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Diritto ed economia: un Latinorum che non si risparmia!

4 min di lettura

Ogni classificazione onomaturgica ha una sua matrice classica che ne giustifica l’orientamento: ragion per cui  è anti-economico liquidare il latino o il greco, perché sono compagni che  ci ac-compagnano  in tutto, anche quando si ammantano d’ombra, come ai giorni nostri.
Diritto ed economiaRoba da Horror, potreste dire, allora!
Non credo proprio: se mai, sono Angeli custodi a tutela (dal lat. “custodia”) di un annuncio (dal gr. “anghello”), quella di una comunicazione che, senza le lingue antiche, stenterebbe veramente a sopravvivere.
Una snella checklist, forse, mi scongiura il periculum deteriorationis del Latinorum, con un brocardo in appello, per cassare senza pollice verso  la  sua vita, e scassarne un po’ la vostra, ahahah:

    • Alibi: argomento di difesa con cui l’imputato dimostra di non aver commesso un reato, in quanto si troverebbe in quel frangente “altrove”, ovvero in un luogo diverso da quello del misfatto; per estensione indica anche un pretesto, una scusa, una giustificazione (ad esempio “cercare un alibi morale”);
  • Bonus-malus (lett. “buono-cattivo”): espressione introdotta nel sistema assicurativo, si dice di una polizza per autoveicoli, in base alla quale l’automobilista che non ha avuto incidenti (faccia gli scongiuri per come sa o come può!) paga un premio via via inferiore, mentre chi ne  ha provocato è soggetto, invece, ad un altro via via superiore;
  • De iure : “secondo diritto”, indica conformità alle norme giuridiche;
  • Deficit: designa in genere un ammanco, una carenza, un’insufficienza; si dice specialmente di un disavanzo, di eccedenza del passivo sull’attivo in un bilancio;
  • Iter: “viaggio”; oggi si dice in senso traslato del percorso legislativo che porta all’approvazione di una legge, o delle formalità burocratiche relative all’espletamento di una pratica;
  • Ius gentium: è il diritto internazionale, alla lettera “il diritto delle genti”;
  • Omissis ( sott. ceteris, lett. “omesse le altre  cose”, nel costrutto di un ablativo assoluto, divenuto poi ellittico): è formula usata di frequente in testi, specie di carattere giuridico-amministrativo, per avvertire che sono stati tralasciati, omessi, dati o parole non ritenuti necessari;
  • Pro forma; “per pura formalità”, per salvare le apparenze, nella legge e, oggi, anche nelle relazioni, ahimè!
  • Pro tempore : “temporaneamente”, di durata limitata; sintagma usato comunemente per indicare la temporaneità di una carica, di una concessione;
  • Quorum (lett. “dei quali”): deriva dalla frase latina medievale quorum vos…duos (tres, quattuor, etc) esse volumus, “dei quali vogliamo che voi siate due (tre, quattro, eccetera)”; nel linguaggio moderno designa il numero minimo legale dei voti espressi o dei votanti presenti per la validità di una deliberazione o di un’assemblea;
  • Referendum: è riduzione della parte polirematica convocatio ad referendum, “convocazione per riferire”; nel nostro linguaggio politico designa una consultazione diretta del popolo, chiamato ad approvare o a rifiutare con il voto una legge specifica o un atto normativo. Per estensione il termine indica qualsiasi votazione diretta di persone su una questione proposta;
  • Sine die: “senza scadenza”, è detto di rinvio a tempo indeterminato;
  • Sub condicione: “sotto il vincolo di una condizione”; si dice in relazione ad atti la cui validità è condizionata da particolari riserve;
  • Ultimatum: in diritto internazionale è l’intimazione con cui uno Stato fa conoscere ad un altro le “sue proposte e condizioni” circa una data questione, chiedendo precisa risposta; in senso comune esprime ingiunzione o richiesta perentoria ed estrema;
  • Una tantum (lett. “una volta soltanto”: locuzione propria del lessico giuridico-amministrativo; si dice in genere di un pagamento straordinario, imposto in via eccezionale.

Ora, ai margini di questa sopravvivenza classica, in uso e riuso specialistico,  mi preme sottolineare quanto l’impegno civile sulle memorie vada a costituire un’autentica identità territoriale: se pian pianino, poi, legalizziamo la svendita della nostra Storia, cosa che sta succedendo con molta frequenza ed in modo indolore, tra le altre cose, da più parti (anche tra professionisti del sapere, anestetizzati  forse da scelte che fanno colpo sulle iscrizioni scolastiche, per sopravvivere ai dimensionamenti d’Istituto, mi permetto di aggiungere!), facilmente consegneremo all’asta pubblica di un domani quei beni per cui finora siamo andati fieri per tutto il mondo.
Un àmbito, quello greco-latino, che, in realtà diverse, sarebbe l’abito intellettuale più ambìto: da noi, invece, fa gola il Dio trino e quattrino, che non impiega molto tempo a far sì che il pretium succedit in locum rei (ossia che “il prezzo prenda il posto della cosa”) e qui, a diritto, dobbiamo tutti puntare i piedi e salvaguardare la nostra Economia, finché siamo in tempo!

La pros-petti-va è, di petto, uno sguardo sentimentale su un background culturale: un’Educazione che l’etimologia (da ex e ducĕre) ci restituisce ad un volto di Verità cui essere ri-volti.
Un tirare fuori e non un buttare all’aria: eccolo qui il senso, sennò del senno di poi son piene le fosse.

Prof. Francesco Polopoli

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