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Discorso di Pericle di fine anno

4 min di lettura

Ai margini del servizio, girato dalla troupe di Striscia la notizia ieri sera, mi sono interrogato ripetutamente sulla battuta d’arresto, che è toccata alla nostra realtà territoriale, agli arresti, perché commissariata.

L’animo fiducioso di fine-anno, tuttavia, auspica un risveglio germinativo: del resto, nel buio della terra, il seme ha il tempo di mettere radici.
E Lamezia è proprio come un seme: nutrito con pensieri di Primavere non stagionate non può che rifiorire.
La politica deve necessariamente incarnare la buona pratica del dis-sodare: e la scuola dell’Ellade, andando al sodo , si fa consiglio di un do-mani migliore, a patto che lo sapremo affidare a buone mani.
Spes ultima dea est!

In assenza del primo cittadino, lascio che sia proprio Pericle  l’interlocutore ideale, cui far riferimento, senza delegittimare il discorso a reti unificate dell’attuale Presidente, al fine di risvegliare le coscienze di chi ci amministra, nei fatti e non solo nelle parole!
Un paese di solo fiato è, in atto, un misfatto: appelliamoci alla norma-lità, fissando delle norme per un restyling urbano più credibile in avvenire. Diversamente, nulla togliendo a Bellini, canteremo delle misere Norme. Arie fritte, da opera buffa!

……

[Siamo all’inizio della guerra del Peloponneso – Atene è al massimo della sua potenza –: alla fine del primo anno Pericle commemora, secondo la tradizione della città, i caduti ateniesi.
Con grande maestria Tucidide utilizza questa occasione per far comprendere al lettore come gli Ateniesi “vivevano” l’éthos della loro città].

Tucidide, Storie, II, 36-41( trad. in rid. F. Ferrari)

1° Comandamento

Un paese senza memoria è spaesato:

Non tradurre le tradizioni nella realtà quotidiana è il più alto tradimento!

(36) Comincerò prima di tutto dagli antenati: è giusto ed altamente doveroso che in tale circostanza a loro sia tributato l’onore del ricordo. Questo paese lo trasmisero libero ai discendenti e fu tutto merito del loro valore.

2° Comandamento

Valore della Costituzione democratica:

i diritti di tutti ed il governo dei migliori,

secondo il merito, e non dove il merito è ultimo di lista.

(37) Abbiamo una costituzione che non emula le leggi dei vicini, in quanto noi siamo più d’esempio ad altri che imitatori. E poiché essa è retta in modo che i diritti civili spettino non a poche persone, ma alla maggioranza, essa è chiamata democrazia: di fronte alle leggi, per quanto riguarda gli interessi privati, a tutti spetta un piano di parità, mentre per quanto riguarda l’amministrazione dello stato, ciascuno è preferito a seconda del suo emergere in un determinato campo, non per la provenienza da una classe sociale, ma più che per quello che vale. E per quanto riguarda la povertà, se uno può fare qualcosa di buono alla città, non ne è impedito dall’oscurità del suo rango sociale.

3° Comandamento

Il sapere come sapore cittadino:

la bellezza della geografia colta e coltivata.

(40)  Amiamo il bello, ma con misura, e  dedichiamoci al sapere,  ma senza debolezza; adoperiamo la ricchezza più per la possibilità di agire, che essa offre, che per sciocco vanto di discorsi, e la povertà non è vergognosa ad ammettersi per nessuno, mentre lo è assai più il non darsi da fare per liberarsene.

4° Comandamento

L’incuria come riflessione di cura per il proprio paese:

il monumento del proprio impegno come reale testimonianza.

(41) Noi spieghiamo a tutti la nostra potenza con importanti testimonianze e molte prove, e saremo ammirati dagli uomini di ora e dai posteri senza bisogno delle lodi di un Omero o di un altro, che nei versi può dilettare per il momento presente, mentre la verità sminuisce poi le opinioni concepite sui fatti, ma per aver costretto  monumenti eterni delle nostre imprese fortunate o sfortunate.

E mi fermo al quarto comandamento, come quello biblico: Onora il padre…e la madre, solo per stemperare quella legge del padrino, che dalle Alpi agli Appennini, ci è erroneamente tributata come popolazione tutta. C’è una realtà che opera in silenzio sul territorio lametino e che dis-identica stereotipi e cliché largamente diffusi. Ricordiamocelo tutti!

Gratia, gratiae, Gratis, Graziellorum, Graziella, Ntoni (il padre di Grazia: se non  lasci in pace sua figlia ha detto che ti fa fhellis fhellis).

Ironica declinazione maccheronica, per sdrammatizzare un po’fatti e misfatti della piana  dei tria corda!

Prof. Francesco Polopoli

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