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Feroleto Antico. La Casa di cura Sant’Agostino riprende la sua attività

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Feroleto Antico. Dopo l’emergenza Covid, anche la Casa di Cura Sant’Agostino riprende la sua normale quotidianità. Qual è oggi la situazione e cosa è accaduto nella struttura nei mesi scorsi, lo racconta il direttore Francesco Astorino.

Oggi ci confermano gli operatori impegnati nella struttura “che gli anziani stanno bene, sono accuditi e sostenuti da operatori in salute e la situazione è nella normalità”. Nei mesi scorsi un focolaio Covid ha interessato la Casa per Anziani, così come avvenuto in altre strutture simili; purtroppo, alcuni ospiti non sono riusciti a superare gli effetti devastanti del virus. Gli eventi hanno scosso non solo la comunità feroletana ma anche quelle vicine, perché in esse risiedono parenti degli anziani che, durante la crisi pandemica, si trovavano nella struttura. Oggi, la casa privata Sant’Agostino, fa i conti con la complicata ripartenza e propone una rinnovata normalità. Per comprendere meglio quale è la situazione attuale e cosa è successo in passato, abbiamo incontrato Francesco Astorino, direttore della struttura.

“La Casa non è più blindata, permette l’accesso ai familiari degli ospiti con i divisori e tutti i dispositivi di protezione individuale previsti per legge – spiega il direttore –  Le regole da rispettare restano rigide, come indicato dall’ultima ordinanza firmata dal ministro per la Salute, Roberto Speranza, e in vigore fino a fine luglio. Il contatto fisico con il paziente non è ancora concesso, anche perché nessuno all’interno della struttura ha ancora ricevuto la prima dose del vaccino.  A riguardo, abbiamo contattato la protezione civile – dice Astorino – che però ancora non si è mossa. C’è da dire però che per molti di noi, dopo avere fatto esami specifici, risulta una forte risposta degli anticorpi capaci di neutralizzare il virus.  Abbiamo subito un grosso danno negli ultimi mesi – aggiunge – Avevamo 15 ospiti, ora sono rimasti in 7. Siamo stati additati come untori sprovveduti come se non fossero scoppiati focolai anche in altre strutture come la nostra! La stampa – raccontata l’amministratore – ci ha riservato un’attenzione spropositata esasperando la situazione. Siamo stati nell’occhio del ciclone. I pochi decessi che purtroppo si sono registrati, si sono trasformati in casi eclatanti. Ma noi eravamo troppo impegnati a fronteggiare l’emergenza per rispondere alle critiche e per fortuna oggi possiamo dire che la Casa è pronta ad avere nuovi ospiti”.

Proseguendo nella sua versione dei fatti, Francesco Astorino, racconta come è scoppiato il focolaio: “La trasmissione del virus nella struttura è partita, presumibilmente, da una collaboratrice asintomatica. Sono seguiti controlli a tappeto, ma in breve tempo si sono positivizzati tutti gli operatori e gli ospiti, compreso io stesso. L’organico non è mai stato integrato e due operatrici in particolare, pur contagiate, hanno continuato a prendersi cura dei pazienti 24 ore su 24. Ovviamente sono state monitorate dai medici dell’Usca, a cui quotidianamente inviavamo i parametri di ciascuno. Gli anziani più gravi – prosegue Astorino – o che necessitavano di cure specifiche, erano stati invece trasferiti in ospedale, dove purtroppo sono deceduti. La situazione è stata drammatica, ma ne siamo usciti contando unicamente sulle nostre forze. Non è venuto nessuno in soccorso, eravamo soli, nonostante tutti fossero stati informati delle difficoltà.

coronavirus

Il comune capofila responsabile di tutto il sistema – chiarisce il direttore della Sant’Agostino – avrebbe potuto inviare qualcuno sano e in salute, capace di gestire la struttura, almeno in mia assenza. Il messaggio tra le righe inviatoci era chiaro: fate voi oppure trasferiamo gli anziani e chiudiamo la struttura. Solo il sindaco di Feroleto, Pietro Fazio non ci ha fatto mancare il suo pieno sostegno. La diffusione senza scampo del virus per i soggetti ospitati dalla Casa di Cura d’altronde era inevitabile – ha ammesso Astorino –  trattandosi di anziani parzialmente sufficienti o non autonomi, con i quali i collaboratori non possono rispettare le distanze interpersonali, provvedendo anche ai loro bisogni primari. Gli anziani non potevano essere tutelati più di quanto non lo sono stati, i protocolli non sempre tengono conto delle reali esigenze delle persone più in difficoltà. Critiche e polemiche, arrivate da più fronti all’interno del comune e dai familiari dei pazienti – conclude Astorino – non hanno risparmiato quella che era già di per se una situazione delicata. E’ sempre facile puntare il dito per chi non è abituato ad occuparsi di persone così fragili, come facciamo noi quotidianamente. In tanti siamo stati vittime del virus ma tutti ci dovremmo ricordare degli anziani soli anche quando non c’è un’emergenza sanitaria che li renda protagonisti”.

Si poteva evitare o prevenire tutto ciò? Nessuno può dirlo con certezza e di certo spetta ad altri non a noi il compito di fare chiarezza.

Maria Francesca Gentile

 

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