Il grande esodo calabrese dopo le feste
2 min di letturaSecondo i dati Istat, negli ultimi quindici anni sono andati via dal sud due milioni di persone
Si tratta soprattutto di giovani in cerca di futuro e possibilità, partiti per studiare o lavorare al nord, in Italia o anche all’estero.
Terminate le festività natalizie che tradizionalmente si consumano in famiglia, sono tanti i giovani che rimettono in valigia sogni e malinconia, e affollano stazioni, aeroporti e fermate degli autobus per far ritorno nelle città più fredde.
Quelle in cui studiano, in cui trovano posto nelle graduatorie scolastiche, in cui frequentano master prestigiosi o stage ambiti, in cui sperano di trovare un’occupazione, magari quella adeguata alle proprie competenze e ambizioni, inseguendo un contratto a tempo indeterminato o quantomeno un salario garantito.
Le terre delle opportunità, delle sfide personali, dei sacrifici, spesso della solitudine, talvolta dei successi.
Che siano Bologna, Roma, Milano, la Germania o il Regno Unito, poco importa.
Individuali storie di rassegnazione, ma soprattutto dati drammatici e allarmanti per il sud e la Calabria in particolare.
Uno spreco immenso di risorse, talento e cervelli.
Una questione, quella meridionale, di cui nessuno pare occuparsi realmente (seppur al centro di ogni programma di partito, di ogni colore), e che ci riporta indietro di qualche decennio, quando si partiva in cerca di fortuna non col pc o il tablet ma con la valigia di cartone.
Una lenta eutanasia, epilogo della paralisi economica che caratterizza principalmente il sud del nostro paese, che accetta, che subisce inerme e impassibile tutto questo.
Quella dei calabresi con la valigia, è destinata a essere una storia senza fine?
Maria Francesca Gentile