Enrico Nicotera, la breve ed intensa vita del barone di Martà
4 min di lettura“Ti vedo ancora bello nei tuoi ventott’anni, eretto come un giglio nella tua giovinezza allegra e gagliarda, e negli occhi dolcissimi e profondi, come in due specchi ustori, si riverberavano le irrequietezze, le audacie, i sogni della tua mente ardita. Ti vedo ancora nel tuo profilo aristocratico e perfetto, mentre su l’ampia tua pallida fronte passavano, a quando a quando, i lampi della tua intelligenza” (Dal discorso dell’avv. Caio Fiore Melacrinis).
Enrico Nicotera nacque a Platania nel settembre 1887 dal barone nicastrese Cesare Nicotera di Martà e dalla marchesa Anna di Francia, secondo di cinque figli. Ricevuta la più salda educazione domestica, frequenta il collegio della Badia Fiesolana a Firenze, per poi iscriversi alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli. Conclude gli studi al politecnico di Torino e, nel mentre, presta servizio come volontario in artiglieria.
Si trasferisce poi a Parigi a perfezionarsi in Meccanica, il che lo rende maestro e genio della sua arte. Tra il 1914 e il 1915 ricopre la carica di ufficiale di complemento del 3° reggimento artiglieria e procede quindi in aviazione quale verificatore dei motori e dei materiali di aviazione a Milano.
Ben presto gli viene riconosciuto il merito di aver adempiuto con straordinario ingegno alle mansioni più delicate; dopo aver conseguito il brevetto di pilota aviatore, viene assegnato alla difesa aerea di Milano. Il 13 dicembre 1915, sul campo di Taliedo, il barone Nicotera (allora ventottenne) salì in volo d’istruzione su di un biplano Farman con l’aspirante mitragliere Pasquale Balzarini.
Ad un tratto l’estremità di un’ala si piegò e l’apparecchio precipitò rovinosamente, nonostante ogni sforzo del pilota. Il velivolo si schiantò al suolo e per i due uomini non vi fu scampo. Abbiamo potuto raccogliere la testimonianza un noto aviatore di Milano che fu presente alla fatale caduta: “Il biplano montato dai due era un Farman adibito ai voli di istruzione per gli allievi della scuola. Nicotera, uno dei nostri migliori piloti, aveva già fatto delle arditissime evoluzioni e conosceva perciò alla perfezione l’apparecchio. Egli addestrava i volontari mitragliatori. Balzarini volava per la prima volta ed appartenendo al battaglione volontari Negrotto aveva fatto domanda di essere ammesso nel corpo mitragliatori. Il povero Balzarini nel montare a bordo era sorridente. Rivolgendosi a me, che gli allacciavo il cinturone di sicurezza, espresse la sua viva soddisfazione nel vedere appagato un suo più vivo desiderio”.
“L’apparecchio s’alzo subito velocemente e con sicurezza si portò ad un centinaio di metri di altezza. Io ed altri compagni dal basso seguivamo il volo. Ad un tratto, mentre il Farman si trovava sopra di noi, notai che l’estremità di un’ala – forse per la rottura di un tirante – si era improvvisamente piegata. Feci appena in tempo ad avvertire i presenti di allontanarsi che l’apparecchio, spinto a velocità pazza dal motore in moto, cadde perpendicolarmente a dieci metri da noi. Dopo il primo istante di panico, io, un maresciallo addetto alla scuola e un medico, accorremmo vicino al Farman fracassato. Essendosi il motore spostato, per un istante sperammo che i due sfortunati si fossero potuti salvare, ma purtroppo non estraemmo che due cadaveri”.
“Crede che Nicotera abbia tentato di raddrizzare l’apparecchio?”, è stato chiesto al testimone. “Certamente egli comprese il pericolo – ha ribadito l’aviatore presente all’incidente – ma poiché il motore era acceso ogni suo sforzo fu vano. Credo però che anche a motore spento la disgrazia non si sarebbe potuta evitare, dato che l’apparecchio mancava di un elemento essenziale, come uno dei tiranti dell’ala”. Le salme dei due disgraziati aviatori vennero poste nella palazzina del Comando a Taliedo in attesa del nulla osta delle autorità. Il sottotenente Enrico Nicotera apparteneva ad una nobile famiglia calabrese. Era apprezzato come un abilissimo pilota. Balzarini aveva 25 anni ed abitava con la famiglia in via Ospedale 12″.
La salma del Nicotera, con imponenti funerali, fu sepolta nel mausoleo di famiglia nel cimitero di Nicastro.
“Ricordo un giorno, or non è molto, in cui si parlava della guerra, e vi era chi, dolente per notizie tristi, si mostrava perplesso, e chi alla guerra imprecava come ad una calamità senza pari. Un uomo sorse innanzi a noi, ed era un padre ed aveva tutti i figliuoli in pericolo; ed anche l’ultimo di essi era pronto a partire. Egli, sopratutti, teneva per uno”. Disse quell’uomo: “In questo momento i nostri figli non sono nostri, i nostri figli appartengono alla Patria e, credetemi, ve lo dico io, che ho tutti i miei figli in pericolo”. In quel momento la sua figura era sculturata di grandezza e quelle parole caddero fra noi come la voce di un romano ai tempi dell’Uticense. O Enrico, quell’uomo era tuo padre e temeva per te!
Lucrezia Giulia Nicotera