Il duomo di Lamezia Terme: la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo
3 min di letturaLa storia del duomo della vecchia Nicastro, oggi Lamezia. La prima chiesa andò totalmente distrutta dopo il terremoto del 1638 e la sua ricostruzione si avviò due anni dopo dall’evento sismico.
L’ubicazione originaria del duomo di Nicastro, voluto dalla principessa di stirpe normanna Emburga, nipote di Roberto il Guiscardo, è attualmente sconosciuta; probabilmente era posizionata ai piedi del castello normanno-svevo nel rione San Teodoro, sui resti della precedente struttura di stampo bizantino.
Il duomo fu eretto nel 110o e ivi fu sepolta la nobildonna, nonostante l’edificio fosse ancora in costruzione. L’evento sismico del 1638 segnò completamente la struttura, decretandone l’abbattimento e la costruzione ex novo tra il 1640 e il 1642 ad opera di mons. Giovan Tommaso Perrone, posizionando l’attuale edificio religioso in un luogo distante rispetto a quello precedente, in linea con il processo di urbanizzazione del territorio di Nicastro.
Oggi la cattedrale domina il vittoriano corso Numistrano dall’alto della sua ubicazione, con una facciata che ha subìto continui rifacimenti, aggiunte e ammodernamenti nel corso dei secoli.
L’incessante attività sismica che colpisce la Calabria dopo il terremoto del 1638, impone una serie di rimaneggiamenti che poco lasceranno dell’originaria impostazione seicentesca: da menzionare sono gli interventi di ampliamento del vescovo Berlingieri nella prima metà dell’Ottocento e del vescovo Valensise a cavallo con i primi anni del Novecento che implicò il totale rifacimento del prospetto frontale.
La facciata perde il rosone centrale dal gusto barocco inglobato in una apertura ottagonale, cedendo il posto ad un prospetto più sobrio dalla facciata a saliente con doppio ordine. Qui trovano posto quattro busti: due dedicati ai pontefici Marcello II e Innocenzo IX, precedentemente vescovi di Nicastro e due dedicati ai Santi Pietro e Paolo a cui la chiesa è dedicata.
Esternamente l’impostazione si rifà ai canoni neoclassici in voga alla fine dell’Ottocento, restano originali solo i portali lapidei degli ingressi laterali e la torre campanaria contraddistinta da una meridiana e un disco in pietra con numeri romani.
L’interno mantiene, di contro, l’assetto seicentesco. La pianta è a croce latina con transetto e navate laterali la cui copertura è composta da archi a tutto sesto sormontati da volte a botte, dove trovano allocazione le cappelle dai marmi policromi di manifattura tipica del barocco napoletano. L’incrocio dei bracci della pianta fa da sostegno al tamburo della cupola maiolicata realizzata nel 1935.
Gran parte del materiale impiegato per la costruzione proviene dall’antica cattedrale dedicata all’Assunta, di fatti, nonostante l’attuale edificio sia dedicato ai Santi Pietro e Paolo, non si è voluto cancellare il ricordo della vecchia denominazione, tanto che il Museo diocesano conserva una tela in cui i due santi sono raffigurati ai piedi dell’Assunta, proprio a sottolineare la continuità religiosa tra i due edifici.
Nel museo è possibile prendere visione di alcuni complementi d’arredo originali non più presenti nella cattedrale, per preservarne ai posteri la fruibilità; un esempio sono i busti in argento e rame dei Santi Pietro e Paolo che in occasione della solennità del 29 giugno, giorno in cui vengono celebrati dalla Chiesa, ritornano ad essere oggetto di culto nella loro originale ubicazione.
Felicia Villella