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FederLab: Decreto Calabria inadeguato, non risolverà i problemi

6 min di lettura
giuseppe conte

Allarme sociale: l’approvazione del testo attuale determinerà conseguenze drammatiche ed irreversibili per i fabbisogni dei cittadini calabresi, per l’occupazione nel settore sanitario, per le aziende calabresi

Comunicato Stampa

Le Associazioni di Categoria delle strutture di Specialistica ambulatoriale accreditata di tutta la Regione Calabria, AniSAP Calabria e FederLab Calabria, intendono manifestare il proprio dissenso al Decreto Calabria, che sarà discusso in aula Senato il giorno 18 giugno. Riteniamo che questo decreto sia assolutamente inadeguato a rispondere al problema principale della Sanità Calabrese: la drammatica insufficienza dei servizi sanitari offerti dal SSR ai cittadini calabresi che si manifesta nel mancato raggiungimento dei Livelli minimi di Assistenza delle prestazioni erogate.

In occasione della discussione del suddetto decreto le presenti Associazioni stanno organizzando una manifestazione che si terrà per l’appunto a Piazza Montecitorio in concomitanza della discussione del Decreto al Senato. Parteciperanno gli operatori sanitari e i lavoratori delle nostre strutture, nonché delegazioni di aziende calabresi che riforniscono le strutture di Specialistica e che pertanto saranno notevolmente compromesse dalla crisi di questo settore. Questa crisi, iniziata negli ultimi anni a causa della miope gestione commissariale dell’ingegnere Scura, verrà drammaticamente aggravata dall’attuale impostazione del decreto Calabria in approvazione al Senato. La formulazione attuale del decreto segnerà il crollo definitivo del settore accreditato di Specialistica Ambulatoriale con il rischio concreto che tutte le prestazioni sanitarie offerte dal nostro settore saranno convertite in prestazioni erogabili solo privatamente e cioè a totale carico dei cittadini. Gli erogatori accreditati di specialistica ambulatoriale garantiscono alla cittadinanza calabrese prestazioni sanitarie per conto del Sistema Sanitario Regionale di fondamentale importanza per l’assistenza sanitaria. Ci riferiamo a indagini sanitarie cardine per la prevenzione, la diagnosi e il monitoraggio delle patologie acute, croniche e infiammatorie: esami di laboratorio di analisi, ecografie, esami radiologici, Taq, risonanze, visite mediche specialistiche, tutti esami per i quali in Calabria si registrano liste di attesa di mesi o addirittura anni. Questi operatori forniscono prestazioni per conto del SSR per circa il 35% del fabbisogno di specialistica ambulatoriale dei calabresi, garantendo un servizio immediato, efficiente e di qualità e pertanto contribuendo a tamponare l’annoso problema delle liste d’attesa, in uno spirito di integrazione e complementazione del servizio offerto dalle strutture ospedaliere pubbliche. L’eventuale asfissia del sistema sanitario accreditato calabrese avrà un effetto domino di non poco conto sul diritto alla salute dei calabresi. Sono infatti già in atto acquisizioni di strutture di laboratorio calabresi da parte di multinazionali. La demolizione della rete di strutture sanitarie accreditate e dell’offerta del servizio in convenzione determinerà un immediato e sostanziale vantaggio competitivo per queste multinazionali che si inseriranno prepotentemente nel territorio calabrese offrendo esclusivamente questi esami a pagamento. Pertanto l’approvazione del decreto in assenza di modifiche specifiche in tal senso determinerà in primo luogo un’ ulteriore e inaccettabile riduzione dell’erogazione di tali prestazioni sanitarie per conto del SSR, già abbondantemente al di sotto dei Livelli minimi di Assistenza (oggi garantite in 7 prestazioni/pro capite contro le 12 previste dal DCA 32/2017), un depauperamento della fruibilità del servizio per i cittadini, la cui capillarità sul territorio e prossimalità al paziente finora è stata garantita da una rete di strutture accreditate distribuita su tutto il territorio, che operano garantendo l’accesso al Sistema Sanitario Regionale anche nelle zone più disagiate della nostra Regione.

A questo si deve aggiungere il crollo occupazionale che si avrà a seguito del fallimento o, nel migliore dei casi, del ridimensionamento delle strutture del settore. Il personale occupato nella rete della specialistica è costituito essenzialmente da personale altamente qualificato, quali medici, biologi, infermieri, tecnici di laboratorio, tecnici specializzati in specifiche mansioni sanitarie. Molte di queste figure professionali possiedono ulteriori titoli specialistici quali dottorati di ricerca, Specializzazioni sanitaria, master e specifici corsi di alta formazione. A questo si aggiunga il personale amministrativo che opera in tutte le strutture della Regione. Queste figure operano in maniera stabile da anni nella sanità accreditata e sono occupate prevalentemente con contratti di assunzione a tempo indeterminato. Si tratta di donne, uomini che hanno trovato una corretta allocazione professionale nel proprio territorio e che svolgono mansioni corrispondenti alle proprie competenze e ai propri studi formativi condotti per anni. A queste dirette conseguenze vanno aggiunti gli inevitabili effetti negativi sui comparti collegati, quali aziende fornitrici di servizi e materiale di consumo alle strutture calabresi.

In questi mesi i cittadini calabresi, a causa dell’insufficiente acquisto di prestazioni sanitarie da parte della struttura commissariale, sono costretti a lunghissime file quotidiane per poter eseguire anche solo un emocromo in convenzione e si vedono, dopo ore di attesa, respinti al mittente, in quanto le prestazioni acquistate dal Governo sono insufficienti a garantire il minimo stabilito per legge.

L’approvazione di uno specifico emendamento, presentato al Senato e finalizzato a destinare delle risorse vincolate esclusivamente al raggiungimento dei Livelli minimi di Assistenza laddove non sono garantiti, consentirebbe immediatamente ai Calabresi di poter godere delle prestazioni a cui hanno diritto, consentirebbe alla popolazione di poter usufruire di un servizio già esistente, efficiente e disponibile sul nostro territorio, consentirebbe a migliaia di Lavoratori calabresi di mantenere il proprio posto di lavoro, porrebbe un freno alla colonizzazione delle multinazionali che già da alcuni anno stanno operando attraverso una esternalizzazione delle nostre competenze fuori regione e uno svuotamento delle risorse umane e tecnologiche già cosi rare in Calabria.

A tale già compromessa condizione del settore si deve aggiungere un ulteriore colpo inferto dalla possibilità di dichiarazione di dissesto per le aziende sanitarie ed ospedaliere, prevista nel suddetto decreto. La certificazione di dissesto che si ipotizza a breve travolgerà anche altre Asp oltre l’ASP di Reggio Calabria, trasformerà in inesigibili anche i crediti esigibili e dovuti alle aziende oneste che hanno lavorato per conto di tali Aziende sanitarie, e che hanno firmato impegni con le banche per avere anticipazioni finalizzate a fornire il servizio richiesto dalle aziende sanitarie. E così anche i pagamenti dovuti, ma non ottemperati nei tempi previsti per i consueti enormi ritardi nei pagamenti tipici delle aziende sanitarie rischieranno di essere annullati o drasticamente ridotti.

Stiamo parlando di soggetti giuridici privati, soggetti a fallimento, per i quali è evidente che l’indebitamento con gli istituti bancari, il ricorso necessario agli affidamenti bancari ed ogni altra forma di finanziamento dell’attività privata ha ragion d’essere nella misura in cui i tempi di pagamenti siano certi o quanto meno preventivabili. Pertanto, in assenza di accoglimento delle modifiche a questi articoli, per come sono state proposte in emendamenti specifici e che dovrebbero quantomeno essere soggetti ad approfondita valutazione date le ripercussioni che tali determinazioni avranno nella vita dei calabresi, tantissime aziende, dalle piccolissime che occupano solo familiari a quelle più grandi e complesse che occupano decine e decine di dipendenti rischiano seriamente di entrare in una crisi irreversibile che determinerà la chiusura delle piccole strutture e la ristrutturazione o vendita delle medie e delle grandi con evidenti ricadute occupazionali negative che porteranno a licenziamenti generalizzati e/o collettivi.

Si tratta di oltre 1.500 occupati che ad esclusione del settore pubblico rappresenta uno dei settori più rilevanti in termini occupazionali dell’intera regione Calabria, anche perché, rispetto ad altri settori, magari numericamente più rilevanti, nel settore sanitario accreditato, come precedentemente evidenziato, mediamente i posti di lavoro sono stabili e professionalizzanti.

Quando le nuove misure entreranno a pieno regime si stima una perdita nel breve periodo di circa il 70% delle strutture e di quasi 1.000,00 di lavoratori che aumentano se si considera, ad esempio, il rappresentante di commercio delle aziende produttrici di presidi sanitari, farmaceutici ed altro che rifornisce le strutture: ridotta la rete delle strutture ovviamente si perderanno anche questi occupati.

Alla luce di quanto sinora esposto, le Associazioni di Categoria Anisap e FederLab saranno in piazza Montecitorio il 18 giugno, per difendere la nostra dignità di cittadini Calabresi in primo luogo, di lavoratori, di operatori sanitari, di imprenditori onesti che ogni giorno operano nel territorio calabrese al fianco dei cittadini e nel rispetto delle Istituzioni.

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