Dimensionamento scolastico: il centralismo falcidia Corigliano-Rossano
6 min di letturaSi saccheggia lo Jonio per tutelare gli interessi cari ai poteri centralisti. In assenza di una reale ed autonoma visione di territorio, sulla jonica continuano dissennate operazioni sperequative
In Calabria, e particolarmente in alcune aree della Regione, il panorama dei servizi è sempre più caratterizzato da una serie di controversie che, giocoforza, conducono verso accorpamenti degli stessi. Con l’aggravante, non certo trascurabile, di arrecare un danno esclusivo a quelle zone periferiche e marginali rispetto agli equilibri dei centralismi storici.
Gli Enti intermedi calabresi, ognuno per propria parte, fedeli ai dettami imposti già dal Governo Draghi e perpetuati dal Governo in carica, hanno (ma sarebbe più oppurtuno dire avrebbero) proceduto a parametrare le autonomie delle proprie Istituzioni scolastiche. Il parametro richiesto, nel rispetto della norma, prevede un minimo di 1000 studenti per Istituto nei comuni superiori a 15mila abitanti e almeno 600 studenti per quei Comuni inferiori al dato demografico su riportato.
Quanto premesso, a introdurre le scellerate scelte che, nelle ultime ore, la Provincia di Cosenza ha consegnato in Regione con la bozza di dimensionamento scolastico provinciale. Nel richiamato contesto, si sta consumando una delle peggiori pagine della storia del centralismo legato al potere dei Capoluoghi storici. Una Città come Corigliano-Rossano (75mila ab.), dall’alto dei suoi oltre 5000 studenti frequentanti gli Istituti di secondo grado, vede accorpate le proprie scuole a 3 elefantiaci Istituti d’istruzione superiore.
Si pensi che centri come Castrovillari, con meno della metà della popolazione studentesca rispetto alla Comunità jonica e un dato demografico che comunque supera i 15mila abitanti, mantiene lo stesso numero di Dirigenze. Nella città Capoluogo, poi, dove il corpo studentesco si assesta su circa 9670 alunni (compresi circa 1500 studenti in forza ad ex autonomie di Comuni dirimpettai al Capoluogo), il numero delle autonomie d’istituto si equalizza su 9. Storture, dunque, che non hanno eguali e non lasciano spazio a fraintendimenti: senza una rinnovata visione di territorio, l’area jonica è destinata alla lenta e latente soccombenza. E pari discorso dicasi per gli Istituti comprensivi che vedono falcidiate ben 3 delle 9 autonomie a fronte di 7610 discenti.
È surreale pensare che per tutelare l’autonomia di scuole storiche come il Liceo Telesio (500 studenti circa), o numeri che non suffragherebbero 3 autonomie (Castrovillari, 2577 studenti), si faccia razzia del dimensionamento jonico, dove il dato della popolazione scolastica avrebbe tutelato — secondo i dettami disposti dallo Stato — almeno 5 Dirigenze per gli Istituti superiori e 7 per i Comprensivi.
Rincara la drammaticità della questione aver disegnato in riva allo Jonio, dalla cabina di regia di piazza XV Marzo, un polo liceale unico di 2000 studenti. Tale operazione, per motivi legati ad un drappello di studenti in più nell’ex polo rossanese rispetto a quello coriglianese, vedrebbe l’unica Dirigenza sull’area bizantina della Città. E va da sé che un’azione del genere potrebbe acuire gli spiriti separatisti di quei nostalgici che ancora oggi aizzano sentimenti scissionisti fra le due estinte Città. Con l’aggravante di additare scelte insensate al processo di fusione amministrativa e non già alle decisioni prese nelle fredde stanze del potere provinciale. Quartier generale — quello della Provincia bruzia — che, con ogni probabilità, disconosce finanche dove l’area jonica sia allocata. Vieppiù, nella consapevolezza che, con piccole levigature, entrambi i poli liceali jonici avrebbero potuto mantenere le proprie autonomie.
Quanto dichiarato, la dice lunga su come il centralismo cali dall’alto imposizioni che infliggono ulteriori squilibri in aree già pervase da problematiche importanti. Il tutto, per tutelare ed ovattare contesti che a stento riconoscono il significato del termine disservizio. Acclarando — e il file che dimensiona le autonomie scolastiche nei Centri della Provincia di Cosenza lo comprova — che l’ambito bruzio si conferma terra di figli e di figliastri. Vieppiù, conclamando l’inquadramento della terra jonica nella seconda delle su richiamate casistiche.
Ad aggravare, ancora, la drammatica condizione di trattamento inflitta allo Jonio è il dato che non tiene conto delle linee guida regionali sul livello di criticità dei Comuni della Provincia di Cosenza. Ebbene, mentre nel calderone delle Comunità a criticità “0” si concentra tutta la cinta di Municipalità che coronano la Città di Cosenza, Corigliano-Rossano giace in criticità “3”. Quasi la più alta della scala e ben oltre anche alcuni centri della Sila Graeca.
A questo punto sarebbe lecito chiedersi se nelle sale dei bottoni della Provincia di Cosenza siano a conoscenza del livello dei collegamenti infrastrutturali esistenti sullo Jonio. Così come, se siano state o meno parametrate scelte tenendo conto che i Comuni annoverati in criticità “0” distano dalla Città Capoluogo un intervallo di tempo compreso tra i 5 ed i 15 minuti di percorso, mentre lungo lo Jonio spostarsi da un Comune all’altro (e talvolta anche nello stesso Comune) equivale a fare un viaggio. Con ogni probabilità, la risposta a questi interrogativi non arriverà da parte di quegli Enti a cui lo Jonio torna utile solo per calcoli di natura meramente elettorale. Tuttavia, è bene si sappia che determinate scelte — nel nostro caso illogiche — vengono varate nei Capoluoghi. Pertanto, senza il sacrosanto diritto di un riconoscimento in tal senso a Corigliano-Rossano (ed in comunione con la Città di Pitagora), puntualmente ci ritroveremo a dover commentare e riflettere su tagli capestri applicati senza la benché minima cognizione di causa e senza la reale percezione del tessuto territoriale jonico; così come la storia degli ultimi decenni ci ha ripetutamente dimostrato.
Inoltre, le Popolazioni joniche così come la politica locale dovrebbero comprendere che la soluzione non può limitarsi a resistere agli accorpamenti (scolastici e non solo). La proteste, così come i pianti di coccodrillo, servono a poco. Si smetta, quindi, di perseverare nelle battaglie di Pirro sui social. In mancanza di un’azione corale finalizzata al riconoscimento di un’autonomia politica — scevra da lacci e laccioli che legano scampoli della vita amministrativa, sindacale e delle professioni joniche ai poteri del centralismo storico — non si andrà da nessuna parte. È necessario, altresì, estirpare il problema alla radice, cercando di stimolare lo sviluppo economico di tutto l’Arco Jonico. Il progetto di elevazione a Capoluogo di Corigliano-Rossano e l’idea di creare un’area metropolitana tra Gallipoli e Crotone rappresenterebbero opportunità interessanti per creare posti di lavoro e rinvigorire l’economia locale. Le menzionate iniziative potrebbero promuovere il turismo e il settore terziario, offrendo nuove prospettive di lavoro per i residenti. Senza la creazione di nuovi posti di lavoro, d’altronde, i prossimi anni saranno anche peggiori rispetto a quelli appena trascorsi: il dato demografico continuerà a calare e lo Jonio reciterà la parte del gatto che si morde la coda.
Nel frattempo è bene che la politica, a tutti i livelli istituzionali, s’impegni per scongiurare operazioni di taglio indiscriminato ed insensato. E, contemporaneamente, le popolazioni joniche si mobilitino! Sarebbe opportuno che i Cittadini evitassero la malsana abitudine dell’eccesso di delega. Concentrandosi, magari, su azioni che possano consentire al territorio jonico di aspirare alla propria autonomia, liberandosi dal cappio centralista. Autonomia, fra l’altro, suffragata dai numeri e non già figlia di capricci o barricate campaniliste.
Solo così facendo sì potrebbe procedere a scelte e decisioni consapevoli, poiché ad operare sarebbero persone del luogo che, presumibilmente, dovrebbero conoscere i limiti e le potenzialità del territorio in cui vivono.