Droga: traffico di cocaina, 14 arresti nel reggino
2 min di letturaOperazione della polizia, due indagati trovati in bunker sotto casa
REGGIO CALABRIA. Utilizzavano anche un minore per confezionare la cocaina, occultarla nelle autovetture e consegnarla agli acquirenti.
È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Domenico Armaleo su richiesta del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Giuseppe Lombardo e dei sostituti Diego Capece Minutolo e Alessandro Moffa, con la quale è stato disposto l’arresto di 14 persone – una irreperibile – persone ritenute affiliate alle cosche Giorgi e Mammoliti di San Luca con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina.
Due degli arrestati sono stati individuati all’interno di altrettanti bunker realizzati nelle loro abitazioni. Uno, Giuseppe Giorgi, fratello di Giovanni Giorgi detto “u famosu” considerato la figura di spicco dell’organizzazione riconducibile alla cosca “Giorgi Romeo” – anche lui arrestato -, ha anche tentato di disfarsi di alcuni cellulari gettandoli in una bacinella di acido e rimanendo intossicato. E’ stato soccorso dagli agenti della Squadra mobile e del Commissariato di Siderno della polizia che lo hanno arrestato.
Nell’operazione, denominata “Koleos”, sono indagate, complessivamente. 25 persone, oltre al minorenne per il quale procede la Procura dei Minori di Reggio Calabria. Le indagini condotte dal commissariato di Siderno hanno preso le mosse dalla cattura dell’ex latitante Rocco Mammoliti, arrestato in Olanda il 9 giugno 2016 ed estradato in Italia il 18 agosto dello stesso anno. La Dda è riuscita a individuare le basi logistiche dei trafficanti che, a Benestare, nella Locride, utilizzavano un capannone come quartier generale.
La droga finiva in Puglia e in Sicilia mentre la contropartita veniva versata ai boss in una macelleria. In un solo giorno, tre indagati hanno consegnato quantitativi di cocaina per un valore di 340 mila euro.
Il denaro, diviso in mazzette, era nascosto all’interno di un’auto in quantità tale che gli investigatori della Squadra mobile ha ascoltato un’intercettazione in cui un’indagata diceva: “la macchina le sta vomitando”. (ANSA).