Gianfranco Labrosciano presenta Project da Luciano Pesce
3 min di letturaDa Massimo Sannelli, Lotta di Classico: Serlone di Wilton, oscuro poeta medievale forse degno di rilettura. Dodicesimo secolo, monaco, formatosi forse fra Parigi e Chartres, magister di retorica.
Mundus abit, nihil in nihilum, tamen ejus abire
Non abit, error abit, quo duce mundus abit.
Mundus abit, mundus qui verbo fallit in omni.
Nescit in hoc uno fallere. Mundus abit.
Mundus abit, non Christus abit; cole non abeuntem
Dices non abiero me sine. Mundus abit.
Mundus abit quoties iterabo! cesset abire
Mundus, cessabo dicere mundus abit.
Traduco con Matteo Veronesi, quel tanto per dare l’idea, la suggestione:
Svanisce il mondo, nulla in nulla, eppure
non svanisce il suo svanire, svanisce
l’illusione che guida
lo svanire del mondo. Svanisce
il mondo, che manca a ogni parola
e solo a questa non manca, al suo svanire.
Ho iniziato così per raccontarvi di un progetto itinerante che, partito ieri sera, dalla galleria Be Cause, continuerà il suo cammino in altre gallerie e in altri luoghi della penisola.
Massimo Sannelli, poeta che mi onora della sua amicizia, mi invia stamane il suo lavoro su questo poeta medioevale ed io, con nella testa tutto il discorrere della serata, lo trovo sincronico con la mostra, con ciò che ci siamo detti ieri sera.
Una mostra è incontro, e l’inaugurazione permette di conoscere gli artisti e ascoltare la presentazione dalla voce del curatore.
Così Labrosciano ci partecipa:”Il dono è l’arte. Uno scambio fra artista e fruitore. La galleria è il medium” mentre i pesci di latta stanno muti dietro di lui. Noi davanti annuiamo. Poi la chiacchierata amicale con gli artisti presenti, Onorio Bravi e Agostino Tulumello.
Onorio viene da Ravenna e con la moglie sono in viaggio dalla tre del mattino, e l’arte è movimento, penso io, mentre abito i tre quadri in giallo, in verde, in blu, di Onorio. Un paesaggio immaginario ed onirico, luoghi della mente, meme (elemento di una cultura o di un sistema di comportamento trasmesso da un individuo a un altro per imitazione), che come i geni ci appartengono. Come sono nostri anche le sagome degli uomini, uno, due, tanti, figure che depositano negli occhi dei fruitori “capanne turrite, idoli radianti, architetture multiple, strade fiorite, alberelli spirituali, danze rituali, archi, bastoni fra due braccia in alto, una pittura specchio di trasmutazione” da Marisa Zattini su Idola.
Se con Onorio ho vagato dall’Africa al Forte Apache dei film western, con Agostino, di nome e di fatto, siamo stati nel Tempo. Le sue opere scrivono la parola tempo in orizzontale, verticale e diagonale, oppure in circolare e verticale, in orizzontale e diagonale, assottigliano il tempo e ci regalano un frattale. Aspettando io di srotolare per 60 metri altro tempo da lui impresso su tela, in una relazione spazio tempo che forse non esiste, ritorno a Sant’Agostino, al tempo che non sappiamo cosa sia. Una volta io scrissi che il tempo esiste solo per noi umani, per tutti gli altri esseri è eternità, lo scrissi in un periodare più lungo, però riacciufferemo un giorno quel tempo che l’arte ci regala.
Ho preso appunti sintetici su tutti gli artisti, ma vi rimando alla visita da Be Cause prima che la mostra riprenda il suo cammino e vada per le strade del regno, pardon, della repubblica.
Svanisce il mondo, nulla in nulla, eppure
non svanisce il suo svanire, svanisce
l’illusione che guida
lo svanire del mondo. Svanisce
il mondo, che manca a ogni parola
e solo a questa non manca, al suo svanire.
Con Serlone un viaggio lunghissimo sarà…