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Il piccolo Principe in dialetto lametino

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Il piccolo Principe in dialetto lametino

Nei locali della storica Tipografia Perri è stato presentato ’U picculu principi ’i santu Tidoru della Grafichèditore

A moderare la serata Nella Fragale che ha messo in evidenza la creatività dell’opera in relazione alla promozione dell’identità linguistica del nostro territorio.

A seguire il Professore Italo Leone che magistralmente e puntualmente ha puntualizzato come questo lavoro di riscrittura costituisca una novità e un esperimento interessante nel quadro della letteratura lametina in dialetto e l’avvocato Andrea Parisi che ha sottolineato la mole delle traduzioni del testo di Antoine de Saint-Exupery in tante lingue del mondo fino ad arrivare alla diglossia linguistica operata dal professore Polopoli.

Successivamente hanno preso parola l’avvocato Paolo Mascaro a ricordarci quanto la bellezza sia lo sguardo di una buona convivenza e don Domenico Cicione Strangis a richiamare alla memoria che se è vero che l’essenziale sia invisibile agli occhi è altrettanto vero che i buoni gesti diano visibilità di valore su tutto ciò che possiamo realizzare.

Presenti tra il pubblico la professoressa Valentina Greco, che ha curato la prefazione del testo, l’artista Melina Palaia Cataldi, autrice della copertina ed il piccolo Salvatore Albino Notaro, autore delle illustrazioni presenti nell’opera.

Parti del lavoro del lavoro del Polopoli sono state declamate da Giancarlo Davoli, che ha prestato la sua voce chiara e stentorea all’espressività e alla spontaneità del nostro vernacolo.

Apprezzamenti son venuti dal pubblico presente in sala: “il canto del nostro vernacolo diviene pensiero commemorativo, poetico, salvifico ed irenico grazie a questa garbatissima edizione” (Professoressa Michela Cimmino).

L’autore, alla fine della presentazione, conclude dicendo che il dialetto necessiti di valorizzazione come educazione alla cittadinanza linguistica: del resto, se i dialettofoni si stanno estinguendo, l’accento locale, fortunatamente, ne fa da resistenza, come dimostrano le canzoni di De Andrè, Guccini, Vecchioni.

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