Giuseppe De Nava, il dominus della politica reggina d’inizio Novecento
4 min di letturaEconomista conservatore, Giuseppe De Nava sarà più volte ministro e candidato a succedere alla presidenza del Consiglio a Luigi Facta durante la crisi istituzionale del 1922, prima dell’avvento del fascismo.
Giuseppe De Nava nacque a Reggio Calabria il 23 settembre 1858 da Francesco ed Elisabetta D’Agostino, in una delle più antiche famiglie aristocratiche reggine. Dopo gli studi classici intrapresi a Reggio si laureò a soli vent’anni in Giurisprudenza a Napoli. Qui si avvicinò alle idee conservatrici e maturò i primi interessi in ambito economico.
Nel 1896 partecipò e vinse un concorso nazionale per entrare nel Consiglio di Stato col ruolo di consulente economico presso vari ministeri durante i brevissimi governi autoritari che si avvicendarono a fine XIX secolo.
La carriera politica
Divenuto famoso nei palazzi romani, si candidò nel 1897 nel collegio elettorale di Bagnara Calabra vincendo. Annullata la sua elezione per incompatibilità con la sua appartenenza al Consiglio di Stato, si dimise da quest’ultimo e si ripresentò alle elezioni suppletive, vincendole nuovamente.
Da deputato, fra le tante proposte avanzate, ricordiamo quelle in favore dell’ammodernamento della rete ferroviaria del Meridione, per una decisa lotta contro l’analfabetismo di massa e per finanziare una seria campagna di bonifiche.
Rieletto alle elezioni del 1900, agendo autonomamente assieme ad altri pochi colleghi conservatori, appoggiò il governo di Giuseppe Zanardelli (1901-1903), durante il quale formulò proposte di legge contro il dissesto idrogeologico e il disboscamento indiscriminato.
Col ritorno di Giovanni Giolitti al governo, seppur contrario alle sue politiche liberali, decise di concedergli un appoggio esterno, votando ad esempio a favore della nazionalizzazione delle ferrovie (1904).
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Gli incarichi di governo fino al dopoguerra
Nel 1906 entrò nel governo di Sidney Sonnino in veste di sottosegretario agli Interni, si prodigò per l’approvazione della Legge speciale sulla Calabria (una serie di iniziative legislative di sostegno economico per la nostra regione). Nel 1908 ci fu il devastante terremoto che rase al suolo Reggio e Messina e De Nava fece parte della Commissione istituita per decidere sulla ricostruzione, ed egli proposte un piano di ricostruzione che non fu approvato.
Alle elezioni del 1909 si candidò e vinse nel suo collegio natale, Reggio Calabria, che dopo poche settimane lasciò, per quello più sicuro di Bagnara, al candidato giolittiano Biagio Camagna. Questo gesto politico era segnale di un suo ulteriore avvicinamento al potente politico piemontese . In quest’ottica va letto il suo sostegno alla guerra libica (1911-1912) alla legge sul suffragio universale (1912) e pare, secondo un articolo scritto su un giornale reggino d’epoca, La Giovine Calabria, anche del Patto Gentiloni (1913).
Con l’entrata in guerra dell’Italia (24 maggio 1915), De Nava divenne ministro nel 1916 per l’Industria nel governo di Paolo Boselli, dove propose leggi assicurative in caso di malattie e infortuni in ambito agricolo. Fu poi ministro dei Trasporti con Vittorio Emanuele Orlando, e dei lavori Pubblici prima e delle Finanze dopo nei due governi di Francesco Saverio Nitti.
L’adesione al fascismo
Rieletto nel 1919, nel 1920 sarà vice presidente della Camera. Nel 1921 divenne ministro del Tesoro col governo di Ivanoe Bonomi, dove poté finalmente realizzare in parte il piano di aiuti economici per la ricostruzione della sua Reggio.
nel 1921, su invito del deputato Salvatore Renda, De Nava parteciperà a Nicastro (ora Lamezia Terme) ad una riunione congiunta con altre personalità politiche quali i deputati Gaspare Colosimo e Antonino Anile per discutere sulla necessità di bonificare alcune zone della Calabria, rimasta però opera morta.
Durante la crisi del primo governo di Luigi Facta circolò il nome di De Nava quale suo possibile successore, ma il politico calabrese declinò l’offerta sia per motivi di salute cagionevole, sia perché si sentiva incapace di assumere una tale responsabilità politica.
Favorevole all’ingresso dei fascisti in un governo di coalizione, dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922), il gerarca fascista calabrese Michele Bianchi pensò al suo nominativo da inserire nel Listone Nazionale per affrontare e vincere le cruciali elezioni del 1924, nonostante i vertici fascisti reggini “fascisti della prima ora” fossero contrari a questa operazione. Bianchi impose però il suo nome, sacrificando quelli di Gaspare Colosimo e di Luigi Fera in quanto il De Nava aveva ancora molti voti, controllava la stampa reggina e del messinese e poteva essere un temibile avversario politico in caso di una sua esclusione.
La morte improvvisa
Così De Nava sostenne il voto al Listone, ma a causa della sua già precaria salute morì improvvisamente il 27 febbraio 1924. Nel testamento lasciò la sua villa di famiglia e il suo patrimonio librario al comune di Reggio Calabria, a patto che l’abitazione fosse trasformata in biblioteca cittadina e dedicata al fratello Pietro.
Reggio in suo ricordo ha intitolato una piazza, una via e innalzato un monumento sul lungomare cittadino.
M. S.