Grandinetti: ambulanze senza medici in Calabria, è solo un diritto negato o anche un reato?
3 min di letturaNegli ultimi giorni la Calabria è stata teatro di episodi drammatici in cui persone hanno perso la vita dopo aver atteso invano un’ambulanza medicalizzata
Questi tragici eventi dovrebbero richiamare l’attenzione delle procure per verificare se vi siano profili di responsabilità penale. A mio avviso, gli estremi per configurare un reato ci sono.
Per questa ragione, ritengo che le procure debbano intervenire con determinazione per correggere le gravi distorsioni causate da questa cattiva gestione che provoca tanto dolore nelle famiglie.
La Costituzione italiana garantisce il diritto alla salute per tutti i cittadini, un principio che richiede l’esistenza di ospedali efficienti, in grado di offrire un primo intervento adeguato, indipendentemente dalla località.
Tuttavia, l’attuale gestione del sistema sanitario in Calabria evidenzia profonde disparità rispetto alle regioni virtuose del Nord Italia, come Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia e Veneto.
In queste regioni, l’efficienza del sistema ospedaliero consente alle ambulanze non medicalizzate di operare senza compromettere l’assistenza ai pazienti.
Qualunque ospedale, infatti, è dotato delle infrastrutture necessarie per fronteggiare emergenze, come le unità di emodinamica per i problemi cardiaci.
Questo riduce significativamente la necessità imprescindibile di un medico a bordo delle ambulanze per decidere il trasferimento più idoneo del paziente. La realtà calabrese, invece, è ben diversa.
Qui, la frammentazione del sistema sanitario tra Hub, Spoke (a sua volta divisi in serie A e B), Ospedali di montagna e Strutture minori, rende indispensabile la presenza di un medico a bordo delle ambulanze. Non solo per il primo soccorso, ma anche per una valutazione clinica che indirizzi il paziente verso la struttura più adeguata.
L’assenza di questo supporto medico rappresenta una grave lacuna che mina il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione. Come può un medico, attraverso una semplice comunicazione telefonica, valutare con serietà e serenità le condizioni di un paziente?
Come può decidere quale sia l’ospedale più idoneo, evitando di sovraffollare inutilmente le strutture meglio attrezzate e, al contempo, garantire un ricovero adeguato?
È doveroso interrogarsi se la mancata presenza di medici sulle ambulanze abbia avuto un ruolo determinante nelle morti recenti. Sebbene non possiamo sapere con certezza se queste vite si sarebbero potute salvare, una cosa è chiara: le loro famiglie non avrebbero dovuto convivere con il dubbio di non aver fatto abbastanza per i propri cari.
Rivolgo un appello ai sindaci calabresi, i primi garanti per legge della salute dei cittadini, affinché si mobilitino per rivendicare con forza un sistema sanitario equo e adeguato, che rispetti i diritti dei propri concittadini.
È necessario superare le logiche di appartenenza politica che a volte tende a coprire l’errata gestione della sanità in Calabria e pretendere l’applicazione del diritto alla cura, come stabilito dalla Costituzione.
Per far questo bisogna rendere pubbliche e senza paura queste denunce a tal proposito ringrazio il Dott. Saverio Ferrari delegato provinciale SMI per la sue battaglie su questo tema, affrontandole con serietà e competenza.
Il tempo delle promesse di un domani migliore in sanità deve finire. Non possiamo accettare che la salute in Calabria venga considerata meno importante rispetto ad altre regioni.
Questa battaglia non è solo una questione politica, ma una lotta per la dignità e i diritti di tutti i calabresi.
Non possiamo bendarci gli occhi, bisogna agire con fermezza.