Festa S. Antonio. Schillaci: di fronte alle fratture sociali, dobbiamo essere comunità
3 min di lettura“Siamo qui quest’oggi per celebrare la festa di S. Antonio da Padova, ma non possiamo non pensare alle fratture che segnano la nostra comunità, come le ha chiamate il cardinale Bassetti. Questa emergenza ha mostrato in tutta la sua drammaticità la frattura sanitaria del nostro Paese: abbiamo visto cosa succede quando mancano le strutture, i servizi, il personale. Ma la frattura sanitaria si è trasformata in frattura economica e sociale. Siamo chiamati ad essere e a vivere come comunità. Non possiamo essere comunità se non siamo attenti, solidali, se non ci prendiamo per mano gli uni con gli altri non solo nell’aiuto economico ma in ogni forma di aiuto. Noi veniamo in Chiesa per imparare come si fa tutto questo, per imparare dal Signore: solo da Lui può venirci l’aiuto. Oggi li affidiamo nella preghiera a S. Antonio, patrono dei poveri e dei sofferenti”.
Così il vescovo di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci che questa mattina ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica nella solennità di S. Antonio di Padova, protettore della città di Lamezia Terme. Presenti al Santuario, come ogni anno nel giorno della festa, le forze dell’ordine con le associazioni d’arma, le autorità civili e militari.
“Possiamo tornare a sognare come ci esorta Papa Francesco – ha aggiunto il vescovo lametino – solo se siamo capaci di vedere, di discernere. In questo momento in cui stiamo vedendo la luce in fondo al tunnel, non possiamo dimenticare tutto quello che abbiamo passato. Soprattutto non possiamo pensare di mettere in sicurezza noi e non interessarci di quanto avviene ad esempio in India o in Africa. Non possiamo salvarci da soli, non possiamo dire agli altri “salvatevi”. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, siamo ancora tutti sulla stessa barca come ci ha detto Papa Francesco quel 27 marzo 2020, in quell’immagine che resta scolpita nella storia dell’umanità”.
“Antonio – ha proseguito Schillaci – nella sua vita ha fatto tutto questo. Ha vissuto da discepolo. E il discepolo non si sente mai arrivato, ma è sempre capace di mettersi in ascolto della Parola. E questa Parola per Antonio non era un’idea, un’astrazione, ma una Persona: Gesù Cristo. Antonio si è lasciato affascinare e coinvolgere da questa Verità. Sentiamo rivolto alla nostra comunità l’invito che ci viene dalla pagina evangelica: “Andate e tutto il mondo e predicate il Vangelo”. Mi vengono in mente le parole di una figura che ha rappresentato molto nel mio cammino personale e per la storia della mia terra, il cardinale Pappalardo: “uscire fuori dal tempio”. La nostra missione è quella di essere Chiesa in uscita, missionaria, che evangelizza, che porta a tutti questa Parola che abbraccia tutti e non esclude nessuno. Ritornano le parole di Antonio: “cessino le parole, parlino le parole”. Chiediamo per intercessione di S. Antonio di renderci testimoni come lo è stato lui, che sia la nostra vita a parlare. Facciamo parlare la nostra vita, una vita pacificata e riconciliata.