I Partigiani della scuola pubblica festeggiano la vittoria del no referendario
3 min di letturaI “Partigiani della scuola pubblica” festeggiano la vittoria del NO referendario, e con una nota si rivolgono alla futura classe politica destinata a sostituire l’attuale governo dopo la vittoria del No e le dimissioni del Presidente del Consiglio Renzi.
«I cittadini ci sono e vigilano sulle istituzioni, non accettando pressioni e propagande tendenziose, non apprezzando i media asserviti, ma valutando lucidamente chi li amministra nel metodo e nel merito».
I “Partigiani della scuola pubblica”, insieme al Coordinamento di Democrazia Costituzionale e alle forze politiche e sindacali schierate a difesa della Carta fondamentale sono consapevoli che questo risultato elettorale porterà ad un cambiamento di rotta del Paese in direzione di una democrazia partecipata.
Per i “Partigiani” l’aumento del numero dei cittadini, che da Nord che a Sud si sono recati al voto, ha fortemente inciso sul risultato determinando la sconfitta dei poteri forti e attestando la volontà di avvicinarsi alla vita politica ritornando a condividere le scelte politiche.
«La “buona scuola”, unitamente al Jobs – continuano i “Partigiani” – è una delle prove tangibili dell’azione di un governo che si è rivelato totalmente autoreferenziale nell’esercizio della sua funzione legislativa, presentandosi come un consiglio di amministrazione più che un organo istituzionale che agiva su delega dei cittadini».
Evidenziando fin dall’inizio la mancanza di coerenza tra il programma con cui il partito democratico aveva vinto le elezioni nel 2013 e il piano delle riforme, i “Partigiani” hanno sempre contestato con proteste, scioperi e manifestazioni gli errori evidenti di una legislazione che ha dato spazio alla discrezionalità, alla negazione del diritto dei lavoratori causando moltissime ingiustizie senza porvi rimedio mediante idonei strumenti.
Gli insegnanti affermano «di aver sempre perseguito l’idea di una scuola in linea con la Costituzione, utile e funzionale alla crescita democratica del paese e non alla formazione di una classe lavoratrice esposta allo sfruttamento e alla strumentalizzazione dei politici e dei poteri forti».
Col referendum costituzionale del 4 dicembre, si è fatto sentire lo scatto di orgoglio dei cittadini che non votavano da anni «perché disgustati da una classe politica lontana dai loro interessi», portando nelle urne una valanga di NO contro una riforma sbagliata nel metodo e nel merito.
«La nostra prospettiva – concludono i “Partigiani della scuola pubblica” – è che la classe politica, destinata a traghettare l’Italia verso una nuova stagione di cambiamento, si apra a tutte quelle classi sociali che sono state calpestate dal Renzismo partendo dall’identità valoriale comune della Costituzione condivisa da tutti i cittadini, costruendo un percorso comune per obiettivi e non per fazioni. Uno dei passaggi obbligati del prossimo governo sarà quello di intervenire finalmente sulla legislazione scolastica attuale, per consentire all’istituzione forse più danneggiata dal governo Renzi, di riprendere a funzionare con regole certe e democratiche, in linea con la carta costituzionale».
Giuseppe Donato