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Dux in scatola a Innesti Contemporanei

3 min di lettura

Dux in scatola Sulla scena Daniele Timpano, Dux in scatola. Un baule in primo piano, un baule che non si aprirà e in fondo lui, Daniele Timpano, in silenzio, in nero. La distanza Temporale tra noi e il fatto storico che narrerà viene colmata da quel silenzio, quello stare in scena guardando immobile il fatto storico nel suo divenire senza possibilità di intervenire se non raccontandolo.

Scandendo i giorni. Dux in scatola è la storia di Mussolini, la storia della sua prigionia, della sua fucilazione, del corpo morto portato a Piazzale Loreto con Claretta Petacci ed altri 15 fascisti fucilati, per essere poi esposti, impiccati, al ludibrio dei passanti. Comunicato del 29 aprile 1945.”Qui Valerio decide di scaricare i cadaveri a terra, proprio dove le vittime della strage del 10 agosto 1944 erano state abbandonate in custodia ai militi fascisti della Muti, che li avevano dileggiati e lasciati esposti al sole per l’intera giornata, impedendo ai familiari di raccogliere i loro resti.” Dux in scatola è la storia del fascismo vivo e vegeto fra noi, non più simulacri e bottigliette a Pedrappio, è la storia di giorni e giorni in un corpo morto chiamato Dittatura. Il corpo morto parla e racconta. Il fascismo e il consenso. Duce Duce, gridava la folla, Duce Duce, e il saluto fascista e il ventennio fascista. Un corpo offeso eppur si racconta con la stessa distanza con cui ormai si raccontano i morti altrui: I tantissimi oppositori al fascismo fucilati e torturati. Seppellito il corpo, la notte tra il 22 aprile e il 23 aprile 1946, all’approssimarsi del primo anniversario della sua morte, tre fascisti, Mauro Rana, Antonio Parozzi e Domenico Leccisi, facenti parte del Partito Democratico Fascista, ne trafugarono la salma.  Dux in scatola e la repubblica nasce al canto di Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, dall’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Dov’è la vittoria?

In quel baule, ritrovato e riconsegnato alla famiglia Mussolini il 30 agosto 1957. In una scatola la storia d’Italia raccontata con sequenze storiche puntuali, giorno per giorni, nei giorni in cui avvengono i fatti.
Una precisione da storico, una cadenza da speaker televisivo, una presenza scenica da mimo, mimare un corpo morto che parla, vitale e presente, una lezione di teatro.

L’ora è tarda al Castello di Squillace, soffia il vento e non lo sentiamo. Applaudiamo e applaudiamo Daniele. Applaudiamo la ricerca delle fonti, applaudiamo la storia riconsegnata a noi spettatori, a noi facenti parte di una nazione che dimentica, maldestra, il corpo morto dal quale non si è staccata.  Brividi e paure per altri corpi morti, per altri ventenni di storia recenti, per altro sciupio nel correre dei tempi e delle scelte.

Su tutto questo però non può il teatro intervenire, il teatro è in Daniele, nel suo impersonare i gesti e la velocità, il fluire dei fatti, nella successione scandita a mo’ di denuncia e nel riconciliarci con la scena.

La rassegna al Castello di Squillace “Innesti contemporanei”, il festival di teatro ideato e diretto da Nastro di Mobius con la direzione artistica di Saverio Tavano.

Ippolita Luzzo

Foto Angelo Maggio

 

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