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Fatti di Musica. Commedia “Divina” e umanissima

5 min di lettura

Catanzaro, 16 febbraio 2020. In scena al Teatro Politeama la quarta replica dell’Opera Musical La Divina Commedia, regia di Andrea Ortis che firma i testi insieme a Gianmario Pagano su musiche di Marco Frisina. Uno spettacolo prodotto dalla Mic e organizzato da Ruggero Pegna per Fatti di Musica edizione 2020.

L’imponenza e la forza espressiva di un allestimento che va oltre la definizione di Opera Musical. Questa Divina Commedia è “Teatro totale” a più livelli, nei confronti dello spettatore in cui accende ricordi, coscienza e immaginario e nell’uso e commistione, riuscitissimi, delle varie arti: letteratura, musica, reminiscenze pittoriche e danza.

Il confronto dell’uomo Dante con la morte e con la vita si svolge mostrando una gamma di emozioni in dinamica vivissima. Il suo viaggio ultramondano risulta perfettamente strutturato sul piano drammaturgico che àncora la narrazione alla contemporaneità e poi, in rewind, attraversa sette secoli di storia raccontati per immagini restituendo, in una scena di grande suggestione, il Sommo poeta intento a sfogliare la sua monumentale opera prima di viverla mentre la voce narrante di Giancarlo Giannini, carezzevole e intensa, racconta della polvere del tempo. Polvere che trova il proprio correlativo oggettivo nel dissolversi delle lettere dei versi proiettati sui teli.

La magnificenza dell’apparato scenografico è un connubio di tradizione e innovazione, di legno e di pixel, in cui la maestria artigianale delle creazioni sceniche quali la barca di Caronte, la porta dell’Inferno, l’albero che intrappola Pier delle Vigne, la tolda della nave di Ulisse, il cerchio – figura mistica per eccellenza e simbolo dell’armonia – avvolto nel lumen gloriae da cui appare Beatrice convive in simbiosi con le immagini vivide e potenti proiettate in 3D su velari impalpabili in un incalzarsi di visioni: l’intrico di rami della selva oscura, le tre fiere, le vespe e i mosconi che tormentano gli ignavi, il gelo e le fiamme, incombenti cieli plumbei e mari procellosi, Lucifero orribile e insaziabile come il peccato … La deriva e la periferia di un universo erratico ed errante che si stempera nell’armonia cangiante dei tableaux crepuscolari del Purgatorio in un profluvio di rosse e caduche foglie autunnali e verdi primavere eterne per arrivare ai notturni cieli michelangioleschi e al fulgore del Paradiso con beati, santi e bianchi angeli nimbati.

Straordinaria l’intensità interpretativa di tutto il cast: Antonello Angiolillo disegna un Dante umanissimo e tormentato da dubbi e angosce, il Virgilio di Andrea Ortis è maestro premuroso e affettuoso padre putativo che si interroga rammaricandosi – quasi – della sua condizione che non gli consente di poter accompagnare Dante fino al Paradiso e godere della luce divina a lui preclusa. Myriam Somma è una Beatrice donna e Madonna in cui il ricordo dell’amore terreno si sublima in quello divino, Noemi Smorra è una dolente Francesca da Rimini che canta il sentimento amoroso e lo smarrimento dei sensi e della ragione e una Matelda enigmatica e virginale. Di gran temperamento l’Ulisse di Angelo Minoli nella sua ricerca di “canoscenza” inghiottito con i suoi naufraghi nel mare di seta mentre Antonio Sorrentino in  Caronte mostra tutta la sua carica demoniaca di figlio delle tenebre che si volge in umana compassione per il Pier Delle Vigne, vivo e gemente ramo tra i rami.  Di struggente dolcezza la Pia De’ Tolomei di Federica Basile che in un sol verso sublime “Ricordati di me” condensa la sua pena per la sua giovane vita spezzata e ancora Antonio Melissa che nella figura del Conte Ugolino sottolinea il dolore eterno e implacabile di un padre laddove il suo Catone rivendica con fierezza la propria scelta di libertà.

Le coreografie di Massimiliano Volpini sono costruite secondo composizioni geometriche, dinamismi lineari, studiate campiture di spazi colorati. Coreografie che non sono puri movimenti del corpo, pur nell’altezza della perfezione esecutiva di assolo, pas de deux, movimenti corali con aggrovigliamenti di corpi, pas d’élévation, prese aeree e slanci acrobatici,  ma svolgono una vera e propria funzione drammaturgica enfatizzando la narrazione. Eccellente il corpo di ballo guidato dal capoballetto Mariacaterina Mambretti e composto da Marina Barbone, Danilo Calabrese, Fabio Cilento, Rebecca Errori, Raffaele Iorio, Luca Ronci, Federica Montemurro, Giovanna Pagone, Giuseppe Pera, Raffaele Rizzo, Michela Tiero, Alessandro Trazzera, Alessio Urzetta.

La scenografia, firmata da Lara Carissimi, usa in maniera ricercata ed estetizzante colori, trucchi, stoffe, abiti e ambientazioni presentando oltre 70 tableaux dominati dal fasto visivo e dall’immaginazione e disloca l’azione scenica su più livelli con impalcature, pedane mobili, elementi sospesi, piani inclinati illuminati dalle suggestive luci di Valerio Tiberi che si riverberano anche sul fruscio di sete, tulle e damaschi dei pittorici costumi in un trionfo di nero, rosso, blu, oro, bianco.

Alla bellezza stupefatta delle composizioni orchestrali di Marco Frisina si affianca la musica live di Marco Molino, Giulio Costanzo, Roberto Di Marzo con colori sotterranei, sinistri, cupi come prodotte dalle ansie covate nelle viscere della terra durante la permanenza nell’Inferno per poi liberarsi dai toni grevi e alitare la felicità silvestre nel Purgatorio fino alle aeree melodie celesti nel Paradiso.

La regia sapiente e rigorosa di Andrea Ortis, pur arricchendo alcuni personaggi di sdoppiamenti figurativi che si esibiscono come in un gioco di specchi, lavora per sintesi e sottrazione affidando alle immagini proiettate da Virginio Levrio e a fugaci ma preziose presenze, il raccordo narrativo tra i vari quadri su testi di Gianmario Pagano e dello stesso Ortis.

Standing ovation e applausi interminabili per questo capolavoro senza tempo che sa parlare agli uomini di ogni tempo.

Giovanna Villella

[ph_Massimiliano Natale]

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