Gigliotti (Italia Nostra): la normalità prima della pandemia era poi cosi normale?
3 min di letturaQuando a governare un Paese sono gli stolti e lo sono a tal punto dal rifiutarsi a comprendere qualsiasi segnale di evidente gravità che imporrebbe un cambio di marcia, le conseguenze non possono che essere tragiche
Comunicato Stampa
Oggi ci si chiede di tornare alla normalità.
Sembra un bel sogno quando le più ricche, efficienti, organizzate società del pianeta si rivelano, da un giorno all’altro, incapaci di garantire vita, sicurezza e salute dei loro cittadini.
Ciò che sembrava semplicemente ovvio, normale, appare ora un meraviglioso idillio, sotto la cui superficie si nascondevano però pericoli mostruosi e senza volto.
Abbiamo a che fare con gli effetti macroscopici di cause in precedenza occulte o colpevolmente ignorate.
Reali gli effetti attuali. Non meno reali erano da tempo le cause: dal degrado ambientale, all’inquinamento all’industria alimentare. Un vecchio ritornello pare che sia diventato più attuale che mai: conosciamo soltanto le verità che siamo costretti a conoscere, altrimenti della conoscenza facciamo a meno, soprattutto se turba le nostre abitudini.
Con tutta la scienza moderna fanaticamente fiera di sé, le nostre società ipermoderne e iperproduttive si sono permesse di ignorare troppo a lungo realtà che da fuori premevano sull’enorme involucro protettivo (comfort, show, fitness, internet, happy hours) nel quale ci rinchiude la cultura dello sviluppo economico.
La normalità di prima della pandemia era poi così desiderabile e normale? Normale l’uso dissennato delle risorse naturali e la distribuzione ingiusta della ricchezza. Normale la crescita obbligata dei consumi, gli sprechi, le scandalose disuguaglianze fra popoli e fra individui? Si sono levate voci vibranti in difesa della nostra normalità , che dovremmo senza nessuna vergogna e scrupolo riavere indietro esattamente come era.
Voci di chi si crede molto realista e invece sogna. Una felice normalità di vita non ha forse bisogno di essere diversa almeno in qualcosa di essenziale da quella che abbiamo conosciuto e che dovremmo non solo rimpiangere ma anche giudicare? Che cos’è normale e che cosa non lo è nei nostri
È mai possibile che nella nostra smania di innovare innumerevoli cose solo perché il mercato ce le impone, non sia possibile innovare liberamente qualcosa di propria iniziativa e dopo attenta riflessione? Siamo in grado di far tesoro di un tale fenomeno che ha sconvolto il mondo intero? Generando disillusioni e incertezze. Sottolineando come non mai la forza della fragilità.
Se non vogliamo essere stolti non possiamo che amare e curare le nostre città e i loro spazi. Anteporre la salubrità e la ricchezza di una efficiente sanità pubblica al di sopra e prima di qualsiasi altro calcolo.
Impariamo a rispettare la natura e ad apprezzare un diverso rapporto tra città e campagna confusione e quiete.
Giuseppe Gigliotti
vicepresidente Italia Nostra Calabria