Domenico Giampà e la crisi del Partito Democratico
3 min di letturaDomenico Giampà, Segretario di Federazione è stato incaricato di unire il Partito Democratico in una fase delicatissima, ha dimostrato in modo inequivocabile la sua totale inadeguatezza
Comunicato Stampa
A distanza di due mesi dal suo insediamento come commissario, le criticità che avrebbe dovuto risolvere non solo permangono, ma si sono addirittura acuite. La sua azione si è caratterizzata per forzature gravi e inaccettabili.
Emblematico è il caso della proposta di candidatura di Doris Lo Moro, che era stata già oggetto di divisione irreversibile, riproposta dal commissario al tavolo del centrosinistra senza alcun coinvolgimento della base del partito o dell’assemblea degli iscritti, forse confuso da qualche organo di informazione. Una scelta che ignora deliberatamente la necessità di costruire consenso, ascoltare la base e favorire la partecipazione.
Questo approccio non solo è miope e sconsiderato, ma rappresenta un grave esempio di autoreferenzialità politica.
Ognuno è libero di parlare alla città nel modo che ritiene più opportuno, ma sia chiaro che non è espressione di nessun mandato politico.
A rendere ancor più grave la situazione è il rifiuto deliberato di considerare le candidature alternative, avanzate durante un incontro ufficiale, di Lidia Vescio e Rosario Piccioni.
Entrambe rappresentavano una legittima opportunità di rinnovamento, espressione di un possibile ricambio generazionale e di vitalità interna al partito.
Giampà, però, ha scelto di non presentare queste proposte alle forze politiche alleate, limitandosi a promuovere unicamente la candidatura di Doris Lo Moro, ritenuta a lui più gradita. Questo comportamento è incompatibile con la postura di terzietà e neutralità che un commissario dovrebbe mantenere in una fase così delicata.
Così facendo si va incontro ad una sicura cristi del campo progressista, di cui deve assumersi la responsabilità chi pervicacemente sostiene questa linea. Forse è il caso che il Commissario rifletta sulla sua capacità di svolgere questo ruolo.
La segreteria regionale e nazionale, si assumano la responsabilità di dirigere questa delicata fase del Partito Democratico di Lamezia.
La candidatura al di fuori di ogni accordo di coalizione, è un segnale di personalismi che distrugge un cammino di costruzione progressista per il futuro della Citta di Lamezia Terme. Questa gestione non fa che alimentare malcontento interno, rafforzare divisioni e incrementare la sfiducia di militanti ed elettori.
Proseguire su questa strada significa condannare il Partito Democratico a una crisi irreversibile, nonché al rischio concreto di una sconfitta politica definitiva.
Si riconvochi urgentemente il tavolo del centro-sinistra per continuare un lavoro unitario ,per addivenire in tempi brevi ad una sintesi progettuale e di proposta di candidatura. Il Partito Democratico ha bisogno di un cambio di rotta e tornare ad essere un luogo di confronto, partecipazione e rinnovamento politico.
Gli iscritti non hanno alcuna possibilità di intervenire e restano all’oscuro rispetto alle linee guida del programma elettorale riguardante temi come la sostenibilità, l’intelligenza artificiale e altre questioni emergenti. Soltanto un’apertura al dialogo e alla costruzione condivisa potrà restituire al partito credibilità, energia e centralità politica.
Questo è il nostro obiettivo per dare un futuro alla città di Lamezia Terme, dove i giovani possano essere protagonisti e artefici di nuove prospettive per la città.
Fernando Miletta, Vittorio Paola, Lidia Vescio ,Giovanni Gallo, Francesco Carito, Marco Vescio ,Domenico Taverna, Stefano Capriglia, Elvira Falvo, Alessio Vescio , Caterina Mastroianni ,Raffaele De Fazio, Demetrio De Benedetto, Nicola Palazzo, Serena Valeria Viviano ,Giovanna Ruberto ,Giandomenico Crapis ,Giuseppina Mastroianni, Riccardo Piacente, Tommaso Alessio, Vincenzo Laganà, Giuseppe Saffioti, Vittoria Notaris, Maurizio Turco