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Febbraio 1992, scoppia lo scandalo Tangentopoli

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È l’alba di lunedì 17 febbraio 1992 e l’Italia si sta svegliando per una nuova settimana lavorativa. Quella che sorge sotto un grigio cielo invernale sarà una giornata che cambierà per sempre il Paese.
Nel tardo pomeriggio, a Milano, viene arrestato Mario Chiesa, presidente dello storico Pio Albergo Trivulzio e noto esponente del Partito Socialista Italiano e vicino al segretario del partito nato a Genova nel 1892 Bettino Craxi, beccato mentre riceve una tangente di 7 milioni di lire in biglietti da centomila lire dall’imprenditore Luca Magni, costretto a consegnargli la “bustarella” per ottenere l’appalto delle pulizie nell’albergo. «Questi soldi sono miei» griderà l’esponente del PSI provando un’impacciata difesa; dopo qualche ora si ritroverà ospite del carcere di San Vittore.

Tangentopoli
Mario Chiesa e Bettino Craxi

Sembra un avvenimento come tanti altri, e invece è il principio di qualcosa di molto più grosso, è l’inizio di Tangentopoli, lo scandalo che in due anni canterà il requiem alla Prima Repubblica. Da quel giorno comincerà a rompersi qualcosa nel meccanismo della politica italiana. Un rottura mai rinsaldata.
Inizia in quel febbraio di venticinque anni fa la stagione di “Mani pulite” che vedrà coinvolta buona parte della classe politica operante in Italia in quegli anni.
I giudici del pool di Milano, con a capo il sostituto procuratore Antonio Di Pietro, cominciano a fare i nomi di molti leader politici e grossi imprenditori.
I nomi più pesanti sono quelli di Bettino Craxi, segretario del Partito Socialista Italiano, e Arnaldo Forlani, segretario della Democrazia Cristiana, ma in tanti altri finiscono nel tornado che scoperchia quel sistema di bustarelle e finanziamenti finiti illegalmente nelle casse dei partiti.
Il 23 marzo Chiesa, «preso con le mani nella marmellata» come dirà Di Pietro, inizia a confessare svelando ai pubblici ministeri il complesso sistema di tangenti che coinvolgono i dirigenti milanesi del PSI.
Lo scandalo prenderà presto il nome di Tangentopoli per indicare le grosse tangenti pagate dagli imprenditori ai politici al fine di assicurarsi gli appalti per la costruzione di opere pubbliche. Le Camere furono sciolte e alle nuove elezioni il popolo espresse la propria sfiducia verso i partiti tradizionali; fu in queste elezioni che la Lega Nord rafforzò il proprio consenso elettorale diventando il quarto partito al Parlamento.

Tangentopoli
Antonio Di Pietro

Moriva la Prima Repubblica. Nel maggio del ’94 Craxi fu costretto dalla morsa giudiziaria e mediatica a fuggire in esilio a Hammamet, in Tunisia, pochi giorni prima il blocco del suo passaporto. Fu l’ultimo capitolo della vita politica dell’uomo che rimarrà indissolubilmente legato alla vicenda Tangentopoli anche per il celebre lancio di monetine ricevuto all’uscita dell’hotel Raphaël di Roma il 30 aprile 1993.
Il tornado Tangentopoli si placherà gradualmente con il passare dei mesi; molti politici abbandoneranno la scena, pochi processi giungeranno a conclusione e in pochissimi finiranno in galera. Un ultimo colpo di scena arriva sul finire del 1994: Antonio Di Pietro, il giudice di punta del pool che ha capovolto la politica italiana, lascia clamorosamente la toga e decide di entrare in politica.

Antonio Pagliuso

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