I 90 anni di un Vittoriale eterno
2 min di letturaNovant’anni fa, precisamente il 22 giugno 1926, il poeta Gabriele D’Annunzio iniziava ad addobbare con il suo gusto estetico raffinatissimo e personale, il casino di campagna acquistato qualche anno prima, dando il via all’opera che sarebbe continuata anche dopo la sua morte (avvenuta nel 1938) sotto la supervisione dell’amico e architetto Giancarlo Maroni, de il “Vittoriale degli Italiani”.
Il complesso monumentale, in pratica la casa museo del Vate, consiste in una serie di edifici, anfiteatri, piazze, vie, corsi d’acqua e giardini – una sintesi perfetta della vicenda esistenziale e politico-militare dell’intellettuale abruzzese – e ha raggiunto la conclusione per quel che riguardava i lavori di allestimento dei diversi ambienti soltanto nel 1953.
Il Vittoriale, che si estende per circa nove ettari, si trova nel comune di Gardone Riviera (BS), sulla sponda lombarda del Garda, e per espressa volontà di D’Annunzio dal 1938 è di proprietà dello Stato italiano.
Oggi è una Fondazione privata e accoglie circa centottantamila visitatori l’anno.
Esso non è soltanto l’auto celebrazione del genio letterario di D’Annunzio, ma anche un vero e proprio museo sulla Grande Guerra (1915-1918) e dell’Impresa Fiumara (1920), ove il poeta e politico italiano fu protagonista assoluto di imprese memorabili passate alla storia.
Recarsi al complesso del Vittoriale non consiste solo in un atto di omaggio a Gabriele D’Annunzio, ma è anche un motivo validissimo per scoprire da vicino oggetti, cimeli, testimonianze ancora vive di un’epoca storica quale fu quella fra la Grande Guerra e gli anni Venti; periodo che segnò profondamente e in maniera indelebile le vicende della nostra storia nazionale e della cui eredità ancora oggi facciamo i conti.
Di seguito una breve del testamento di Gabriele D’Annunzio in cui parla espressamente del Vittoriale, in cui manifesta con tutto se stesso il grande amore per questa sua ultima opera d’arte.
“Tutto qui è dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore. Come la morte darà la mia salma all’Italia amata, così mi sia concesso preservare il meglio della mia vita in questa offerta all’Italia amata.”
Matteo Scalise