Giuseppe Gangale, il difensore della cultura arbëreshë in Calabria
6 min di letturaAntifascista, teologo e infine etnografo, Gangale sarà fra i primi studiosi delle culture minoritarie italiane ed europee, contribuendo in Calabria alla conservazione della memoria identitaria arbëreshë.
Giuseppe Tommaso Saverio Domenico Gangale nacque a Cirò Marina (KR), il 7 marzo 1898 da Giovanni Luigi e Maria Teresa Polizzi, maestra di origine albanese. Frequentato il liceo italo- albanese San Adriano di San Demetrio Corone (CS), culla della cultura e della liturgia greco – ortodossa degli arbëreshë in Calabria, partecipò alla Prima Guerra Mondiale (1915 – 1918) e si trasferì a Firenze, dove si laureò in filosofia (1921), specializzandosi successivamente in Storia delle religioni con Vittorio Macchioro (suocero e maestro dell’entnografo Ernesto De Martino).
Ritornato a Cirò, visse una profonda crisi spirituale contro il credo cattolico che troverà sfogo in un articolo di stampo modernista Oltre l’Anticlericalismo pubblicato sulla rivista romana Conscentia nel 1922, che gli fruttò la richiesta del suo direttore di lavorarvi. Qui Gangale ha la possibilità di esprimere liberamente le sue opinioni in tema religioso, scrivendo molto sulla libertà religiosa. Nel 1924 avvengono tre momenti decisivi nella vita di Gangale: assume la direzione della rivista Conscentia, il cui programma tendente alla rifondazione dell’Italia su basi spirituali fa si che egli la indirizzi per una decisa critica della società italiana (che stava per abbracciare il regime fascista), contestando a livello letterario l’umanesimo, il dannunzianesimo e l’estetica crociana; la sua conversione a Firenze al credo cristiano Evangelico Battista e l’iniziazione alla massoneria presso l’obbedienza del Grande Oriente d’Italia. Ebbe per collaboratori della rivista intellettuali del calibro di Alfredo Poggi, Ludovico Limentani, Felice Momigliano, Vittorio Macchioro, Mario Vinciguerra, Lelio Basso, Antonio Banfi, e sopratutto dell’intellettuale liberale Piero Gobetti, suo grande amico ed estimatore, con cui condividerà l’antifascismo firmando assieme il Manifesto degli intellettuali Antifascisti di Croce nel 1925.
Gangale teologo
Fu sulla rivista di Gobetti, Rivoluzione Liberale, ove Gangale scrisse l’opuscolo Rivoluzione Protestante (1924), base del suo saggio più famoso Revival. Saggio sulla storia del Protestantesimo in Italia dal Risorgimento ai tempi nostri del 1929, dove Gangale scrisse la storia del movimento Protestante italiano, sottolineando come la mancata diffusione della Riforma luterana nell’Italia di inizio Cinquecento fu una occasione mancata di sviluppo etico, morale oltre che economico e culturale per la penisola, che al contrario fu soffocata nel suo libero sviluppo della censura seguita dalla Controriforma Cattolica, tesi questa ripresa anche più tardi da Antonio Gramsci.
Intanto la rivista Conscentia risente delle censure, perquisizioni e atti intimidatori da parte dei fascisti, tant’è che Gangale, appresa della morte violenta dell amico Gobetti in Francia (1926), decise di chiuderla nel 1927. Gangale iniziò a collaborare con al rivista genovese Pietre e fondò a Roma la casa editrice Doxa. Ma anche in questo caso l’attività intellettuale del Gangale fu ostacolata dalla censura fascista, sicché per non sottostare più al regime, decise di andarsene all’estero nel 1934. Fu infatti in Svizzera, dove conobbe il filosofo e teologo protestante Karl Barth, le cui critiche al suo pensiero teologico scoraggeranno Gangale nel proseguo della sua speculazione teologica, e poi a Berlino dove conobbe il glottologo Gerhard Rohlfs che lo invogliò a seguire corsi di filologia presso l’ateneo berlinese e dove Gargale si appassionò allo studio della linguista e sopratutto delle minoranze linguistiche.
Gangale linguista
Stabilitosi in Germania e collaborando all’università con Rohlfs, Gangale si mette ad insegnare dialetto albanese calabrese e ad intraprendere numerosi viaggi alla scoperta e per lo studio sul campo dei dialetti in Alto Adige (ladino e romancio), in Olanda (dialetto olandese), nei paesi scandinavi e baltici dove apprende i dialetti estoni, finnici, retici e faraoesi. Ormai la vita di Gangale è all’estero. Nel 1937 diviene cittadino tedesco, mentre nel 1940 è professore di retoro -mancio all’università di Aarhus (Danimarca). Poi è di nuovo in Svizzera (1941-1947), per studiare per conto del governo svizzero il romancio, mentre nel 1948 è assunto all’Istituto di Glottologia di Copenaghen per insegnarvi albanese.
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Nonostante dal 1958 risiede in Danimarca, dagli inizi degli anni Cinquanta torna spesso in Italia e in collaborazione con Louis Trolle Hjelmslev si reca nelle comunità arbëreshë siciliane e sopratutto calabresi, dove esplora più di quaranta comuni d’origine albanese per poi focalizzare i suoi studi nei sette comuni di Andali (CZ), Carfizzi (KR), Marcedusa (CZ), Pallagorio (KR), San Nicola dell’Alto (KR), Vena di Maida (CZ), e sopratutto Zangarona (frazione di Lamezia Terme), alla quale Gangale, scrittore di poesie, dedicò il componimento poetico Kyavërissu, Zangkarò. In queste località Gangale troverà tutto il materiale culturale, etnografico e linguistico di una Alberia genuina ed autentica, che egli si risolverà di trascrivere e conservare attraverso approcci metodologici moderni per l’epoca quali l’intervista, l’uso di filmati, questionari, registrazioni audio di canti, racconti, fiabe, poesie, rapsodie, filastrocche e preghiere, interessandosi soprattutto alla lingua viva, avviando così di fatto gli studi dialettologici in Italia. Propose lo studio delle lingue minoritarie a scuola e raccolse e commentò criticamente le opere letterarie arbëreshë, ancora oggi consultabili.
La morte, l’eredità culturale e le opere più importanti
Gangale per conservare e divulgare la grande massa di materiale arbëreshë raccolto in Calabria, fondò nel 1963 a Catanzaro il Centro Greco – Albanese di Glottologia (poi nel 1967 spostato a Crotone), che curò due congressi: uno a Crotone, nel 1974, sulle minoranze linguistiche europee, e un altro simile a Melissa nel 1976. Gangale propone anche la creazione di una Cattedra di Sociologia delle minoranze linguistiche e una Biblioteca dialettale calabrese, inutilmente. Ancora proposte nel 1977 la creazione nella sua Cirò Marina dell’Istituto di studi calabro – greci presso il palazzo di famiglia, ma per questioni burocratiche non fu possibile, così come di una scuola popolare. Gangale morì quai ottantenne il 13 maggio 1978, e riposa nel cimitero di Cirò Marina.
Oggi il patrimonio documentario delle sue ricerche è disperso in diverse istituzioni quali la Biblioteca Reale di Copenaghen, mentre nell’università della capitale danese si conserva l`imponente collezione di manoscritti retoromanci minuziosamente annotati da Gangale. Molti inediti, contributi e appunti, lezioni e studi sono invece sparsi per i comuni calabresi, soprattutto a Caraffa (CZ) e a Guardia Piemontese (CS), mentre altro materiale è presso il dipartimento di Filosofia dell’Università della Calabria, in Svizzera e presso l’Istituto Ladin Micurè de Ru di San Martin de Tor in Val Badia.
Si deve anche a Gangale se oggi, grazie all’art. 2 della legge 482/1999, la comunità arbëreshë è riconosciuta come una delle dodici minoranze storico-linguistiche presenti sul territorio della Repubblica Italiana, che tutela la lingua arbërisht come quelle delle minoranze catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo. Grazie poi all’art. 2 della legge 482/1999, nelle regioni con comunità linguistiche minoritarie sono aperti sportelli linguistici, sono stati pubblicati testi scolastici e in numerose scuole pubbliche si studia la lingua e la cultura delle comunità. In Calabria oggi numerosi scrittori, poeti, musicisti, cantanti arbëreshë si prodigano per la diffusione e la conoscenza della propria lingua e dei propri costumi culturali. E ancora, nel 2014/2015 si è avviato l’iter per la candidatura al patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO delle 3 minoranze storico-linguistiche calabresi (Minoranza Albanese, Occitana, Grecanica).
Il ricordo postumo
A Gangale è dedicato l’Istituto della cultura Arbereshe Giuseppe Gangale a Caraffa (CZ), mentre una via e un Istituto superiore è dedicato alla sua memoria a Cirò Marina (KR).
Matteo Scalise