Festa dei nonni, festa di chi trova il tempo per amare: interviste ai nonni lametini (VIDEO)
3 min di letturaIn Italia è stata riconosciuta ufficialmente come ricorrenza civile nel 2005, con la legge 159 del 31 luglio 2005 che ne fissa la data al 2 ottobre. Ad aprire la strada, alla fine degli anni ’70, sotto la presidenza di Jimmy Carter, gli Stati Uniti d’America su impulso di una donna, Marian McQuadre, che di ragioni per sostenere l’importanze funzione sociale dei nonni ne aveva molte: era infatti madre di quindici figli e nonna di quaranta nipoti. Un vero record!
Stiamo parlando della festa dei nonni, che in Italia coincide con una data significativa per il calendario della Chiesa cattolica: il 2 ottobre infatti si celebrano gli Angeli custodi, figure divine che, secondo la tradizione cristiana, accompagnano ogni persona durante la sua vita, con consigli, suggerimenti, mettendolo in guardia da pericoli e avversità.
E il legame tra la figura “celestiale” degli Angeli e quella terrena dei nonni è evidente: non sono i nonni, infatti, per i nipoti il simbolo di chi si prende cura quando gli altri non ci sono, di chi ti istruisce con la sua saggezza, di chi tante volte è disposto a chiudere un occhio pur di rendere felice il proprio nipotino?
Tutto questo sono i nonni. E nella legge che ha istituito ufficialmente la loro festa, si evidenzia come con questa occasione si voglia celebrare “l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale”. Lo sanno bene le famiglie, per i quali i nonni rappresentano un sostegno indispensabile.
E in un contesto economico che vede tante famiglie arrivare a fatica a fine mese e dove tanti giovani non acquistano un’indipendenza economica prima dei 35 anni, i nonni sono la spina dorsale del “welfare” italiano, un anello fondamentale per garantire una vita più serena alle nuove generazioni.
Con la legge istitutiva, si è dato ai comuni e alle province il compito di promuovere iniziative di valorizzazione del ruolo dei nonni. Ogni anno, il 2 ottobre, il presidente della Repubblica assegna il premio nazionale del nonno e della nonna d’Italia a dieci nonni, in base a una graduatoria compilata dall’apposita commissione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Promossa da un comitato guidato dal presidente dell’unione nazionale dei florovivaisti, Franco Locatelli, la festa dedicata ai nonni ha anche un suo fiore come simbolo: il nontiscordardimé, della famiglia delle Boraginaceae.
Nel giorno della loro festa, siamo andati a intervistare qualche “nonnino” e qualche “nonnina” dei tanti che ogni giorno, nel cuore di mattinate caotiche con il sottofondo del clacson delle macchine in pieno centro, camminano lentamente, su piazza Mazzini come su corso Numistrano e corso Giovanni Nicotera, lasciandosi andare a qualche chiacchierata con gli amici, fermandosi a guardare i particolari della città, riposandosi ogni tanto su una panchina.
E il racconto dei nonni di Lamezia ci ha confermato che la loro saggezza, il loro calore e il loro affetto sono un patrimonio per le nuove generazioni. Il nonno si prende cura, senza guardare l’orologio, con la tenerezza e la discrezione di chi sa che spetta ad altri il compito di educare. Ma il nonno ha qualcosa che troppi hanno perso: il tempo.
Il tempo da dedicare ad altri.
Oltre le relazioni mordi e fuggi e gli spazi dell’affetto cronometrati e fissati su una agenda di carta, c’è il tempo dei nonni, un tempo che “non ha tempo”, che è potenzialmente eterno. Quel tempo così prezioso dedicato all’altro che, per dirla con le parole de “Il piccolo principe”, rende l’altra persona importante e unica. Come lo sono i nipoti per i nonni. Come è il tempo di chi ama davvero.
Salvatore D’Elia