Infermieri, Sposato: “nessuna graduatoria unica regionale”
4 min di letturaFausto Sposato, Presidente Opi Cosenza, sulla carenza di operatori sanitari
Comunicato stampa
Come già scritto nei giorni precedenti, le nostre battaglie sulla carenza di personale trovano riscontro nei fatti.
Nonostante qualcuno, in modo incomprensibile, abbia sostenuto che la carenza di operatori sanitari(infermieri ed Oss) non era così tragica smentendo, di fatto, le nostre affermazioni, gli organi di governo della sanità regionale hanno richiamato i vari manager e li hanno invitati ad assumere personale in base al piano del fabbisogno approvato tempo addietro.
Tant’è che, nello stesso momento in cui qualcuno smentiva, l’azienda aveva riaperto i termini per una manifestazione di interesse per infermieri.
Quindi le nostre denunce non erano campate in aria ed erano giustificate.
Tra l’altro ci chiediamo: se la dotazione organica è congrua e gli operatori ed i cittadini protestano continuamente perché non vengono date loro garanzie in termini di sicurezza e prestazioni, significa allora che c’è un problema organizzativo? E chi deve risolverlo se non i responsabili?
E come mai chi oggi sostiene che non mancano operatori qualche giorno addietro sosteneva, pubblicamente, il contrario? Molto probabilmente lo stress e l’enorme mole di lavoro fanno perdere il contatto con la quotidianità e con i problemi dei cittadini e degli operatori.
A questo proposito sarebbe interessante sapere se le aziende sono dotate di un portavoce o se chiunque può parlare a nome e per conto del management divulgando notizie non vere sullo stato dell’arte. Ma in questa Calabria tutto è possibile, non per niente siamo il fanalino di coda. Ma torniamo alle assunzioni.
Ad oggi non esiste nessuna graduatoria a tempo indeterminato per potere assumere infermieri e questo ci riporta a quando abbiamo chiesto a qualche manager del passato (delle cui “capacità” ne paghiamo ancora il prezzo) di comporre una graduatoria lunga tenendo tutti dentro (è bene ricordare che all’epoca molti candidati non si presentarono e ci fu una selezione naturale).
Anche quell’appello rimase inascoltato ed oggi ci ritroviamo a dovere pubblicare manifestazioni di interesse alle quali parteciperanno pochissimi ed accetteranno ancora meno.
Altre regioni espletano concorsi regionali e non aziendali per un motivo molto semplice perché, altrimenti, si rischia di trovare in graduatoria sempre le stesse persone, invece con una graduatoria unica regionale questo problema sarebbe superato. Chi deve farlo? La Regione ha l’onere, evitando così la frammentazione e sgravando le aziende di ulteriori criticità, uniformando i processi ed evitando che le aziende vadano a velocità diverse.
Altro punto dolente è la carenza di Dirigenti delle professioni sanitarie. Non è pensabile che a governare i processi assistenziali/organizzativi sia una sola figura visto che il comparto rappresenta più della metà dei dipendenti delle aziende.
E vogliamo pensare che dove non riesce un commissario con pieni poteri possa riuscire un solo dirigente? Riteniamo sia impossibile. Per questo bisogna investire sulle professioni sanitarie e togliere dalle mani di altre figure la progettazione e la gestione dei processi organizzativo/assistenziali.
Assumere più dirigenti delle professioni sanitarie è un investimento a breve e medio termine che porterà risultati importanti in termini di ottimizzazione ed organizzazione delle risorse. Ma bisogna avere coraggio nelle scelte ed essere lungimiranti, scrollandosi di dosso vecchi stereotipi che hanno affossato il sistema.
Nonostante qualcuno cerchi di screditare il nostro operato, noi lavoriamo e ragioniamo sulla base di alcuni e semplici elementi: il rispetto per i cittadini, la sicurezza degli operatori e l’amore verso questa terra e verso questa gente che merita di godere di servizi che diano risposte serie, reali ed appropriate.
È tempo di guardare oltre e di progettare una sanità basata sui reali bisogni dei cittadini, puntare su un territorio che è vasto ed articolato e che necessita di risposte adeguate. E solo ragionando tutti insieme, ognuno per le proprie competenze, potremmo mettere sul tavolo un progetto di sanità nuovo e diverso mettendo il cittadino al centro.
Noi abbiamo fatto e stiamo facendo la nostra parte, certi che, anche questa volta, il tempo ci darà ragione dimostrandosi, come sempre, galantuomo.