Il padre d’Italia ovvero dell’amore e degli umani desideri
4 min di letturaLamezia Terme, 6 marzo 2017, Teatro Comunale Grandinetti. Dopo l’anteprima nazionale a Cosenza, presentato il film di Fabio Mollo “Il padre d’Italia” con Isabella Ragonese e Luca Marinelli, sceneggiatura di Fabio Mollo e Josella di Porto.
Organizzazione Gian Lorenzo Franzì, direttore artistico del Lamezia Film Fest. Ospiti della serata il regista, il presidente della Calabria Film Commission Giuseppe Citrigno e il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro.
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia […]
[Jacques Prévert]
Paolo e Mia. Mia e Paolo. Lui omosessuale, lei incinta (di un altro). Ed è in un fotogramma gioioso e solare girato in slow motion che è racchiusa la poesia e la poetica di questa pellicola un po’ comedy un po’ road movie. Loro non si baciano contro le porte della notte ma si tengono per mano nello splendore della luce del giorno. Incedono fieri e felici nei loro abiti a fiori ma la rabbia, l’invidia, gli sguardi curiosi o concupiscenti dei passanti sono sempre gli stessi, a tutte le latitudini.
Paolo e Mia: due solitudini che si incontrano per caso. Due vite fragili in cerca del loro posto nel mondo e un viaggio.
Da Nord a Sud, da Torino a un piccolo paese di Reggio Calabria, passando per Roma e Napoli con una fuga rocambolesca in una delle tante strade affollate e colorate dopo il furto di un abito da sposa.
Dall’industriosa citta sabauda con i suoi locali notturni e le musiche da sballo al non finito calabrese e al suo mare da cartolina.
Da un orfanotrofio di Napoli che sintetizza il dolore e la solitudine nello sguardo implorante di un bambino ad una famiglia del sud numerosa e accogliente ma ancora legata a tradizioni e a pregiudizi. Quel Sud già cantato in bianco e nero ne “Il Sud è niente”.
Un film d’ amore e di abbandoni, di fughe e di ritorni. Dove l’amore, scevro da qualsivoglia sentimentalismo, è Amore in tutte le sue declinazioni. Dove esce sconfitta la figura della “madre” tout court e viene riabilitata la figura del padre.
Alla fine del viaggio entrambi si salvano. Lei abiurando al proprio ruolo di madre per seguire i suoi desideri di libertà e di riscatto non senza quel ritorno (necessario) alle origini dove le sue radici culturali sono chiaramente dichiarate. Lui accettando la responsabilità di padre. Quel padre putativo che, dopo tanti abbandoni, prova a rimarginare la sua ferita di ‘non amato’ trovando il suo approdo nel viso di una bimba appena nata: Italia. Il futuro.
Perché “Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c’è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare.[…] [Alessandro Baricco]
Tecnicamente colpisce il montaggio nervoso, molto stretto, a tratti concitato, regolato da una scansione ritmica interna a scandire i dialoghi essenziali, asciutti, crudi a volte.
Una tematica di stretta attualità ma raccontata in modo non convenzionale, un narrare intenso, spregiudicato ma non senza pudore, affidato ad una sinteticità intelligente e alla bravura di due attori Isabella Ragonese e Luca Marinelli diretti magistralmente da Fabio Mollo alla sua seconda fatica cinematografica.
Un bellissimo esempio di nuovo cinema italiano di respiro europeo, realizzato con il contributo della Calabria Film Commission e il sostegno del Mibatc.
Giovanna Villella