Fedele come un cane…
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Il cane è l’animale più fedele e paziente al mondo
Vagli ad infastidire, però, i suoi spazi e diventa un Cerbero in persona, si fa per dire, ma il personaggio degli Inferi credo renda proprio bene, eh sì!
Comunque, la fedeltà e l’amore incondizionato che dimostra sono, per la Vulgata, proverbiali: pensiamo alla storia di Fido, ad esempio, diventato famoso perché, dopo la morte del suo padrone, continuò a recarsi per 14 anni alla fermata dell’autobus, attendendone invano il ritorno fino alla fine della propria vita; o a Lassie, con cui ci siamo Super-Attak-ati davanti alla TV, arrivando a tollerare persino una sigla sgrammaticata, per lo strafalcione di un superlativo assoluto preceduto da una “più”. Non stupisce, quindi, che il cane di Chiara Ferragni abbia attualmente 40000 follower su Instagram: sicuramente la Fashion blogger e il rapper del brano “Magnifico” non passano inosservati a livello mediatico, ma in questo caso è la piccola Matilda a strappare il cuore al popolo italiano, fede-le , come sembra, alla sua padroncina e al nostro Fede-z.
Ma l’animale più epico di tutta la storia occidentale resta quello omerico: si aggiudica solo lui la palma d’oro![/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]
ὣς οἱ μὲν τοιαῦτα πρὸς ἀλλήλους ἀγόρευον:
ἂν δὲ κύων κεφαλήν τε καὶ οὔατα κείμενος ἔσχεν,
Ἄργος, Ὀδυσσῆος ταλασίφρονος, ὅν ῥά ποτ᾽ αὐτὸς
θρέψε μέν, οὐδ᾽ ἀπόνητο, πάρος δ᾽ εἰς Ἴλιον ἱρὴν
ᾤχετο. τὸν δὲ πάροιθεν ἀγίνεσκον νέοι ἄνδρες
αἶγας ἐπ᾽ ἀγροτέρας ἠδὲ πρόκας ἠδὲ λαγωούς:
δὴ τότε κεῖτ᾽ ἀπόθεστος ἀποιχομένοιο ἄνακτος,
ἐν πολλῇ κόπρῳ, ἥ οἱ προπάροιθε θυράων
ἡμιόνων τε βοῶν τε ἅλις κέχυτ᾽, ὄφρ᾽ ἂν ἄγοιεν
δμῶες Ὀδυσσῆος τέμενος μέγα κοπρήσοντες:
ἔνθα κύων κεῖτ᾽ Ἄργος, ἐνίπλειος κυνοραιστέων.
δὴ τότε γ᾽, ὡς ἐνόησεν Ὀδυσσέα ἐγγὺς ἐόντα,
οὐρῇ μέν ῥ᾽ ὅ γ᾽ ἔσηνε καὶ οὔατα κάββαλεν ἄμφω,
ἆσσον δ᾽ οὐκέτ᾽ ἔπειτα δυνήσατο οἷο ἄνακτος
ἐλθέμεν: αὐτὰρ ὁ νόσφιν ἰδὼν ἀπομόρξατο δάκρυ,
ῥεῖα λαθὼν Εὔμαιον…
…
Ἄργον δ᾽ αὖ κατὰ μοῖρ᾽ ἔλαβεν μέλανος θανάτοιο,
αὐτίκ᾽ ἰδόντ᾽ Ὀδυσῆα ἐεικοστῷ ἐνιαυτῷ.
(Odissea XVII, 290-305, 326-327)
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Traduzione:
“E mentre dicevano queste cose tra di loro,
un cane, che stava disteso, alzò la testa e le orecchie,
Argo, il cane dell’intrepido Odisseo, che lui stesso un tempo
nutrì, ma non ne trasse vantaggio: andò prima alla sacra Ilio.
In passato giovani uomini lo portavano a caccia
di capre selvatiche e di cervi e di lepri;
ma ora, partito il padrone, giaceva trascurato
sul molto letame di muli e buoi che davanti alle porte
stava ammucchiato in abbondanza, perché lo portassero via
i servi di Odisseo, per concimare il grande podere;
là giaceva il cane Argo, pieno di zecche.
Ma appena sentì che Odisseo era vicino
quello mosse la coda e abbassò entrambe le orecchie
ma non oltre poté avvicinarsi al proprio padrone.
E quello, avendo visto da lontano, si asciugò una lacrima,
facilmente sfuggendo a Eumeo…
…
E subito il fato della nera morte colse Argo,
appena ebbe visto Odisseo dopo vent’anni”.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Questo è uno dei passi più commoventi dell’Odissea: Argo, trascurato da tutti, lasciato in mezzo al letame e pieno di zecche, riconosce subito, nel mendicante, il proprio padrone. Scodinzola, abbassa le orecchie e, finalmente felice di aver visto tornare Odisseo dopo venti anni, muore.
Abbandonato a se stesso, è felice, seppur per un istante, del nostos dell’eroe itacense.
Fa riflettere il silenzio loquace dell’amico a 4 zampe: sembra gridare, in questa tenera immagine lirica, agli abbandoni di tanti animali, sotto la canicola di ogni estate.
Tu di che razza sei? Umana o disumana?
È lo spot per non essere bestiacce.
Io penso invece alle lacrime ulissiache
Di fronte al suo meticcio:
lui, un bruto non era!
Prof. Francesco Polopoli[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]