e bonifica di combustibile nucleare (l’Itrec di proprietà dell’Enea che custodisce 64 barre di uranio arrivate negli anni Settanta dalla centrale statunitense di Elk River) che ha già contaminato le falde acquifere con cromo, trielina e idrocarburi fra Rotondella, Policoro e Nova Siri in Basilicata. Contro questo scenario apocalittico e a difesa di ambiente, clima e popolazioni, Raspa promuove il presidio e l’assemblea pubblica dell’8 dicembre.