Il flagello dei naviganti e le origini del punch
3 min di letturaA partire XVI secolo lo scorbuto, una grave malattia dovuta alla carenza di vitamina C, era diventato il flagello dei naviganti di tutto il mondo.
Anche Magellano, durante la circumnavigazione del globo, tra il 1519 e il 1522 a causa di questo morbo perse buona parte del suo equipaggio.
A quei tempi, l’alcol fungeva da salario, ed era trasportato sulle navi come compenso per i marinai, che giornalmente ne ricevevano una parte.
Inoltre, da sempre un ottimo disinfettante: l’alcol era addizionato all’acqua da bere al fine di impedire la formazione di batteri, alghe e mucillagini all’interno dei barili che la trasportavano.
Il primo rimedio empirico adottato contro lo scorbuto era il the al cedro (poiché ricco di vitamina C), che veniva somministrato regolarmente a tutto l’equipaggio delle navi.
Probabilmente, l’acqua utilizzata per la preparazione dell’infuso era la stessa che veniva addizionata d’alcol e che, una volta pronto il the, con l’aggiunta del succo di cedro e dello zucchero, diventava la prima ricetta del punch della storia.
La parola Punch deriva dalle parole di lingua hindi “panca” o “pancha”, ovvero “pugno” o “cinque”: si riferiscono al numero di ingredienti che compone la ricetta della bevanda, cioè acqua, zucchero, agrumi, alcol e spezie.
La storia sulle origini del punch più diffusa è quella secondo cui gli indiscussi inventori della bevanda furono i marinai inglesi della compagnia delle indie orientali.
Si dice che un giorno i marinai inglesi terminarono il vino e, dovendo far fronte ancora a un lungo viaggio, decisero di “fabbricare” altro vino con l’ausilio di alcol, acqua, succo di limone e zucchero.
In realtà, il vino trasportato dalle navi spesso perdeva le sue proprietà originali e diventava aceto; per far fronte a questo problema, si pensò di distillarlo. Si iniziò così a ricavare un’acquavite che, dopo una certa permanenza in botte, diventava brandy.
Sia il vino sia il brandy erano entrambi molto costosi e non venivano consumati dai marinai; vi basti pensare che per la produzione di 100 litri di acquavite sono necessari 1000 litri di vino, e inoltre la sosta in botte consente di ricavarne ancora meno a causa della cosiddetta “parte degli angeli” – cioè quella parte di distillato che evapora ogni anno dalle botti, dovuta alla traspirazione delle stesse.
In passato, non avendo nozioni scientifiche, si riteneva che la perdita fosse la tassa che la natura concedeva agli angeli custodi.
Dunque, il vino bevuto dai marinai era quello acetoso, che veniva corretto con l’aggiunta di zucchero, frutta, spezie e alcol. Una sorta di sangria primordiale, che fa riflettere sul perché i nostri nonni, specialmente al sud, a tavola erano soliti diluire alcuni vini con la gazzosa, aggiungendo le percoche.
Certamente erano vini naturali e genuini, in quanto con il tempo diventavano aceto, oggigiorno la “chimica” all’interno di alcuni vini impedisce a questi di diventare aceto come accadeva un tempo.
La ricetta di oggi è un Punch da servire freddo.
Fidelio:
2 cl di The Earl Grey
3 cl di Gentlemate Brandy (l’invecchiato bianco)
2 Gocce di bitter alla cannella
2 cl di Spremuta di Lime
1 cl di Zucchero
Cipria di Cedro
Come ti combino il Punch? Parliamo ora di Pairing..
..l’accoppiamento di due o più alimenti (food e drink) che per similitudine o per contrasto, creano nuove sensazioni e nuovi sapori.
Il Pairing è l’incontro che celebra il nuovo.
Questo weekend vede protagonista un cocktail che introduce il pasto e accompagna la cosiddetta “entrée” (il boccone sfi zioso che vi viene servito al ristorante come “benvenuto”).
Il suo abbinamento complementare?
Un micro Croissant salato, servito su una crema al Burro della Normandia con Acciughe del Cantabrico.