Fuori dalla stanza tutta per sè: scrittrici calabresi per la prima volta insieme
3 min di letturaLAMEZIA. C’è differenza tra la scrittura femminile e quella maschile? La critica e i media si intessano sufficientemente a ciò che esprimono le donne di Calabria a proposito della loro terra? Ci sono scrittrici calabresi degne di essere definite tali? Questo il fil rouge che ha ‘intrecciato’ le riflessioni dell’incontro “Fuori da dalla stanza tutta per sé – La scrittura femminile in Calabria” tenutosi al Chiostro di San Domenico.
L’iniziativa è stata promossa da Librellula – Circolo dei lettori e delle lettrici in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Lametino. Le organizzatrici dell’evento, la docente e scrittrice Daniela Grandinetti e l’editrice e giornalista Annamaria Persico, hanno dato vita ad una manifestazione che finora non si era mai tenuta in Calabria. La finalità prefissa è stata quella di far ritrovare insieme le donne che nella nostra regione ‘lavorano di penna’ dando vita ad una produzione poetica e letteraria ancora poco valorizzata. “Fuori dalla stanza tutta per sé” è stata un’occasione per confrontarsi e fare il punto sulle difficoltà che una donna scrittrice ancora incontra, anche e soprattutto in una regione del Sud. A relazionare sul tema due illustri ospiti: la scrittrice e saggista Maria Rosa Cutrufelli e la giornalista Anna Rosa Macrì.
Le due esperte hanno dissertato sulla tematica dando vita ad un vivace e partecipato dibattito con il pubblico presente all’incontro. Tra i tanti partecipanti all’iniziativa anche molte scrittrici che sono arrivate da tutta la regione. Alla domanda classica se esiste una scrittura femminile diversa da quella maschile, Maria Rosa Cutrufelli così ha risposto: È una domanda che mi irrita molto. Si tratta di un quesito che si fa solo alle donne come se queste avessero un approccio diverso alla scrittura rispetto agli uomini”.
La scrittrice ha puntualizzato: “Ogni donna ha il suo personale approccio alla scrittura ma c’è il solito livellamento che spesso comporta quasi una segregazione. Le scrittrici le si studia in una sezione apposita come se fossero un capitolo a parte della letteratura. Le donne – ha sottolineato Cutrufelli – non sono avulse dal contesto ma sono parte della storia del loro mondo. Le donne non si possono studiare come se fossero un fenomeno di nicchia. Le donne sono parte integrante di quello stesso contesto che ha formato anche gli uomini”. La scrittrice ha poi rimarcato: “Sembra che le opere delle donne siano un capriccio o qualcosa di inferiore. Questo è un pregiudizio che ancora persiste”. Anna Rosa Macrì ha definito l’evento “un’occasione storica; un’iniziativa molto importante che in Calabria ancora non era mai stata organizzata”. La giornalista ha rammentato che “nella nostra regione fino ad una quarantina di anni fa non c’erano donne che scrivevano. Le donne scrittrici calabresi sono venute fuori negli ultimi anni”.
“Per secoli le donne hanno taciuto. Non si esprimevano – ha asserito Macrì – La narrativa era lontana dal mondo femminile: un universo che invece ha tanto da dire e da raccontare”. Macrì, rifacendosi alla sua lunga e corposa esperienza di giornalista, ha auspicato che “nelle storie delle scrittrici contemporanee della nostra regione il soggetto predominante non sia solo la Calabria atavica, ruvida e feroce che la letteratura da sempre ha presentato al mondo. Una Calabria stereotipata, marchiata a fuoco da un retaggio antico che ancora fa molto presa tra i lettori ma che non è l’immagine reale della nostra terra di oggi. “Raccontare la normalità, anche questo devono fare le donne –ha evidenziato la giornalista – sapere descrivere il tempo che viviamo, entrare nelle dinamiche e nei meandri della contemporaneità. Anche questa è narrazione senza necessariamente riprendere filoni già ampiamente sperimentati da quella letteratura maschile che ancora predomina”. Maria Scaramuzzino