El Tango, quel pensiero triste che si balla
3 min di letturaVenerdì 3 febbraio 2017. Sul palcoscenico del Teatro comunale Grandinetti di Lamezia Terme, nell’ambito della Stagione di Teatro organizzata da AMA Calabria con il patrocinio della Città di Lamezia Terme, in scena Tango Nuevo interpretato dalla Roberto Herrera Tango Company di Roberto Herrera le cui doti di coreografo e ballerino sono universalmente riconosciuti.“Il tango è un pensiero triste che si balla”, così lo definiva Enrique Santos Discepolo, in arte Discepolìn, autore di tanghi.
Il tango è un ballo d’amore e di morte, di passione e di nostalgia senza ritorno. Esso porta in sé la violenza dell’eros, il rischio, l’antagonismo, lo schianto. Se il valzer vola verso una lontananza infinita, il tango risuona come l’ultima volta, con una sua allegria disperata. Etereo e volteggiante il valzer quanto assoluto, perentorio, egocentrico, coinvolgente il tango.
La malinconia suscitata dal tango ha la brevità di un lampo di fosforo, un istante… quando il piacere dell’eros si fa intollerabile. Il valzer fa turbinare le immagini, il tango è un gesto fulmineo nel nulla. La sua tristezza non è confortata. Il tango non conosce lieto fine.
È così che la Roberto Herrera Tango Company accompagna il pubblico in questo cerimoniale avvolgente e ipnotico che dai bordelli di Buenos Aires passa ai ricordi antichi dei gauchos del Rio de La Plata abilissimi a maneggiare le bolas, alla cultura meticcia degli emigranti con le tipiche danze folckloriche alla milonga con echi di habanera cubana e condombé africano fino alle sonorità del tango nuevo.
5 coppie di ballerini con Laura Legazcue e Roberto Herrera primi ballerini, guest Estanislao Herrera, musiche originali argentine di Osvaldo Pugliese, Julio De Caro, Astor Piazzolla, Gotan Project, Ariel Rodriguez eseguite da un’orchestra composta da pianoforte, violino, bandoneon e basso e la voce potente e calda di Marili Machado alla chitarra, interprete -tra le altre – di una deliziosa “Verdulera” accompagnata dal bandoneon del M° Simone Marini.
In questo viaggio sonoro e visivo dove tutto è velocità e lentezza, precisione e invenzione, torsione di vertebre e avvitamenti di gambe, passeggiate, corse e scivolate, baci negati e avvinghiamenti, silenzio e complicità tra un corte e una quembrada, un passo e una media luna, un ocho e una refolada, una sacanda e un rosque si dipana questa sorta di rituale sociale che vede a confronto anche tre interpreti solo maschili e dove persino nei momenti di danza collettiva, apparentemente corale e uguale, ciascuno preserva una sua identità e autonomia riconoscibili mentre l’orchestra suona generosa eseguendo nel finale un magnifico “Libertango” di Piazzolla.
Doppio bis con la “Cumparsita” e una milonga.
Magnifici tutti. Pubblico in delirio.
Giovanna Villella