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Grandinetti a Di Maio: usura unico accesso al credito in Calabria

6 min di lettura
Luigi Di Maio

Vorrei riallacciarmi a quanto detto da Simona Albano e Aldo Ferrara nel quadro del forum della Confindustria svoltosi in Calabria qualche settimana fa per quanto riguardo la difficoltà di accesso al credito in Calabria ed ancor di più su quanto emerge dal rapporto di Bankitalia di qualche giorno fa sull’ “Economia della Calabria”

Comunicato Stampa

Per iniziare condivido ogni pensiero espresso da Simona Albano ed Aldo Ferrara, ma mi permetto di aggiungere nel prosieguo dell’articolo, una serie di problematiche che subiscono dalle banche ogni giorno i piccoli imprenditori, i giovani e le famiglie.

Nel rapporto di Bankitalia la mancanza di sviluppo della nostra regione e l’aumento delle famiglie in povertà assoluta sono da attribuire alla corruzione ed alla presenza della criminalità organizzata.

Questa analisi è certamente condivisibile, ma lo sarebbe stata ancora di più se nel rapporto di Bankitalia si fosse parlato in maniera obiettiva della difficoltà dell’accesso al credito che le “loro banche” praticano costantemente a carico delle famiglie e delle imprese “oneste” relegandole al sistema creditizio parallelo, cioè l’Usura.

Come si fa a sconfiggere la criminalità organizzata piena di soldi illeciti se le banche non aiutano i piccoli onesti imprenditori?

Come si fa a contrastare le speculazioni in odor di mafia se a quelle oneste, con sistema autocratico ed usuraio, non si facilita l’accesso facilitando così  lo sviluppo e l’ occupazione?

I primi a relegare la Calabria nel quadro da loro descritto (di mafia e corruttela)  sono proprio le loro banche che si nascondono arbitrariamente dietro le “disposizioni di maniera” della Banca d’Italia.

La verità è che le banche danno i soldi a chi i soldi li ha già.

Ma quali aiuti ai giovani? Ma quale aiuto alle nuove idee? Loro dicono sempre di no a meno di non garantire il prestito con soldi veri, gli immobili ormai non gli interessano più.

Ed allora come si fa a mandare avanti l’economia? Per sviluppare l’occupazione servono validi imprenditori che decidano di portare avanti una idea.

Invece è tutto chiuso. Invece le Banche raccolgono i soldi dai risparmiatori per avere buoni dividendi per i propri soci ed erogare lauti compensi ai presidenti, direttori generali e così via.

Non parlo dei bancari locali che percepiscono stipendi nella media, ma dei “padroni del vapore” che fanno e disfanno secondo i propri interessi.

Il sistema è tutto in mano loro, a quei padroni del vapore appoggiati dal potere politico completamente disinteressato a queste problematiche.

I governi fino ad oggi hanno aiutato gli istituti bancari affinché non fallissero a discapito dei tanti che avrebbero meritato veramente di essere aiutati.

Le banche, caro Ministro Di Maio, devono essere obbligate ad elargire credito per una percentuale consistente della raccolta e degli aiuti ricevuti e/o ricevendi. Non elargendo però il credito ai soli grandi gruppi, ma soprattutto alle piccole imprese.

In sintesi per stare nei parametri non devono dare credito per centinaia di Milioni di euro alla Fiat di turno, ma devono essere obbligate a dare credito ai migliaia di piccoli imprenditori con affidamenti a loro consoni ed indispensabili per lo sviluppo non solo loro, ma di tutto il tessuto sociale.

Sono felice e soddisfatto dell’incontro che ieri ha avuto Di Maio e Bonafè con l’imprenditore Masi, perché lo considero un gesto di forte disponibilità a trattare il problema.

Cari Ministri Di Maio e Bonafè, esistono tanti piccoli lacci e lacciuoli che rendono il sistema del credito vischioso. Ciò è voluto ad arte dal sistema bancario non incline a rischiare insieme alla piccola economia dei numerosissimi piccoli  imprenditori italiani.

Ma vi siete mai chiesti che senso ha rimanere segnalati ad una CRIF o alla Centrale Rischi della Banca d’Italia per anni anche se il debito è stato integralmente pagato?

Il senso è quello di avere le armi per poter dire di no.

Che senso ha un rating che peggiora in maniera significativa  anche se sei fuori di pochi euro magari perché sono stati addebitate spese bancarie?

Sempre per lo stesso motivo.

Caro onorevole Pino d’ippolito ora che lei nel territorio oltre che se stesso rappresenta  il suo leader che è Ministro delle attività produttive e quindi potrebbe fare molto per come onestamente  gli auguro, gli faccia notare che esistono questi piccoli/grandi problemi che rendono ricattabili chiunque si avvicini alle banche e che  esiste, come lui ha dichiarato più volte, un tessuto di piccole realtà, artigiani, commercianti, indispensabile per l’economia generale che vale altrettanto, se non molto di più, del fenomeno delle grandi imprese.

Dopo un periodo di crisi come quello che ha attraversato l’Italia è più che normale che molte piccole imprese, molti artigiani e commercianti abbiano potuto avere qualche difficoltà con il sistema bancario e finanziario. Ed allora per loro è morte sicura? E chi creerà l’occupazione? I giovani che iniziano per la prima volta, si potrebbe rispondere.

Ma non è così perché, i giovani,  non avendo “lo storico”, parola usata quando si vuol dire di no, non hanno diritto di accesso al credito. E anche se il credito volessero garantirlo con beni immobili gli si risponde di no perché non c’è uno storico di cash flow.

Ricordiamo a Di Maio che esistono due Italie, una Italia del Nord, quella dei bonifici e del cash Flow ed una Italia del sud quella degli assegni postdatati e delle cambiali.

L’Italia del sud si è mantenuta spesso con quei sotterfugi bonari e legali che solo la disperazione insegna. E’ vero, l’assegno non può essere un titolo postergato, ma perché? Perché si evade il bollo che invece le cambiali hanno? Allora si  provveda a legalizzarli inserendo un marca sull’assegno, o si cancelli il bollo sulle cambiali almeno fino a 5.000 euro.

Altra domanda. Perché le banche non rilasciano più di un certo numero di blocchetti di assegni? Quale norma  lo prevede? Mi si potrebbe rispondere : le banche sono private e fanno quello che vogliono.

Allora non obbligate le persone a pagare con le carte di credito, non obbligate gli anziani a pagarsi le pensioni con il bancomat, non obbligate gli imprenditori a pagare i salari tramite bonifico bancario o assegni, non aiutiamo le banche  quando sono in crisi, non riserviamo loro tassi bassissimi senza poi obbligarli a destinare quei soldi al sistema del credito.

Insomma potrei dire tante e tante cose ancora, e non per un apprendimento fatto alla Luiss di turno, ma per una vita vissuta, mio malgrado, con le difficoltà di ogni piccolo imprenditore costretto a rinunciare ad  ogni sogno o a portarlo avanti con artifici e difficoltà alla faccia di quella economia ‘ndraghetista e mafiosa che maneggia miliardi e sviluppa il male come un tumore.

Caro onorevole d’Ippolito inviti per noi Di Maio nella nostra città “sciolta per mafia” per discutere insieme su come farla uscire dalla crisi facendo partire da qui la cancellazione o la modifica  di questi limiti al fine di creare sviluppo ed evitando il rifugiarsi nell’ Usura per sopravvivere davanti al sistema bancario incurante e distante ed a volte connivente.

Sono certo che ora che lo sto conoscendo attraverso i media Di Maio dirà di si e forse sarà la volta buona per modificare le cose.

 

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