Intervento del monsignor Serafino Parisi sul nuovo anno scolastico
4 min di lettura“In un paese mi preoccupa più la chiusura di una scuola che la chiusura di una parrocchia”, questa la provocazione lanciata dal Vescovo
“In un paese mi preoccupa più la chiusura di una scuola che la chiusura di una parrocchia”.
Questa la provocazione, “che nasce da una preoccupazione profonda”, lanciata dal Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, nel corso dell’inaugurazione dell’anno scolastico svoltosi al Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, diretto da Teresa Goffredo, alla presenza, tra gli altri, del vice presidente della Regione, Giusi Princi.
“Questa mia provocazione – ha aggiunto il Vescovo che ha anche ricordato il suo passato di dirigente scolastico – è in linea con la grande importanza che noi attribuiamo al ruolo formativo, educativo, determinante sul piano culturale e sociale, della scuola e questa scuola vorremmo davvero accoglierla e viverla dappertutto. Al di là della ragioneria che, a volte, impone delle scelte che uno non vorrebbe fare, è possibile considerare le persone che ci sono, cioè non i numeri, ma le realtà vive che hanno bisogno. Noi lo diciamo sul piano delle parrocchie, però anche dall’altro versante sul piano della scuola”.
“Come Vescovi di tutta Italia – ha aggiunto monsignor Parisi -, da un versante diverso e dentro un orizzonte comune, che riguarda, non solo la sfera religiosa, ma anche civile, culturale, sociale, ci stiamo ponendo il problema delle aree interne. Questo discorso, un po’ stride con il cosiddetto dimensionamento scolastico, almeno alcune forme, diciamo così, algide di dimensionamento scolastico che non tengono conto, magari, del contesto sociale ed anche orografico di alcuni paesi dove si taglia e si toglie una scuola che è un presidio, una istituzione che addirittura potrebbe compromettere il futuro culturale e sociale di quel posto”. Da qui la sollecitazione a “ragionare insieme” e l’augurio “che sia davvero un inizio di novità per questa nostra terra”.
Ad apertura del suo intervento, il Vescovo, rivolgendosi ai ragazzi, nel ricordare che lo scorso anno “quando c’erano volti sconosciuti” ho consegnato loro una bussola perché possa esserci un orientamento nella vita e perché, in fondo, la scuola è come quella istituzione che, creando un contesto empatico, cioè un contesto di relazioni belle, vere, autentiche, relazioni di amicizia, consegna un bussola, dando gli strumenti per poterla leggere, interpretare, e poi seguire le indicazioni di questo strumento, quest’anno – ha aggiunto – , invece, ho immaginato per voi un percorso all’interno di un bosco, dove la bussola poteva sì servire, ed ho augurato a voi di essere come il prisma, un prisma lucente. Ho immaginato che il prisma è capace di accogliere la luce, farla propria e ritrasmetterla, rifrangerla, ridonarla ad altri. In fondo questo è il gioco educativo: prendere e partecipare alla restituzione nella elaborazione personale di quello che uno, poi, ha avuto. Ecco perché questo prisma mi ha molto intrigato. Quindi, ho immaginato per voi di essere prisma e di usare – chiaramente se lo facciamo liberiamo tutti gli accessi – come password di questo anno scolastico la parola prisma perché apre, non chiude niente ed offre, invece, tante possibilità. Tra l’altro, apre orizzonti inediti”.
“In fondo – ha affermato ancora monsignor Parisi -, io il primo giorno di scuola lo vorrei immaginare così: davanti ad un mistero che, poi, è il mistero della vita, all’interno del quale noi siamo chiamati ad entrare, a percorrere i disagi e le difficoltà, a superare i ponti delle varie fratture che a volte, ci sono, per realizzare un incontro comune e godere di questa vita che, nei vari aspetti, è degna di essere vissuta. Questo è l’augurio”. Del resto, “la campanella è suonata anche per noi, oggi -ha detto ancora il Vescovo -. Siamo tornati anche noi a scuola, insieme con voi”, non più volti sconosciti ma, “grazie agli Istituti di Lamezia che lo scorso anno mi hanno invitato, ed alle visite nelle parrocchie che ho visitato, persone che avevo già guardato negli occhi, ci eravamo incontrati, conosciuti, vissuto esperienze insieme”.