Il factotum lametino
2 min di lettura
Famosa è la cavatina di Figaro nel Barbiere di Siviglia di Rossini “Largo al factotum”, in cui il protagonista dice di essere desiderato da tutti (“Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono, / donne, ragazzi, vecchi, fanciulle / … / Pronto prontissimo son come il fulmine: / sono il factotum della città”)
Del resto anche Manzoni ne I Promessi Sposi (capitolo XVII) fa dire a Bortolo, quando Renzo gli si presenta nel filatoio dopo i “fatti di Milano”: «E, a dirtela, …. senza vantarmi: lui il capitale, e io quella poca abilità. Sono il primo lavorante, sai? E poi, a dirtela, sono il factotum».
Ovviamente, il termine, al di là dei passi succitati, un’accezione positiva spesso non ce l’ha: non è che fa (fac) tutto (totum), alla latina, ma spesso fa di tutto per essere noioso.
A questo punto vale il nostro adagio lametino che dice: «si vo’ èssar’amàt’e disiàtu, ‘un jìr’allu spissu nduvi si’ bbulùtu» («se vuoi essere amato e desiderato, non andare spesso dove sei ben accetto»).
Quindi, un po’ di contegno: non avevano ragione i nostri antichi, per concludere, che ospite raro è ospite caro!?
A ciascuno il suo…di giudizio, solo una pillola proverbiale, nient’altro di più!
Prof. Francesco Polopoli